Italia: 20 mila visoni si sono salvati dalla produzione di pellicce

Buone notizie sul fronte degli allevamenti di pellicce italiani: nonostante continuino a esistere, la produzione è in calo

allevamenti visoni italia

Allevati – quasi sempre con metodi ben lontani dal concetto di “benessere animale” – solo per essere scuoiati vivi e produrre capi di abbigliamento e accessori che alimentano l’industria della moda: questa è la sorte che spetta a milioni di visoni in tutto il mondo anche se, come sempre accade nel caso di pratiche così cruente, lontano dagli occhi dei consumatori. Dagli anni ’90, quando in Italia erano registrati alla Camera di Commercio ben 125 allevamenti – con una produzione annua di 400 mila pelli tra visone e volpe – i numeri sono cambiati, ma restano ancora incredibilmente alti.

Secondo l’associazione animalista Essere Animali, infatti, ad oggi l’86% degli italiani è contrario agli allevamenti di animali da pelliccia ma nonostante questo, sul suolo italiano sono dislocati ancora una ventina di allevamenti di visoni dove, almeno fino allo scorso anno, venivano uccisi annualmente oltre 180 mila esemplari.

Mentre il Parlamento italiano deve ancora discutere le tre proposte di legge a riguardo, che dovrebbero vietare l’allevamento di animali per la produzione di pellicce, la situazione sembra comunque sulla via del miglioramento: nell’ultimo anno la produzione italiana – destinata principalmente al mercato estero – è calata dalle 180 mila pelli di visone di partenza alle 160 mila attuali, con una diminuzione del 12% sul totale. I dati, che provengono dal sito FurEurope, coordinamento europeo degli allevatori di animali da pelliccia, fanno certamente ben sperare. Accanto a questo, l’associazione segnala anche la chiusura di un allevamento in provincia di Bergamo, nel quale erano rinchiusi 3 mila animali, a seguito di una vicenda controversa. Dal momento che la struttura non rispettava i requisiti richiesti dal PGT sulla minima distanza dalle case vicine, è stata oggetto di numerose proteste, cortei, petizioni, esposti e denunce, fino a quando non ha dovuto chiudere i battenti.

Dei traguardi importanti, ottenuti anche grazie al lavoro svolto da Essere Animali: è del 2013 “Morire per una pelliccia” che documenta, grazie a immagini raccolte per oltre un anno, le terribili condizioni di vita negli allevamenti di visoni destinati a diventare pellicce. Proprio questa investigazione ha portato al lancio della campagna di sensibilizzazione “Visoni liberi”, allo scopo di mettere fine a questo tipo di allevamento nel nostro paese.

Mentre in Italia la questione è ancora aperta, sono già 8 i paesi europei che hanno messo fine a questa pratica: tra questi la Croazia, che vi ha rinunciato dallo scorso gennaio, ma anche la Repubblica Ceca, dove gli allevamenti dovranno chiudere definitivamente i battenti entro il 2019. Allo stesso tempo, però, continuano a esistere anche situazioni aberranti come quella della Finlandia, dove vengono allevate volpi modificate geneticamente per massimizzare la produzione.

Crediti foto in apertura: Essere Animali

Stop in Italia alle pellicce: l’86% degli italiani non le vuole più

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