Dieta climatarian: mangio quello che inquina poco

Sulle tavole devono arrivare solamente cibi che ci rendano meno cattivi verso l’ambiente. Meglio la carne di maiale di quella di manzo per i “climatariani”

dieta climatarian

Forse non la tradurranno in italiano e probabilmente non finirà nello Zingarelli, ma nel Collins  c’è già ed è una delle parole più trendy di questo 2015 che volge ormai al termine: “climatarian” è indicata come la scelta alimentare di chi sta attento all’impronta ecologia e quindi di emissioni di anidride carbonica dei cibi che acquista.

Dopo i “felxitariani”, i “reducetariani”, i “pescetariani” e compagnia cantante, ecco quindi un nuovo approccio alla scelta del cibo. Ma in che cosa si traduce in pratica? Da quello che è possibile scoprire dal sito del nuovo social network Climates , l’obiettivo di questa attenzione a tavola è scegliere prodotti che impattino nel minor modo possibile sul clima a causa dei loro metodi di produzione, di trasporto e per gli imballaggi utilizzati nel rivederli. Sul sito è possibile leggere che certamente la scelta vegan è la migliore in assoluto “se volete scegliere la dieta migliore per il pianeta” ma “non è necessario eliminare del tutto il consumo di carne, bensì diminuirlo e scegliere meglio il tipo di carne, quello con l’impronta ecologica minore”. A supporto di questa tesi ci sono una serie di grafici che illustrano come, secondo i dati dell’Università di Harvard 2014,  per esempio, la carne di manzo inquini molto di più rispetto a quella di pollo o di maiale (circa 70 kg di anidride carbonica prodotti per 1 chilo di carne di manzo contro meno di 10 per un chilogrammo di carne di maiale), ancora minore sarebbe l’impronta ecologica del pesce a patto  di sceglierne uno che non arrivi dagli allevamenti intensivi (acquacoltura). Una delle prime ricette suggerite sul sito, infatti, è una lasagna alla carne di maiale agro piccante.

Impatto carne clima

Insomma, mangiare carne è un delitto contro il clima, come loro sostengono, la dieta vegana è la migliore, ma dato che il cambiamento in questo senso è troppo “forte” i climatariani cercherebbero una via di mezzo. L’attivista e autore Mike Tidwell, che per primo ha utilizzato il neologismo ha dichiarato, però ha scritto: “La fame umana per hamburger, ali di pollo e prosciutto ha trasformato il nostro stomaco in un driver di cambiamenti climatici più grande delle nostre auto”. Sta di fatto che ogni piccolo passo verso la riduzione del consumo di carne è un grande passo verso la salvaguardia del pianeta ma, soprattutto, degli animali. Meno richiesta, meno offerta e produzione: questo è il mercato ed è forse per questo che nella nuova Legge di Stabilità italiana sono davvero parecchi i milioni circa 20,  destinati al comparto zootecnico sempre più in crisi.

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