Simonetta Ravizza: “Non temo gli animalisti, le pellicce non scompariranno”

Figlia d’arte, Simonetta Ravizza difende la propria azienda dalle proteste degli animalisti: la stilista dice “sì” alle pellicce, ma solo provenienti da animali da allevamento

Simonetta Ravizza pellicce animalisti

“Non temo gli animalisti, amo e uso le pellicce”. Così Simonetta Ravizza, figlia del fondatore dello storico marchio di pellicce Annabella, dichiara in un’intervista su un tema tanto scottante come quello dello sfruttamento animale nel mondo della moda. A nulla sembrano valere le tantissime proteste da parte degli animalisti, né il dietrofront di numerosi stilisti – come Giorgio Armani o Michael Kors – che hanno detto “basta” a questi capi di abbigliamento anacronistici: Simonetta Ravizza difende la propria attività e quella della sua azienda.

“La pelliccia, da che mondo è mondo, ha sempre avuto il suo fascino – dichiara – Ovvio che si usino pellicce da allevamento e secondo la convenzione di Washington che detta i diktat del settore e consente di prendere solo determinati tipi di pellicce. Anche io mi sono adeguata e utilizzo tipi di pelo friendly“. Parlando di pellicce “friendly” e di “convenzione di Washington”, la stilista fa riferimento a un accordo internazionale (conosciuto anche come CITES) che tutela “piante e animali a rischio estinzione, regolando e monitorando il loro commercio, ovvero esportazione, riesportazione e importazione di animali vivi e morti, di piante, nonché di parti e derivati”, come si legge sul sito del Ministero dello sviluppo economico. Tra gli animali tutelati dal trattato, anche leoni, tigri, giaguari e pantere.

“Ho creato una mini colelzione che ho chiamato Ecoleo – continua la stilista – in cui ci sono guarnizioni di pelliccia di agnello, che fa parte sempre di quel mondo friendly. Ma non l’ho usato per sostituire una pelliccia vera”. E alla domanda sul futuro delle pellicce in una società sempre più “vegana” e attenta al benessere animale, la stilista pare ottimista: è sicura che non scompariranno e, in ogni caso, aggiunge che “è solo una questione di buon senso. Sono d’accordo nel salvaguardare la natura rispettando regole ben precise, così come è fondamentale pensare al benessere degli animali“. Di diverso avviso paiono invece le associazioni animaliste, come ad esempio Essere Animali – con la propria campagna “Visoni liberi” – che da tempo chiedono lo stop all’uso di questi capi di abbigliamento: un cambiamento che rispecchierebbe anche il sentire degli italiani, dal momento che oltre l’86% della popolazione si dice contrario al loro impiego nel mondo della moda.

Crediti foto in apertura: simonettaravizza.com

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