Animali vittime innocenti e dimenticate di qualsiasi guerra

Da sempre gli animali muoiono nei conflitti bellici: a Londra un monumento per non dimenticare le vittime della Prima Guerra Mondiale.

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La guerra è sempre un evento devastante, in qualsiasi epoca avvenga. Ma non tutti sanno che una guerra, qualunque essa sia, nasconde spesso anche un esercito di “vittime invisibili”, di cui è raro sentir parlare: ci riferiamo agli animali, centinaia di migliaia di vittime innocenti a cui non è mai stato reso l’onore che meritano. Possiamo dire che da sempre gli animali abbiano ricoperto un ruolo fondamentale nelle attività belliche: basti pensare agli innumerevoli cavalli che, nell’antichità, rappresentavano il mezzo di trasposto della cavalleria e che il più delle volte diventavano le ignare vittime degli attacchi nemici. La storia, poi, ci ricorda che nell’antichità anche animali possenti e meravigliosi come gli elefanti avevano un ruolo di punta nei conflitti armati: pensiamo ad Annibale, che aveva reso il suo esercito di elefanti il punto di forza per combattere l’esercito romano. Ma anche la mitologia – Iliade e Odissea in testa – testimonia il largo uso che l’uomo ha sempre fatto degli animali durante le guerre, cavalli in testa.

In particolare la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), con i suoi 37 milioni di morti, è certamente uno tra i conflitti più sanguinosi della storia dell’uomo, ma conta anche più di 16 milioni di vittime tra cani, cavalli, piccioni e muli, immolati – loro malgrado – al servizio dell’uomo per il trasporto di armi, munizioni e informazioni, ma anche per il ritrovamento e il soccorso dei feriti. Purtroppo i libri di scuola spesso tacciono su questo aspetto dimenticando che, tra le vittime innocenti di quello che è considerato il peggior conflitto mai avvenuto nel mondo, ci sono anche 11 milioni di equini, 100 mila cani e 200 mila uccelli, senza contare i milioni di lucciole che venivano utilizzate per fare luce negli accampamenti e i gatti, che grazie al loro fiuto venivano impiegati per sondare eventuali attacchi chimici.

Al fronte un ruolo di spicco era certamente quello dei piccioni viaggiatori – utili per comunicare in maniera rapida e discreta – tanto che fin dall’inizio del conflitto esistevano reparti appositi nei vari eserciti che si occupassero della loro cura e del loro addestramento. La foto in apertura, poi, testimonia come spesso i soldati si servissero di questi volatili per scattare fotografie aree attraverso piccole macchine fotografiche che gli venivano sapientemente legate al petto. Tra tutti è celebre la storia di Cher Ami, piccione viaggiatore (il cui corpo è conservato oggi, imbalsamato, alla Smithsonian Institution di Washington) di proprietà dell’esercito statunitense, utilizzato per consegnare 12 importanti messaggi all’interno del settore americano a Verdun. Fu colpito da un colpo di pistola mentre era in volo, nel giugno 1918, ma lottò strenuamente per riuscire a consegnare a destinazione un importante messaggio che salvò la vita a 194 soldati americani.

Nel 2004 la città di Londra ha deciso di erigere un monumento in memoria degli animali vittime del primo Conflitto Mondiale; si trova a Brook Gate, su Park Lane, e la sua iscrizione riporta: “Questo monumento è dedicato a tutti gli animali che hanno partecipato alla guerra e sono morti insieme con le forze alleate e britanniche nelle guerre e nelle campagne di tutti i tempi”, e sotto “Non hanno avuto scelta“. Un monumento per non dimenticare che, tra i milioni di vite umane stroncate dalla follia dell’uomo, ce ne sono quasi altrettante appartenenti ad altre specie che meritano comunque di essere ricordate.

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Immagine di copertina tratta da: http://zoelagatta-d.blogautore.repubblica.it/2015/11/19/la-guerra-degli-animali/

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