Gita scolastica al mattatoio: la bufala per riflettere

VeganSi tratta solo di una “storia di fantasia” quella che è comparsa in questi giorni online e che ha già fatto il giro dei social e di alcuni siti che si occupano di alimentazione e scelta vegetariana e vegana. La vicenda è semplice: una classe di ragazzi di una lontana cittadina (reale) del Nebraska, vengono portati in visita ad un mattatoio per vedere come nasce un hamburger. Basta poco e i ragazzini entrano in crisi: c’è chi piange, chi urla e anche chi vomita per lo shock.

Il mare di commenti che questa finta storia ha generato sui social (spesso di chi non ha letto che la storia era, appunto, di fantasia) ha a che vedere con una domanda di base: come si può, e sopratutto di deve, raccontare esattamente che cosa significa mangiare carne ad un bambino? C’è chi fra i commentatori plaude il fantomatico maestro che porta gli alunni a vedere “la realtà dei fatti”, c’è chi si rallegra perchè nella cittadina ci saranno, dopo la gita, molti più vegani, c’è chi, invece, sostiene che non fosse il caso e che è “troppo per un bambino”. Il tema è complesso e certamente non esiste una risposta univoca perchè è complessa la realtà da cui si può partire: si è genitori? Insegnanti? Amici di genitori con bambini? Nonni? E quanto è “giusto” imporre le proprie scelte alimentari ed etiche ad un bambino?

Quello che certamente è fondamentale, però, è non interrompere un legame naturale e immediato: quello dei bambini con gli animali, di tutti i tipi. Citiamo volentieri un bel libro della piscologa Annamaria Manzoni che ha una tesi riguardo a questo punto:

“I bambini nascono con un’innata predisposizione all’empatia nei confronti degli animali, perché riconoscono in essi qualcosa di vicino a loro, alla loro umanità.”

Insomma, accade spesso che, se i genitori danno il “cattivo esempio”, questo legame si interrompa e vada ad inserirsi in un vortice di “abitudine alla distanza” che viene poi veicolato e rafforzato da realtà come i circhi e gli zoo nelle quali gli animali sono “oggetti” da mostrare e non esseri viventi con diritti e sofferenze.

Quindi, forse non è necessario portare un ragazzino (anche se immaginario) in gita in un mattatoio, ma la prossima volta che si avvicina ad un cane o ad un gatto, accarezzatelo per primi, insegnategli l’empatia, verso tutti.

Federica Giordani

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