Bevande vegetali: quale dovremmo bere per essere più sostenibili?

Non tutte sono uguali ed alcune, come quelle di mandorle stanno creando problemi non indifferenti: ecco che cosa scegliere e perché.

Partiamo da un dato importantissimo che è stato presentato dall’Università di Oxford: qualsiasi bevanda vegetale è più sostenibile a livello di emissioni di gas serra nell’ambiente rispetto al latte di origine animale.
Produrre un bicchiere di latte, infatti, comporta un’emissione di gas serra quasi tre volte superiore a quella di qualsiasi altra bevanda vegetale e consuma nove volte più terra di qualsiasi altra alternativa al latte.
Questo significa che la scelta di consumare le alternative vegetali sarà sempre una buona pratica dal punto di vista del nostro impatto ambientale. Ma possiamo fare un passo in più e capire quale, fra le alternative vegetali, è la più “green”.

Che problemi ci sono con il latte vegetale?

Ogni produzione e ogni coltivazione ha un “riflesso inquinante” sul pianeta, ma alcune più di altre. Questo vale anche nel caso del “latte” vegetale. Il giornale “The Guardian” ha messo a confronto informazioni e dati per mostrare le differenze fra le alternative vegetali da bere.

Il problema è che alcuni di questi prodotti per essere realizzati su vasta scala, necessitano molto terreno e acqua, oppure vengono prodotti utilizzando fertilizzanti come il Glifosato, o ancora, prevedono praticamente sempre lo sfruttamento di manodopera a basso costo per la raccolta dei frutti. Un bel ginepraio, non c’è che dire, ma le soluzioni ci sono e possiamo facilmente metterle in pratica.

Latte di quinoa

Quali sono le peggiori bevande vegetali?

Nei gradini più bassi della classifica stilata dalla giornalista Annette McGivney, sono finiti il latte di mandorle, quello di cocco e quello di riso, vediamo perché.

1 – Latte di mandorle:  sempre grazie ad un’inchiesta del quotidiano britannico, si è messo in luce che le coltivazioni intensive di mandorle della California hanno causato la morte di 50 miliardi di api nello scorso biennio di coltivazione a causa dell’utilizzo eccessivo di fertilizzanti e al mutamento di habitat a cui sono stati sottoposti questi animali che vengono inviati dagli apicoltori a chi coltiva gli alberi di mandorlo da impollinare. E’ solo grazie a questi insetti che gli alberi possono produrre i loro frutti. Insomma, dato che questi alberi necessitano di un numero altissimo di api per poter essere impollinati e che la richiesta di latte di mandorle nel mondo è aumentata moltissimo (soprattutto negli Stati Uniti, si parla del 250% in più in 5 anni), la coltivazione intensiva in California, da dove arriva l’80% dell’approvvigionamento mondiale, crea grossi danni alle colonie di api e prevede l’uso di parecchi pesticidi.

Cosa fare? La soluzione, se volete comunque bere questo latte vegetale, è cercarlo biologico e che arrivi da mandorle coltivate il più vicino possibile al nostro territorio (questo vale anche per la mandorle che compriamo intere, non solo sotto forma di bevanda)

2 – Latte di cocco: con questa bevanda i problemi sono essenzialmente due e anche facili da intuire. Per prima cosa il cocco nasce e cresce solo in un clima di tipo tropicale, quindi questo tipo di bevanda arriva sempre da luoghi lontani e determina un enorme tasso di emissione di gas serra indiretto attraverso il viaggio che compie per giungere a noi. In seconda battuta, secondo un’indagine del New York Times, tra il 2007 e il 2014 le foreste pluviali in Indonesia sono state disboscate al ritmo di tre acri al minuto per far posto alle palme da cocco. Questo ha creato anche uno sfruttamento dei lavoratori non solo lì ma anche nelle Filippine e in India.

Cosa fare? Contando che si tratta di un latte dal sapore molto intenso e che non si sposa bene con tutto, una buona idea è evitarlo, ma nel caso vi serva per una ricetta particolare, potete sempre contare sui prodotti certificati Fair Trade.

3 – Latte di riso: per noi in Italia si tratta di un prodotto territoriale che non arriva dall’estero ma le coltivazioni di riso hanno un paio di grossi problemi: l’uso di grandi quantità di acqua e l’utilizzo di fertilizzanti. Secondo lo studio dell’Università di Oxford “Il riso è un maiale d’acqua e produce più emissioni di gas serra di qualsiasi altro latte vegetale.”

Cosa fare? Scegliere latte di riso biologico e di sola provenienza italiana, cercando comunque di limitarne il consumo.

latte-di-nocciola-sostenibile

Quali sono le bevande vegetali da scegliere?

Qui arrivano le buone notizie, perché le bevande vegetali alternative al latte che possono dirsi sufficientemente ecologiche non sono per niente poche e sono anche molto gustose.

1 – Latte di nocciole: come tutte le noci – spiega il Guardian – la nocciola cresce su alberi che sottraggono carbonio all’atmosfera e contribuiscono a ridurre le emissioni di gas serra piuttosto che ad aumentarle. Le nocciole sono migliori dal punto di vista ambientale delle mandorle in quanto sono impollinate dal vento e non dalle api da miele. L’inchiesta definisce il latte di nocciole “un astro nascente“, ma anche in questo caso dobbiamo porre attenzione a verificare che le nocciole non arrivino da oltreoceano, insomma va sempre controllata l’origine della materia prima: nulla di nuovo.

2 – Latte di soia: il caro e vecchio, lui. Prima di tutto è l’unico latte vegetale che si avvicina come contenuto proteico a quello del latte di origine animale. Dal punto di vista ambientale se scegliamo soia che sia italiana e che sia biologica eviteremo di far sì che arrivi dalle coltivazioni che foraggiano gli animali da allevamento che mangiano una quantità di soia davvero incredibile, come spiegato in moltissimi report internazionali. Inoltre, se venisse davvero solo coltivata per diventare bevanda, la coltivazione intensiva sarebbe decisamente meno impattante di ora; quello legato al consumo della bevanda in sé è, quindi, un problema ecologico parziale. Sul fatto che possa fare male, ne abbiamo parlato qui e la risposta è: no.

3 – Latte di avena: si tratta di una bevanda che non ha ancora i problemi della produzione su larga scala dato che il suo consumo sta crescendo lentamente e se è vero che le coltivazioni possono essere intensive e che si utilizzano, soprattutto negli Usa, pesticidi fra i quali il Glifosato, acquistando bevande la cui avena sia certificata come biologica e italiana, il problema non si pone.

In conclusione l’inchiesta del “The Guardian” ribatte su un punto importante: ossia che in ogni caso il primo passo per una maggiore sostenibilità ambientale è legato all’abbandonare il latte di origine animale a favore delle bevande vegetali (dato confermato anche di recente dalla volontà della catena internazionale Sturbucks di lavorare proprio su questo punto per abbassare di molto la propria impronta ecologica) Quello della scelta fra le bevande è il secondo, importante, passo.

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