Sondaggio mondiale sul clima: solo 1 su 3 ritiene che l’alimentazione vada cambiata

Il risultato rispecchia, secondo UNPD, la mancanza di cultura sulle alternative vegetali e l’idea che si tratti sempre di “una scelta personale”.

Si chiama Peoples’ Climate Vote, ed è il primo e più imponente sondaggio che sia mai stato realizzato nel mondo sul tema della crisi climatica. Finanziato e promosso dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), ha coinvolto oltre 50 paesi che insieme, rappresentano il 50% della popolazione mondiale.

Milioni di persone, insomma, hanno potuto rispondere a domande legate alla crisi climatica e alla sua percezione nel mondo ma, soprattutto, su quali siano le possibili azioni pratiche per tentare di ovviare al disastro, quelle che sarebbero sostenute senza nessuna esitazione. Il risultato è stato molto interessante secondo Achim Steiner, amministratore della UNDP: “Leggiamo che un’azione urgente per il clima ha un ampio sostegno tra le persone di tutto il mondo, indipendentemente dalle loro nazionalità, l’età, il sesso e il livello di istruzione”. Ma c’è un grosso “ma”.

Nei risultati è emerso che il tema più popolare, quello sul quale secondo gli intervistati è più urgente agire, è la conservazione delle foreste e della terra (54%), seguito dalla necessità di più energia solare, eolica e rinnovabile (53%), l’adozione di tecniche agricole rispettose del clima (52%) ed infine, maggiori investimenti in imprese e lavori “verdi” (50%).  Il fanalino di coda, il punto sul quale non si è riusciti in nessuna area del mondo a raggiungere nemmeno lontanamente il 50% di consenso, è stato la possibilità di modificare le proprie scelte alimentari.

La tabella tratta dal documento dell’UNDP che mostra i risultati della domanda sulla dieta a base vegetale.

Più vegan? No, grazie

Come è possibile vedere nel grafico, i risultati rispetto alla domanda “Una dieta a base vegetale potrebbe essere un’azione efficace da sostenere ai fini di buoni risultati contro la crisi climatica?”, le risposte positive non hanno mai superato la soglia del 42%, fra l’altro in zone del mondo come “piccole isole” e “stati con economie in sviluppo”. Insomma, l’alimentazione vegetale, nonostante la stessa UNDP nel report la descriva come “un’alternativa per fornire cibo nutriente con minori emissioni di metano“, non viene considerata interessante ma, sempre secondo il report, viene annoverata più fra le “scelte personali”. Secondo il rapporto UNDP, le motivazioni di questi risultati sono da ricercarsi in tre ambiti:

  1. In alcuni paesi le opzioni plant based sono molto scarse.
  2. Molti paesi non hanno una vera educazione riguardo le alternative vegetali.
  3. Il cibo viene sempre ritenuto un ambito personale e non sindacabile.

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