Fridays For Future: lettera all’Italia sul mondo nuovo ma nessun riferimento alle abitudini alimentari

Filippo Sotgiu, uno degli autori della lettera spiega perché nel testo manca una presa di posizione su un tema così determinante per le sorti del pianeta.

Tobias Leenaert è un esperto di comunicazione efficace sul tema vegan e durante un’intervista che ha rilasciato al nostro giornale per la stesura del libro “La connessione. Virus, sfruttamento animale e alimentazione”, ha detto: “Il veganismo non è la soluzione per tutto e non è mai l’unica soluzione per qualcosa”: vero, ma il fatto che non sia l’unica soluzione non significa che non faccia parte della stessa.

Eppure nella lettera aperta all’Italia che il movimento spontaneo globale Fridays For Future ha pubblicato sul proprio sito e ripresa da tutti i media italiani, il nodo centrale è la necessità da parte della politica di avviarsi verso una “transizione ecologica” inevitabile per garantire la sopravvivenza della specie umana. Quello che sorprende è la mancanza di una posizione e di un riferimento al tema dell’alimentazione e dell’impatto che questa ha sull’equilibrio ecologico del nostro pianeta. L’unico accenno è questo: “Produrremo il cibo per cui siamo famosi in tutto il mondo in maniera sostenibile”.

La lettera parla della necessità di un nuovo piano di investimenti rivolto alle energie rinnovabili: “Non avremo più bisogno di comprare petrolio, carbone e metano dall’estero. Smettendo di bruciare combustibili fossili, riconvertendo le aziende inquinanti e bonificando i nostri territori  devastati potremo salvare le oltre 80.000 persone uccise ogni anno dall’inquinamento atmosferico”. Anche il tema della crisi climatica è un altro perno importante della lettera: “Siamo già entrati nel decennio cruciale. Il momento del collasso dell’unico ecosistema in cui possiamo vivere, il superamento di 1,5°C di riscaldamento globale, già si staglia all’orizzonte”.

Perché non si parla di alimentazione?

Non si parla di stili alimentari nonostante questo sia un punto cruciale anche per l’Ipcc, ossia l’Intergovernmental Panel on Climate Change, l’organismo delle Nazioni Unite che si occupa della valutazione dei cambiamenti climatici e che è stato al centro di moltissimi degli interventi pubblici di Greta Thunberg, volto noto del movimento.
Nel suo ultimo rapporto stilato in circa due anni di lavoro e con la collaborazione di 107 esperti provenienti da 52 Paesi, l’Ipcc scrive: “Per limitare l’innalzamento della temperatura globale a 2°C è necessario un cambiamento diffuso delle abitudini alimentari verso diete a basse emissioni di carbonio, che prevedono un consumo maggiore di vegetali e frutta e una sostanziale riduzione di consumi di carni rosse”.
Il sistema alimentare globale, spiega il report, contribuisce, dalla produzione al consumo degli alimenti, per circa il 25-30% alle emissioni dei gas serra responsabili del riscaldamento globale prodotte dalle attività umane. È in questi termini che quello che decidiamo di mangiare e come il cibo che consumiamo viene prodotto ha effetti diretti sul riscaldamento del Pianeta e sul clima.

La risposta di Fridays For Future

Al telefono Filippo Sotgiu, 19 anni, uno degli autori della lettera e attivista del movimento, riconosce che la mancanza di una posizione “ufficiale e coordinata” sul tema dell’alimentazione e del suo impatto sull’ambiente è “una pecca” ma spiega che si tratta solamente di una questione organizzativa: “Durante le assemblee in cui discutiamo di questioni anche organizzative non siamo ancora riusciti a parlare di questo, ma anche su altri aspetti ancora non lo abbiamo fatto”. La lettera fa solo un tiepido accenno al tema per motivi “stilistici e strutturali” spiega Sotgiu che studia matematica e pianoforte fra Olbia e Roma: “La lettera doveva essere breve e diretta e volevamo puntare su un tema, quello della necessità di lavorare ad un piano di riconversione della produzione verso le rinnovabili, vorremmo davvero che tutti capissero che l’ecologia è la strada migliore anzi è l’unica via per evitare che questa situazione si ripeta, non volevamo allungare troppo il brodo e indebolire il messaggio”.

Eppure il collegamento fra l’emergere di nuove malattie e lo sfruttamento dell’ambiente a causa delle pratiche agricole aggressive legate all’allevamento intensivo è una realtà, così come lo è la connessione fra le scelte alimentari e la difesa dell’ambiente: “E’ vero, l’alimentazione è un punto fondamentale – continua Filippo Sotgiu – ma è anche un argomento complesso, culturale, ed è difficile perché va oltre il semplice piano di riconversione. Credo personalmente che non sia possibile puntare su una presa di coscienza collettiva spontanea sul tema alimentare, ci vorranno delle mosse politiche che in qualche modo mettano le persone nelle condizioni di comprendere meglio questo tema”.
Anche all’interno del movimento le posizioni sono spesso discordanti: “Mi sono confrontato più volte durante le manifestazioni du questo tema e devo dire che se è molto facile capire che la plastica crea un grosso danno perché le tartarughe la mangiano e muoiono, il collegamento con il sistema produttivo alimentare che pure incide sull’ambiente molto di più, non è chiaro per molti”.
Insomma una scelta stilistica da una parte e un punto difficile da affrontare collettivamente, dall’altro: “E’ un tema del quale dovremo parlare – spiega Sotgiu – perché se è vero che Fridays For Future si è sempre allontanato dal tema della responsabilità  personali puntando l’attenzione, invece, su quelle politiche, c’è da dire che per il tema dell’alimentazione il ruolo delle scelte individuali rappresenta un’eccezione evidente”.

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