Milano, aggressione a vegani. Vegefobia, Caffo: “Sarà guerra civile”

Il termine “vegefobia”, coniato qualche anno fa, raccoglie una serie di riflessioni. Caffo: “Non se ne rida, ma ci sarà guerra civile”.

Milano vegano aggredito

Prima li hanno aggrediti verbalmente: “Vegani di m… che c…. state mangiando? Fate schifo” e poi fisicamente. A Milano, lo scorso 24 maggio, due fratelli di poco più di trent’anni, sono stati picchiati da un gruppo di 5 ragazzi fra i 19 e i 20 anni. Come riferiscono gli inquirenti fra i ragazzi c’era qualcuno con precedenti per droga e tentata estorsione. Gli aggressori arrivano da famiglie normali, figli di avvocati e insegnanti. Individuati quasi immediatamente dalla polizia mentre sostavano in un giardinetto, i 5 ragazzi hanno aggredito anche la polizia, ma sono stati arrestati per lesioni aggravate. Il ragazzo aggredito con calci, pugni e sassi non ha subito danni irreparabili.

Chi odia i vegani?

Viene da pensare che gli aggressori, poco più che maggiorenni, fossero in giro a caccia di guai e che se non fosse stata l’alimentazione vegana a fornirgli un appiglio per menare le mani, di certo ne avrebbero individuato un altro. Il punto di riflessione però sta nel fatto che l’alimentazione vegetale possa diventare un pretesto per insultare e commettere atti di violenza, un’evoluzione preoccupante delle già moltissime forme di intolleranza che accompagnano i comportamento umano. Potrebbe succedere con un allergico alle uova o con un intollerante al glutine? Chiaramente no (anche se non vanno messi limiti al peggio).

Esiste un termine, “vegefobia” o anche “vegafobia” nato nel 2001 durante un’edizione francese del Veggie Pride che sta ad indicare tutti quei comportamenti aggressivi e discriminatori (più o meno evidenti) ai danni di chi ha scelto di non mangiare alimenti di origine animale ed esiste anche un blog, Vegefobia.it che si occupa di raccogliere notizie di eventi vegefobici o articoli sul tema. Insomma la questione esiste e non è affatto da sottovalutare come spiega anche il filosofo Leonardo Caffo: “Credo che si possa parlare di un “terrore vegano” perché si è capito che la scelta non è individuale ma politica: tutti dovrebbero diventarlo se le premesse filosofiche del veganesimo sono corrette. Questo genera conflitto, mette in discussione luoghi comuni come la virilità legata alla carne o la retorica assurda della carne bio”.

vagano aggressione Milano

Vegefobia: chi la alimenta?

Nel 2011, due sociologi, Matthew Cole e Karen Morgan, pubblicano sulla rivista British Journal of Sociology, un articolo che raccoglie un’analisi critica di tutti gli interventi della stampa anglosassone sul tema vegano apparsi in un intero anno. I risultati chiariscono un aspetto: solitamente la scelta vegana viene presentata in opposizione a quella più diffusa e legata al buon senso della maggioranza. Il vegan è eccessivo e ridicolo, è associato ad iper sensibilità o a forme di ascesi e rinuncia ai piaceri generali del mondo; in più la cucina vegetale è spesso descritta come poco saporita e gustosa o messa in contrapposizione per descrivere qualcosa che invece è delizioso (“Una bistecca da 500 grammi succosa e tenera che certamente non farebbe felici i vegani”, per fare un esempio).

Ma non solo, sempre l’analisi di Cole e Morgan mostra come spesso i vegani siano raccontati come soggetti da compatire a causa della loro scelta oppure da deridere perché legati ad una moda passeggera. Insomma la maggioranza è satolla, felice e normale e mangia carne e derivati “come si è sempre fatto”, mentre un gruppo di persone strane, sentimentali e un po’ fuori dal tempo, rappresentano una minoranza spesso da ridicolizzare o anche da disprezzare. Senza andare troppo indietro nel tempo, le ultime indagini Eurispes, mostravano come alla domanda “Che cosa pensa dei vegani?”, poco meno della metà del campione onnivoro risponde che si tratta di una scelta estrema e non condivisibile, usando nel questionario anche la parola “fanatismo”.

“Guerra civile”

Allontanarsi dall’abitudine, il posizionarsi contro un modello dominante (quello che la psicologa Melanie Joy chiama “carnismo”), l’affrontare quella che Will Tuttle (“Cibo per la pace, 2014) definisce “pressione sociale”, dovendosi giustificare periodicamente per la propria scelta in svariate occasioni pubbliche o parzialmente private, è la musica di sottofondo di un sentimento che viene certamente fomentato anche dai media e che già crea, ma creerà ancora di più nei prossimi anni, uno scontro sociale, politico, filosofico sempre più acceso.

Secondo Caffo, in più, lo scontro potrà tradursi anche in qualcosa di ancora più grave:”I vegani sono pericolosi per lo status quo e l’aggressione di Milano è la prima di una lunga serie che un giorno, ammesso che i vegani riescano per esempio a far vietar la carne di coniglio, porterà in piazza paradossalmente i difensori della possibilità di mangiare i conigli contro i vegani: non se ne rida ma sarà una guerra civile“.

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