Santo vegano: la storia di San Francesco da Paola

Una figura iconica, amata dai fedeli e dai dotti di Oltralpe, partita dal basso per poi arrivare alla Regola seguita ancora oggi dai frati minimi: divieto assoluto a mangiare derivati animali

San Francesco Da Paola santo vegano

Sin dalle prime esperienze di eremitaggio ripudiò gli alimenti di origine animale scegliendo l’astensione perpetua da carne, uova e latticini: è la storia di Francesco D’Alessio, poi divenuto San Francesco da Paola.

La storia
Nato nella località calabrese nel 1416 da due genitori devoti a San Francesco d’Assisi, il ragazzo si distingue da subito nel convento del paesino per i digiuni e la disponibilità ai lavori umili. Dopo qualche pellegrinaggio e le critiche agli sfarzi eccessivi di cui la corte papale faceva sfoggio, Francesco torna a Paola e utilizza un luogo di proprietà dei genitori per raccogliere qualche fedele e costruire una cappella e qualche dormitorio. L’Ordine dei Minimi da lui fondato ha una lunga storia, che copre decenni, dal 1435 sino all’approvazione da parte di papa Sisto IV prima e Alessandro VI poi. Figura estremamente apprezzata anche Oltralpe per via delle sue doti da taumaturgo, San Francesco fu ‘costretto’ dal re di Francia Luigi XI a lasciare la sua terra e a partire per la Francia, dove poi morì nel 1507 all’incredibile età di 91 anni.

San Francesco Da Paola santo veganoIl santo e l’agnello
Grandissimo amante degli animali, tanti sono i miracoli a lui attribuiti. Tra questi si narra la storia di Martinello, il suo amato agnellino, macellato e mangiato dagli operai intenti a costruire la sua chiesa e i cui resti furono poi buttati nella fornace. Francesco, disperato per la perdita dell’agnellino, inizia a invocare il nome del suo Martinello, che esce quindi indenne dalla fornace.

La “regola vegan”
La sua Regola rivolta a frati, sorelle monache e fedeli comporta la totale astinenza da carne e derivati come latte, uova e formaggi salvo che in caso di malattia. E’ il cosiddetto “Quarto voto di vita quaresimale” che si somma ai tre comuni a tutti i religiosi di povertà, obbedienza e castità. “Tutti i frati di quest’Ordine si asterranno completamente dai cibi di carne e nel regime quaresimale faranno frutti degni di penitenza sì da evitare del tutto le carni e quanto da esse proviene. Pertanto a tutti e a ciascuno di essi è assolutamente e incontestabilmente proibito di cibarsi, dentro e fuori convento, di carni, di grasso, di uova, di burro, di formaggio e di qualsiasi specie di latticini e di tutti i loro composti e derivati”.

Questo il contenuto della Regola per una pratica già praticata alle origini del cristianesimo e poi dimenticata nel tempo. Questa la storia di San Francesco da Paola, che già secoli fa vedeva gli animali come esseri da proteggere e tutelare.

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