Regione Lombardia: “Report racconta balle, PM 10 in calo”. Mercalli: “Il dato così non ha senso”

Il climatologo spiega perché il calo del particolato sbandierato dalla Regione, non è attendibile e perché gli allevamenti sono un problema per la qualità dell’aria

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L’assessore regionale all’Agricoltura, Alimentazione e Sistemi Verdi, Fabio Rolfi non ha apprezzato la puntata di Report dedicata all’inchiesta sulla correlazione fra emissioni degli allevamenti intensivi nel nord Italia e una possibile maggior diffusione dei virus, compreso quello che provoca la sindrome respiratoria COVID-19.

Cosa sostiene l’assessore lombardo

Sulle pagine di Lombardia Notizie, l’assessore ha dichiarato: “Si tratta di un tentativo maldestro, una balla colossale che non può essere diffusa in prima serata sulla televisione di Stato. È l’ennesima azione denigratoria infondata verso un settore economico che tiene in piedi il Paese”. Ma non è tutto: l’assessore ha anche lanciato una proposta  all’intero comparto: “Serve una risposta di sistema del comparto agricolo, magari interrompendo ogni forma di promozione pubblicitaria sui canali Rai, dato che la produzione agricola nazionale è vista così male”. “I soldi per promuovere i nostri formaggi, vini e salumi– ha aggiunto – possono tranquillamente essere investiti su altre emittenti ottenendo la stessa visibilità”. Inoltre Ranolfi ha anche spiegato: “In queste settimane l’agricoltura e la zootecnia non si sono fermate, ma la qualità dell’aria è migliorata considerevolmente. E la concentrazione di PM10 è calata a dismisura”. Secondo l’assessore, inoltre, quelle espresse da Report sono solo le “opinioni di fondamentalisti“.

Sono davvero calate le polveri sottili? Risponde Luca Mercalli

Il particolato fa male, virus o non virus e bisogna cercare di ridurlo”. Il climatologo Luca Mercalli contattato dalla nostra redazione ha spiegato che le affermazioni di Regione Lombardia sono “generiche senza la presentazione di dati”. “Quello che è successo – continua – è che abbiamo tolto le macchine ma il particolato è rimasto. Mentre gli ossidi di azoto sono diminuiti drasticamente, il particolato no. Questo ci ha permesso di separare le fonti, togliendo camion e macchine, l’altra fonte che rimane per il particolato è l’ammoniaca che proviene dallo spandimento dei liquami zootecnici”.

Ma allora perché l’assessore parla di una diminuzione del PM10? “Quello che si vede – spiega Mercalli – è che ci sono state delle giornate in cui diminuiva l’ossido d’azoto con il suo carico inquinante generale, invece soprattutto in campagna il PM10 era addirittura in aumento, questi sono dati Arpa Lombardia. La concentrazione come dice l’assessore può anche essere calata, ma se non fornisci dei dati, posso dire ‘da 100 è passata a 70, bene!’ Ma il 70 che rimane? Uno con le parole sibilline della politica si può dire tutto, ma se non dico di quanto cala, il dato non ha senso”.

“Il problema è che i liquami zootecnici che arrivano dagli allevamenti non vengono interrati subito spandendoli sui terreni e arando immediatamente in modo da non liberare l’ammoniaca. Ora, basta il fatto che per mancanza di tempo o per mancanza di macchinari adeguati o per i mille motivi che derivano dalla vita produttiva quotidiana, questi liquami sparsi sul terreno rimangano lì anche solo uno o due giorni e viene liberata una quantità enorme di ammoniaca e questa è precursore del PM”.

La questione della correlazione fra liquami zootecnici e inquinamento non è nuovo ma nasce dall’elevata concentrazione di animali allevati sul territorio, in particolare in pianura Padana: “Stiamo parlando di 4 milioni e mezzo di maiali e un milione e seicentomila bovini solo in Lombardia, ci sono più animali che uomini. Una volta le cascine avevano 10 mucche, adesso la situazione è questa ed è ovvio che qualcosa di squilibrato ne venga fuori”.

La correlazione segnalata da Mercalli non è però legata alla posizione espressa da Report fra maggiore inquinamento e maggiore espansione del virus (contestata da un documento emesso da Società Italiana di Aerosol) con la quale il climatologo non si è detto concorde, bensì, come aveva spiegato nel suo intervento durante la trasmissione “Sono le venti”, fra i danni all’apparato respiratorio dovuti al particolato e la maggiore pericolosità e incidenza del virus in condizioni già compromesse.

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