Smalling, alla Roma il primo giocatore vegano di serie A: “Ho scoperto cose difficili da ignorare”

E’ approdato nella capitale pochi mesi fa ed è, di fatto, il primo calciatore vegano a giocare nel campionato italiano

Dicono le statistiche che sia il difensore più veloce della Roma, con una media superiore ai 10 km a partita. Chris Smalling, 29 anni, inglese di origini giamaicane, è arrivato nella Capitale per indossare la maglia giallorossa, in prestito dal Manchester United, ad agosto, ma è già diventato un punto di riferimento della squadra di Fonseca. E, per la prima volta, ha portato l’alimentazione vegana nello spogliatoio di una squadra italiana di serie A.

Vegano per gli animali

Una scelta, quella del difensore inglese, legata principalmente a motivazioni di carattere etico, come lui stesso ha raccontato nel documentario della BBC Football going vegan: “La cosa che mi ha spinto di più a diventare vegano è il benessere degli animali. All’inizio, mi sono avvicinato all’alimentazione vegana per motivi di salute dal momento che ho notato che avevo un recupero più veloce dopo le partite. Poi – ha aggiunto – ho visto alcuni documentari, ho letto dei libri. Ho scoperto cose difficili da ignorare”.

Fondamentale per il calciatore, nell’avvicinamento all’alimentazione a base vegetale, è stata la moglie, la modella Sam Cooke, diventata vegana un paio di anni prima di lui. “La sera mangiavamo molti piatti a base vegetale, mia moglie è un’ottima cuoca. E’ così che ho iniziato ad apprezzare questo genere di alimentazione. Poi – ha ribadito Smalling anche in una recente intervista a “Forbes” – mi sono preso la briga di guardare un paio di documentari, di leggere qualche libro sugli effetti della carne sulla nostra salute, sull’ambiente, sul benessere degli animali. Credo di aver realizzato che il mio gusto personale a tavola non fosse più importante del dolore di tutti quegli animali e del futuro del pianeta”.

Un vegano alla Roma

Una sensibilità che Chris Smalling ha messo a disposizione, qualche mese fa, di Peta Uk per una campagna di sensibilizzazione sul tema del benessere animale e ora ha portato anche a Roma diventando, di fatto, il primo giacatore vegano del campionato italiano. Della sua scelta alimentare e di come l’As Roma abbia gestito l’ingresso in squadra di un calciatore vegano si è parlato molto. “Quando sono arrivato, una delle prime cose di cui ho discusso con il nutrizionista e con lo staff della Roma è stata proprio la mia alimentazione vegana. Ci siamo seduti e abbiamo creato insieme la mia dieta”, ha raccontato Smalling rispondendo alle domande dei tifosi romanisti, molto incuriositi da questo aspetto della vita del nuovo difensore giallorosso.

La squadra si è dimostrata subito molto disponibile nell’andare incontro alle richieste di Smalling, che non sono passate inosservate nemmeno tra i colleghi del club. “I miei compagni di squadra si sono dimostrati molto aperti, mi hanno fatto tante domande. Solitamente il cuoco porta il mio piatto a parte, mentre gli altri mangiano al buffet. Con il tempo – ha spiegato Smalling – alcuni hanno iniziato a mangiare le mie stesse cose, per provare“. Per molti calciatori della Roma, la molla della curiosità è stata il documentario “The Game Changers”: “Sono stato sommerso di domande. Perché lì non si tratta solamente di un atleta, ma di atleti di diversi sport che hanno avuto dei benefici nel seguire questo tipo di dieta. Da quel momento – ha detto ancora Smalling – ricevo molte domande e vedo molto più interesse, anche solo nel provare qualcosa di diverso. E’ bello poter avere questo tipo di confronto e sono rimasto sorpreso nel vedere come molti giocatori si siano dimostrati entusiasti“.

“Mi sento benissimo”

Merito, forse, anche degli ottimi risultati ottenuti da Smalling sul campo, anche qui in Italia, dove il giocatore si è trasferito con la moglie, il loro bimbo di 6 mesi e i due cani della coppia. Che il livello della prestazione fisica sia strettamente collegato allo stile di vita e all’alimentazione lo ha sottolineato lui stesso più volte: “Sicuramente nello sport e nei top club i dettagli e i margini di miglioramento sono fondamentali. Se riesci a migliorare dell’1%, se ti senti meglio, se riesci a recuperare meglio, se il tuo corpo risponde meglio, questi sono aspetti fondamentali. E’ importante avere questo vantaggio, io per esempio – ha detto ai tifosi – mi sento benissimo. Magari non si tratta di diventare completamente vegani, ma di mangiare, per esempio, più verdura fresca. Tutti – ha concluso – possono trarre dei vantaggi semplicemente esplorando un nuovo stile di vita”.

Oltre il calcio

Intanto, tre anni dopo il passaggio definitivo all’alimentazione vegetale e a poche settimane dal suo arrivo a Roma, l’interesse per il vegan di Smalling si è spostato anche sul fronte degli investimenti. A fine ottobre il calciatore ha, infatti, annunciato di aver acquisito una partecipazione in Ananas Anam, l’azienda della designer spagnola Carmen Hijosa che ha messo a punto il Piñatex, un innovativo materiale ricavato dalle foglie della pianta di ananas come alternativa sostenibile alla pelle, già impiegato nella moda da colossi come Hugo Boss e H&M. Il difensore romanista ha raccontato a “Forbes” di aver visto su Instagram insieme alla moglie Sam proprio un paio di scarpe di Hugo Boss in Piñatex e di averle volute provare. Impressionati dalla storia della designer, gli Smalling hanno deciso di investire su una delle alternative cruelty-free alla pelle più note sul mercato una cifra a sei cifre, da quello che hanno lasciato intendere. “Lo considero un buon investimento – ha spiegato il calciatore -. Viviamo in tempi in cui le persone non vogliono solo un prodotto di qualità, ma anche conoscere la storia che c’è dietro e sapere che è sostenibile. Questo aspetto, credo, diventerà sempre più importante per i consumatori. La produzione della pelle – ha aggiunto – è barbara e comporta tanta crudeltà. Un prodotto come Piñatex era necessario da molto tempo”.

 

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