Alexa Capra: “Con i cani la violenza non serve: non devono adattarsi alle nostre aspettative”
La parola all’esperta di training gentile anche con cani molto aggressivi dopo il caso del video in cui un trainer colpiva con un calcio un cane lupo riaccendendo il dibattito sui metodi educativi
La visione del filmato, denunciato dalle associazioni animaliste, in cui il trainer cinofilo Claudio Mangini colpisce con un calcio un cane lupo cecoslovacco perché considerato aggressivo, ha suscitato grande indignazione e polemica: in molti sostengono che il comportamento di Mangini fosse “inevitabile” mentre in tanti sostengono che il trainer abbia solo sbagliato. Abbiamo raggiunto Alexa Capra, esperta in educazione cinofila senza uso di violenza, per porle qualche domanda in merito.
Alexa Capra, infatti, è istruttore Enci, Csen e fondatrice dell’Associazione Culturale Gentle Team che riunisce etologi, ricercatori, istruttori cinofili, educatori cinofili, conduttori e proprietari. E’ inoltre docente al master universitario per Istruttori Cinofili della Facoltà di Veterinaria di Pisa, membro della commissione per la selezione degli allievi del corso di formazione per Istruttori Cinofili della Polizia Penitenziaria e docente di Etologia e Psicologia Applicata al corso di formazione per Istruttori Cinofili della Polizia Penitenziaria.
Che cosa ne pensa di quello che è successo in merito al caso del trainer cinofilo Claudio Mangini?
Penso che, al di là del singolo episodio, esista ancora una cultura cinofila che affonda le radici nel passato, una cultura per la quale il cane deve adattarsi alle nostre aspettative e alle nostre richieste, pena un qualche tipo di “correzione”, “punizione”, il venire ignorato, o il dover necessariamente seguire un percorso per modificare il proprio comportamento. Nessun animale di questo pianeta subisce le richieste che subiscono i cani. Sembra che i cani non abbiano mai il diritto a essere cani.
Che cosa ha suscitato in lei la visione del video in cui Mangini colpisce il cane lupo cecoslovacco?
Dolore, e rabbia.
La reazione di Mangini nei confronti del cane lupo è giusta o sbagliata? Perché?
Da un punto di vista personale, io non permetterei a nessuno di agire in quel modo verso un mio cane. Da un punto di vista professionale, non capisco perché un cane viene inserito in un contesto per poi comunicargli che sta sbagliando, che è sbagliato, e fargli subire delle conseguenze negative. Un cane dovrebbe avere il diritto di affrontare situazioni in cui ha gli strumenti per fare scelte che evitano conseguenze negative. Non ha sbagliato il lupo cecoslovacco, che non può che essere e fare quello che è in grado di essere e fare, per me se un cane ha quel grado di tensione e quell’atteggiamento verso un altro cane, ed è libero senza guinzaglio, è sbagliato il contesto.
Mangini sostiene di aver salvato quel cane dagli altri animali che altrimenti lo avrebbero attaccato e che quel video non sia che un frame volontariamente estrapolato da un contesto più ampio per screditarlo. Cosa ne pensa a proposito?
Io mi occupo di cani da trent’anni. Qualunque cane. Inclusi 40 pit bulls sequestrati al mondo dei combattimenti (il progetto ENPA Ex-combattenti). Ho incontrato cani che hanno causato danni gravi e persino causato la morte di persone. Cani che erano pronti a attaccare e causare danni a altri cani. Non ho mai pensato che usare violenza potesse aiutare un cane a stare meglio e fare meglio. La paura delle conseguenze produce inibizione, ma non da al cane strumenti e motivazioni per fare scelte diverse. Lo lascia comunque senza risposte. Aggiungo che un cane che ha aggredito cinque persone non dovrebbe essere libero in mezzo a cani e persone. Esistono procedure di sicurezza. I due cani che io ho visto nel filmato non esprimono alcun segnale associabile a minaccia o attacco. Se davvero in campo c’erano 4 cani pronti a attaccare, chi li ha liberati insieme in quell’area? E con quale motivazione? Io non farei entrare un mio cane in un’area in cui 4 cani possono aggredire e persino ucciderlo.
Le è mai capitato di trovarsi in una situazione simile? Se si, come si è comportata?
Mi sono trovata in situazioni in cui un cane minacciava un altro cane, si, e anche in situazioni in cui un cane ha minacciato me. Il 99% di una gestione sicura dipende dalla conoscenza del cane e da una ottima lettura del suo comportamento. Direi che per me l’aspetto fondamentale è quello che precede il momento in cui un cane sarà libero in presenza di persone e cani, ed è la valutazione. Valuto se un cane ne ha le capacità, gli strumenti, e se persone e cani presenti sono in grado di gestire con competenza una situazione di tensione e conflitto. Se la risposta è no, uso procedure di sicurezza e non permetto a persone e cani di essere in pericolo.
Ha mai ricevuto la critica di avere un metodo troppo “delicato” con i cani?
Da parte di chi non mi ha mai vista lavorare per un cane, certo.
È vero che non esiste una legislazione specifica sul mestiere dell’addestratore cinofilo/trainer?
Non esiste un albo professionale, e non esiste un percorso unico per formare educatori e istruttori. Ma questa negli anni è stata una grande ricchezza della cinofilia italiana, che non si è trovata incanalata in un’unica prospettiva della relazione uomo-cane. Certo sarebbe necessario imporre una formazione, ma per esperienza (mi occupo di formazione dal 2000), non è certo aver frequentato un corso o avere un attestato che garantisce competenza e professionalità. Per me è fondamentale una formazione continua, la scelta di non usare metodi e strumenti coercitivi, un approccio scientifico, e un enorme impegno per tutelare il benessere dei cani e riuscire a comunicare con i proprietari. Il nostro è un lavoro incredibilmente complesso, e servono anni per sviluppare competenze individuali, e avere davvero la capacità di aiutare cani e proprietari.
