“L’antibiotico resistenza è una minaccia, Lorenzin intervenga”

L’uso massiccio e incontrollato degli antibiotici negli allevamenti intensivi sta minacciando seriamente la salute dei consumatori. L’associazione CIWF chiede al ministro Lorenzin di ridurne l’uso in Italia.

antibiotico resistenza

Ciwf (Compassion in World Farming) Italia Onlus ha lanciato una petizione indirizzata al ministro della Salute Beatrice Lorenzin chiedendo un piano obbligatorio per il monitoraggio e la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti italiani. In particolare, il documento chiede:
– trasparenza e monitoraggio dei dati;
– riduzione del consumo di antibiotici;
– divieto dell’uso sistematico degli antibiotici.

Attraverso un video viene spiegato ai cittadini quali sono i rischi connessi all’antibiotico-resistenza.

Ma facciamo un passo indietro…

A cosa servono gli antibiotici negli allevamenti?

L’uso/abuso dell’antibiotico negli allevamenti intensivi serve per tenere in vita animali portati al limite delle loro possibilità. L’altissimo numero di animali concentrati in un luogo insalubre e la selezione genetica operata per favorire la loro crescita abnorme (soprattutto nell’industria dei polli negli Stati Uniti) facilita enormemente lo sviluppo e la diffusione di infezioni batteriche.

Gli antibiotici vengono dati regolarmente sia agli animali malati sia a quelli sani che altrimenti si ammalerebbero. In luoghi chiusi e sovraffollati è ovvio che virus e malattie di vario genere trovino il loro terreno di sviluppo e diffusione ideale.

In Italia l’uso di antibiotici in campo veterinario è in calo negli ultimi anni, ma il consumo italiano resta comunque fra i più alti d’Europa e la percentuale di antibiotici venduti destinati agli animali da allevamento in Italia è allarmante: si tratta del 71% di quelli venduti secondo i dati del rapporto ECDC/EFSA/EMA del 2015.

Cosa vuol dire “antibiotico resistenza”?

La resistenza agli antibiotici, o antibiotico-resistenza, è un fenomeno per il quale un batterio risulta resistente all’attività di un farmaco antimicrobico.

Il sovrautilizzo e l’uso improprio degli antibiotici (in particolare le dosi blande o i trattamenti incompleti frequenti negli allevamenti) sono la principale causa alla base dell’aumento della resistenza agli antibiotici, che rende questi farmaci inefficaci proprio nel momento in cui sarebbero più necessari.

Sebbene la sospensione di trattamenti farmacologici prima della macellazione garantisca negli allevamenti intensivi che nella carne non vi siano residui di antibiotici, va però ricordato che il pericolo in questo caso è proprio la selezione di batteri resistenti agli antibiotici che possono diffondersi in primis attraverso gli operatori degli allevamenti stessi.

In generale, l’antibiotico resistenza collegata all’eccessivo consumo di antibiotici sia in ambito umano che veterinario costa all’Italia ogni anno dai 5000 ai 7000 decessi nosocomiali e 100 milioni di euro (dati Simit).

Che rischio c’è per la salute dell’uomo?

“Non sono solo gli animali a soffrire a causa degli allevamenti intensivi; anche la nostra salute viene messa a rischio. Gli allevamenti intensivi favoriscono la trasmissione di malattie e le mutazioni degli agenti patogeni in ceppi più pericolosi” , denuncia CIWF Italia.

cibo-medicinali2L’era della carne “a buon mercato” sta seriamente minacciando la salute dei consumatori: “A livello di allevamento le resistenze si possono generare sia in batteri che possono direttamente essere pericolosi per l’uomo, sia in batteri che possono trasferire ad altri batteri geni di resistenza”, ha spiegato Luca Busani, direttore del reparto di Epidemiologia veterinaria e valutazione del rischio dell’Istituto superiore di sanità. “Un batterio può andare più o meno direttamente da un allevamento a una persona, sia per contatto diretto sia in maniera meno diretta, cioè attraverso gli alimenti. Quello che è nell’intestino degli animali può passare lungo la catena di macellazione, di manipolazione, di produzione, e quindi raggiungere l’uomo”.

La posizione di CIWF Italia

Nel nostro Paese i dati relativi alla presenza di batteri antibiotico resistenti in polli e tacchini sono già stati definiti “alquanto allarmanti” dalla FNOVI, la Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani. Ciononostante, per ora non esiste un piano organico e obbligatorio né per i monitoraggi dei consumi (vale a dire che non conosciamo ad oggi i consumi di antibiotici per specie allevate), né per la riduzione dell’uso degli antibiotici.

Per questo, “lasciare, come ha fatto il Ministero della Salute, i controlli e la gestione di piani, oltretutto solo volontari, all’industria, è inaccettabile. Il nostro Paese accusa una grave arretratezza nella lotta all’antibiotico-resistenza che oltre a minacciare la salute pubblica può penalizzare gravemente il mercato del Made in Italy. Non c’è più tempo: è urgente un piano obbligatorio e trasparente per la riduzione dell’uso degli antibiotici negli allevamenti, e questa riduzione non può che passare per il miglioramento delle condizioni di benessere degli animali”, dichiara Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia.

CIWF invita quindi tutti i cittadini a tutelare la propria salute e quella degli animali negli allevamenti prendendo coscienza della situazione in atto anche attraverso la petizione indirizzata direttamente al ministro Beatrice Lorenzin.

Serena Porchera

Allevamenti: cosa dice la legge e la situazione in Italia

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