Spot tv Soresina, il “massaggio alle mucche” e la verità scomodissima

Un nuovo spot tv di Soresina punta la comunicazione su “verità” e “benessere animale” e risponde, quasi con toni ironici, alle polemiche sul trattamento degli animali ma c’è un problema.

Soresina Spot 2017

E’ già da qualche anno che Latteria Soresina, azienda nata nel 1900, punta la sua comunicazione sul concetto di “verità”. Nella campagna pubblicitaria del 2007, per esempio, il claim recitava “E’ il gusto che ti dice la verità”. Insomma, se il prodotto è buono, è per forza fatto per bene, fine della storia. Quest’anno, giusto sotto le feste di Natale, Soresina torna in grande spolvero e propone uno spot e una campagna marketing, con tanto di sito dedicato, dal titolo illuminante: “Puoi crederci”.

La pubblicità è sempre girato nel solito contesto: famiglia classica italiana a tavola, mamma, papà e due bambini. E’ la mamma a spiegare al papà, un po’ malfidente, che le mucche fanno “doccia e massaggio, così si rilassano”. Delle vere regine, insomma. L’uomo, interpreta a pieno il consumatore medio, o meglio i dubbi che sono sorti in chi acquista prodotti come formaggio e uova, grazie alle inchieste e ai fatti ben verificati dalle associazioni animaliste italiane e internazionali. “E tu ci credi?” le risponde lui, sempre più cocciuto. L’ignaro viene prelevato all’improvviso da due grandi e grossi fattori che lo portano in trattore direttamente alle stalle dove una mucca, mentre viene spazzolata con dei rulli automatici, tipo quelli del lavaggio per le auto, viene nebulizzata con acqua insieme alle sue “compagne” di “avventura”. C’è di più, sul sito è possibile anche iscriversi per partecipare, a Marzo 2018, ad un tour nelle fattorie, per verificare con mano che cosa accade negli stabilimenti: basta compilare un forum.

Soresina Spot 2017

E’ chiarissimo che il marketing delle aziende di carne e formaggi sta puntando sulla trasparenza e sul “benessere animale“: mucche, maiali, polli, agnelli, pecore, capre e via discorrendo, stanno un gran bene prima di essere sfruttati e macellati. Le immagini raccolte dalle associazioni, sono solo casi isolati, quelle immagini di paura, terrore, violenza e sporcizia, vanno allontanate dalla mente di chi acquista, soprattutto latte e formaggi, alimenti che, da sempre, forse anche merito della caseina, sono associate al confort, al relax, ai verdi pascoli, al contadino che munge la sua mucca ricevuta in eredità dalla famiglia.

Le mucche targate Soresina sono 31 mila (almeno così recita uno spot nel quale vengono definite “lavoratrici del territorio”) e i quintali di latte prodotti nel 2009 (ultimi dati forniti in modo ufficiale dall’azienda) sono più di 3 milioni. Ma la questione è sempre un’altra, sempre la stessa: nonostante Soresina punti sulla verità, la verità è ben lontana dai consumatori. Poniamo sul tavolo solamente i fatti che abbiamo a disposizione: le mucche vengono massaggiate, coccolate e nutrite al meglio, va bene. L’azienda è virtuosa, punta sul benessere dei propri animali. Di nuovo, bene. Rimane un problema, sempre lo stesso, anzi, a dire la verità, più di uno: perché non raccontare come si fa a produrre il latte?

Le mucche sono mammiferi, producono latte solo se sono gravide, quindi vengono poste in stato interessante, quasi sempre in modo artificiale e, una volta nato il vitello, questo viene nutrito per alcuni giorni con il colostro (il primo latte della mucca non adatto al commercio), se l’azienda lo prevede, e poi allontanato dalla madre per poter raccogliere il latte prodotto attraverso macchinari industriali. Se il vitello rimane accanto alla madre, espediente che in alcuni casi viene usato per indurre la mucca a produrre più latte, viene munito di anello da naso di platsica con spine che gli impediscono di succhiare il latte provocando anche dolore alla madre. Il vitello, in caso contrario, viene nutrito artificialmente e tenuto in gabbia singole o comuni con altri vitelli. I vitelli maschi vengono, solitamente, avviati al mercato della carne mentre le femmine rientrano nel mercato del latte.

Soresina Spot 2017

Perché questa verità non viene raccontata? Eppure, come è chiaro da anni sentendo parlare chi produce latte e formaggi, non c’è niente di male, “il consumatore deve sapere”: perfetto, allora perché l’immagine della produzione di latte si ferma sempre e solo a quella della mucca nel prato, da sola, come se fosse semplicemente un animale che, naturalmente e spontaneamente, produce latte da lavorare e imbottigliare? Perché le mucche hanno bisogno di rilassarsi con doccia e massaggio se la produzione di latte e le condizioni di allevamento sono quelle naturali, migliori, perfette? “C’è più bontà nella verità”, siamo sicuri di questo, come siamo certi che la verità della produzione del latte andrebbe raccontata tutta e non solo parzialmente. Chiariamoci: diamo per assodato che Soresina dica la verità e che i suoi stabilimenti siano controllati e predisposti in modo corretto, non ci sono al momento fatti per sostenere il contrario, ma allora perché non dire davvero come funziona? Che cosa si teme? Per caso questa azienda o altre hanno trovato un modo nuovo per fare produrre latte alle mucche?

Noi una risposta ce l’abbiamo: la paura è quella che il pubblico capisca che cosa significa davvero produrre latte e che poi, al posto degli spot che indurranno tanti a dire “Visto? Fanno pure i massaggi alle mucche adesso…”, ci sia bisogno davvero di correre ai ripari. Bere latte e mangiare formaggio non è necessario per stare bene, questo è chiaro a tanti. Ma se proprio lo si vuole fare, sarebbe bene sapere che cosa significa e, “potete crederci”, non vi piacerà, neanche un po’.

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