“Il quinto giorno”: un romanzo distopico che racconta la guerra fra uomo e natura

Best seller mondiale scritto 20 anni fa, “Il quinto giorno” di Frank Schätzing descrive un mondo nel quale non è così difficile riconoscersi

Juan Narciso Ucanan scompare nelle acque del Perù. È uno dei pochissimi giovani del suo popolo a usare ancora la caballitos de totora per pescare, una barca leggerissima fatta di giunchi abilmente intrecciati fra loro. Con quella Juan deve guadagnare il pescato del giorno. Eppure, di lui non rimane traccia, il mare sembra averlo inghiottito. Parte da qui “Il quinto giorno”, romanzo del 2004 scritto dall’ex agente pubblicitario Frank Schätzing, best seller mondiale da oltre 15 milioni di copie, dal quale è stata tratta recentemente anche una serie tv di produzione internazionale non ancora uscita in Italia. Un thriller che sembra scritto pochi giorni fa e che mostra la miopia dell’uomo, “agente patogeno” del mondo che distrugge quello che ignora. Più di mille e venti pagine che costruiscono un mondo nel quale è facilissimo riconoscersi. Qui il limite a ciò che può essere fatto alla natura non esiste più, “gli animali sono di peluches, nulla è più inviolabile, nemmeno la paura”.

Il mare che attacca

La storia racconta di un attacco al mondo umano da parte del mare, o meglio da parte di qualcosa che arriva dal mare ma che nessuno riesce a identificare. Iniziano a scomparire le imbarcazioni, prima quelle piccole poi quelle che trasportano i passeggeri per crociere e tour; poi iniziano gli attacchi veri e propri: gruppi di balene e orche, in un’alleanza che sembra impossibile, puntano a uccidere gli uomini che galleggiano sulla superficie del loro mondo. Invasioni di granchi senza più volontà invadono le coste e portano con sé microalghe tossiche che invadono i canali dell’acqua potabile delle città. Intanto i fondali oceanici sprofondano sotto l’azione di vermi marini che minano le basi del nostro mondo; gli tsunami, di conseguenza, fanno tabula rasa di migliaia di chilometri di territori. L’allarme è mondiale e nessuno sa che cosa stia succedendo. O forse sì.

Scienza, etica, progresso: la battaglia

Nella storia, che si legge d’un fiato, pensata e studiata per anni dal tedesco Schätzing, la battaglia è fra il sapere prudente ed empirico degli scienziati e l’arroganza dell’economia e della politica. “L’obiettivo si imponeva sempre più prepotente sulla scienza – dice Sigur Johansson, uno degli esperti di biologia marina protagonisti del romanzo chiamati a dare una spiegazione a quello che accade – e non era più comprendere il pianeta bensì piegarlo alla propria volontà”. Il messaggio di Schätzing – che con le informazioni raccolte per anni al fine di costruire una storia scientificamente plausibile pur nell’ambito del thriller, scrisse poi un saggio scientifico sul mondo acquatico e sulla sua complessità, “Il mondo d’acqua” – è che l’ignoranza verso quello che non conosciamo, anzi, verso quello che nemmeno possiamo immaginare, non ci ha fermati dal diventare un “agente patogeno” sempre presente ma capace di camuffarsi per millenni pur non rappresentando agli occhi della storia un “successo evolutivo”. Schätzing, attraverso i personaggi del suo thriller, non usa mezzi termini per declinare chiaramente la parabola della specie umana, che infrange costantemente le regole in nome di maggiori guadagni o di una visione imperialista della propria supremazia sulla natura. “Noi – spiega Bernard Roche, capo di una grande corporation del petrolio – siamo gli ostetrici della catastrofe, lo siamo sempre stati”.

Nella storia due mondi si affrontano: non solo quello umano contro quello dello “sciame” oceanico di natura indefinibile – Der swarm, questo il titolo originale del romanzo – ma anche quello della scienza contro l’arrogante miopia della politica e dei capitani d’industria. Poi, ancora, ecco la battaglia fra la necessaria umiltà davanti alla comprensione del proprio effettivo ruolo nel mondo e quello della hýbris umana di greca memoria, una tracotanza che rende ciechi persino davanti alla catastrofe.

Limiti e interdipendenze

Forse Sir David Attenborough non ha letto “Il quinto giorno” eppure il suo saggio “La vita sul nostro pianeta” sembra riprendere un concetto che pervade tutto il romanzo best seller di Schätzing: “Tutto è uno, quello che succede ai fiumi succede agli uomini, agli animali, al mare, quello che succede a uno succede a tutti”. È questo che spiega lo zio indiano a Leon Anawak, altro protagonista gigante della storia. Il giovane ricercatore di origini canadesi esperto in intelligenza dei cetacei, davanti al buio di una situazione senza riferimenti scientifici torna alle sue origini e trova una risposta: bisogna comprendere invece che combattere. La natura si è stufata dell’uomo, gli animali nella loro immensa potenza vogliono riprendere possesso di quello che è loro, di un mondo di cui l’uomo conosce una piccolissima parte e che nasconde non solo immense meraviglie ma potentissime interdipendenze che, se distrutte, possono trasformarsi in stati di guerra all’uomo. “Ogni attacco mosso alla natura senza riflettere è un’azione suicida – spiega ancora Johansson – ma ormai abbiamo cominciato”.

Il romanzo è scientificamente ineccepibile ed è per questo che risulta a tratti davvero angosciante: quello che descrive, infatti, non è impossibile che si verifichi. Questa è la forza della narrazione di Schätzing, che mescola una parte di ricerca dalla mole impressionante con la capacità di narrare una storia ricca di avventura, colpi di scena e personaggi (tanti) ben delineati. Un romanzo che, pur avendo più di vent’anni, ci mostra che il tema è sempre e solo uno: se non comprendiamo il nostro ruolo “nell”’ecosistema e non “su” di esso, forse sarà il mare, o un virus, o un’alga unicellulare neurotossica a farci tornare al nostro posto.

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