La fistulazione: cos’è e perchè si pratica dal 1854

Guardare attraverso una “finestra” dentro lo stomaco delle mucche per scoprirne i processi digestivi: è la fistulazione, una pratica in uso dal 1854.

fistulazione

Le chiamano “Holey cows”, letteralmente “mucche bucate” o, più precisamente, “fistulate”. Una mucca fistulata è una mucca a cui viene intenzionalmente praticato un foro nell’addome, attraverso un’operazione chirurgica, con lo scopo di fare ricerca scientifica. Non si tratta di una pratica comune negli allevamenti intensivi ma è comunque attualmente praticata in Francia, negli Stati Uniti e in Germania all’interno di istituti di ricerca.

Uno dei casi più significativi, che ha fatto discutere non sono il mondo della ricerca, ma anche quello, preoccupato e sbigottito, delle associazioni animaliste, è del 2000 dopo la grande paura per il cosiddetto “morbo della mucca pazza“. L’esigenza di controllo e monitoraggio dell’alimentazione errata del bestiame – una tra le cause della diffusione dell’encefalopatia spongiforme bovina – ha spinto alcuni scienziati di Agroscope, in Svizzera, a riscoprire e sperimentare su 14 mucche la cosiddetta “fistulazione”.

La fistulazione non è qualcosa di nuovo: in uso da oltre 150 anni (il primo caso risale al 1854), è stata da sempre utilizzata per osservare i processi digestivi degli animali vivi, poiché la cannula di plastica ricavata sul loro corpo del diametro di 15 cm e coperta da una membrana trasparente, agisce da oblò e permette di vedere ciò che accade all’interno del ventre degli animali.

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Mediante questa finestra i ricercatori osservano la velocità con la quale la mucca digerisce vari alimenti e quali trasformazioni chimiche il cibo subisce. Non solo, essendo un vero e proprio foro d’accesso allo stomaco dell’animale, quest’ultimo può essere alimentato direttamente attraverso di esso, e in modo specifico, al fine di stabilire quale sia il foraggio migliore per massimizzare il livello produttivo dell’animale. C’è chi lo chiama abominio, chi ricerca scientifica.

E’ vero, controllare costantemente la buona digestione di un animale fornendogli del cibo che riesce facilmente a digerire, comporta mediamente un allungamento della vita dell’animale stesso, ma a quale scopo? Una mucca più longeva produce più latte nel corso della sua vita. Prolungare e massimizzare la produzione di latte nell’allevamento equivale naturalmente per l’allevatore a ottenere maggiori e più duraturi profitti.

Ciò riduce evidentemente la mucca a macchina finalizzata unicamente alla produzione; senza contare che questa “mutilazione” lede la dignità dell’essere che l’ha subita. Per questo il sito change.org ha lanciato una petizione per fermare questa pratica al più presto.

Serena Porchera

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