Che differenza c’è tra il ruolo di istruttore, addestratore e trainer?
Trainer è il termine inglese che identifica l’addestratore. Onestamente credo non sia usare un termine inglese a fare la differenza. Addestratore era l’unico termine usato fino a venti-venticinque anni fa, quando la cinofilia si è aperta all’educazione cinofila e a nuove discipline sportive, che a loro volta hanno fatto emergere le figure dell’educatore (rapporto uomo-cane) e dell’istruttore (discipline sportive).
Ci può parlare della differenza tra il suo metodo (Metodo Gentile) e un metodo come quello praticato da Mangini nel video incriminato?
Non so se definirei “metodo” il mio approccio. Posso dire di aver iniziato quando nei centri cinofili si usavano metodi coercitivi (es. collare a strangolo e punizioni se il cane non rispondeva al comando), e di aver scelto di cambiare del tutto il mio modo di vivere i cani. Ho scelto di non usare quegli strumenti e quei metodi e ho passato venticinque anni a cercare alternative efficaci e valide. Ho iniziato usando il clicker, uno strumento che permette di ottenere risposte altamente efficaci e precise solo sulla base di rinforzi positivi (questa è una citazione dall’articolo di Karen Pryor che ha cambiato la mia vita). Sono quindi passata a studiare la comunicazione sociale dei cani, e a scrivere l’etogramma. Dall’apprendimento con metodi unicamente positivi e la comunicazione sociale sono passata a studiare emozioni e motivazioni, per arrivare a cercare di capire meglio me stessa e i proprietari. In tutto questo per me l’elemento fondamentale è capire la vita vissuta dai cani, la loro prospettiva, essere io la voce del cane, e tutelare sempre il benessere del cane. Io credo che usare violenza non sia necessario se si ha una diversa prospettiva sul cane. Sono felice se un cane sta bene, si fida, si sente al sicuro e ha competenze che lo aiutano a vivere con noi, non se si comporta “bene”.
Il Metodo Gentile risulta essere efficace anche con cani considerati aggressivi verso i loro simili e verso l’uomo?
Sto seguendo un cane adottato in canile che ha paura di tutto ciò che non conosce, e ha molta paura degli estranei e soprattutto di chi ha oggetti in mano. Io e i proprietari sospettiamo che qualcuno lo abbia traumatizzato. Questo cane quando ha paura, aggredisce. Il mio lavoro per questo cane si è basato su una valutazione, a cui è seguito un percorso che comprende i proprietari e il cane. Per me non esiste percorso che non includa (e spesso sia orientato soprattutto verso) i proprietari. Abbiamo lavorato in apprendimento, alla gestione al guinzaglio, al gioco con giocattoli, alle strategie di coping, la gestione in casa, e il cane non minaccia più la proprietaria, inizia a essere gestibile al guinzaglio, non mi minaccia più anche se ho qualcosa in mano, e non è più reattivo su oggetti sconosciuti. E’ un percorso lungo, non facile, certo non è risolvere in pochi minuti con l’inibizione. Ma la differenza è che si basa sulla volontà del cane di cambiare il proprio comportamento, su diverse motivazioni del cane, diverse capacità del cane, e scelte del cane. Io dico sempre che chi compra una pianta si informa di quanta acqua ha bisogno e se deve stare al sole o all’ombra. Un cane richiede conoscenze, ed è molto, molto più complesso di una pianta. Senza dimenticare che non esiste al mondo un ambiente più complesso di quello in cui devono vivere i cani, con noi.
L’aggressività di un cane è una caratteristica che dipende dal cane in sé (dalla sua razza ad esempio) oppure può dipendere anche dal suo padrone o da altri fattori?
L’aggressività e il comportamento aggressivo sono due elementi distinti. E’ dimostrato da alcuni studi che l’aggressività possa essere un elemento legato alla personalità, quindi esistono cani con aggressività più alta o più bassa. Il comportamento aggressivo non dipende solo dal livello di aggressività, ma da una serie di fattori quali lo stato fisico, fisiologico, ormonale, le esperienze passate, le relazioni, il contesto… Il comportamento aggressivo dovrebbe sempre essere valutato analizzando quanti più fattori possibili.
Esistono dei cani davvero aggressivi?
Tutti i cani sono “davvero aggressivi”, l’aggressività è una componente normale e naturale negli animali (noi siamo mediamente molto più aggressivi dei cani, soprattutto verso i cani…). Se si intende un livello anomalo di aggressività, credo che sia impossibile definirlo senza prima analizzare le cause. Ricordo un pastore tedesco, che per la proprietaria era ingestibile e fortemente aggressivo verso chiunque. Ho notato che la reattività aumentava quando passavo dietro al cane. Ho chiesto alla proprietaria di portare il cane a una visita specialistica con un ortopedico. Il cane è risultato avere grossi problemi di salute, è stato operato, e il problema aggressività si è risolto nel momento in cui non ha più provato dolore.
Quali sono gli effetti di comportamenti coercitivi, punitivi e violenti di un padrone verso il proprio cane?
Perdita di fiducia, ansia, memorie traumatiche che possono portare a reazioni considerate improvvise e ingiustificate, paura, aggressività, inibizione, impotenza appresa, problemi di salute fisica, comportamenti anomali, abbandono, morte per eutanasia.
Cosa ne pensa dei metodi di addestramento cinofilo che praticano la violenza sui cani cosiddetti “aggressivi”, come unica alternativa disponibile?
Penso che i cani meritino di meglio.