Papa Francesco di nuovo contro chi considera cani e gatti parte della famiglia

Il Papa racconta di aver perso la pazienza durante un’udienza: “Signora ci sono i bambini che muoiono di fame e lei con il cagnolino…”.

L’attuale pontefice, Papa Francesco, si è rifiutato di benedire un cane durante un’udienza del mercoledì in Piazza San Pietro e ha raccontato l’episodio durante gli Stati generali della natalità tenutisi sempre nella capitale. Affiancato dalla presidente del consiglio Giorgia Meloni, Papa Francesco ha spiegato: «Una signora si è avvicinata con una borsa e, mostrandomi un cane, mi ha detto “Per favore mi benedice il mio bambino…?”, non ho avuto pazienza e ho sgridato la signora dicendole: “Tanti bambini hanno fame e lei col cagnolino…”.

Non è la prima volta che il papa che porta il nome del santo indicato dalla Chiesa come patrono anche degli animali, esprime la sua posizione sul fatto che esistano persone che provano un affetto intenso verso gli animali da compagnia. Nel gennaio del 2022, Bergoglio si era espresso così: “Oggi la gente non vuole avere figli, nemmeno uno. Tante coppie non vogliono ma hanno due cani, due gatti. Sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Si fa ridere capisco, ma è la realtà e questo negare la maternità e la paternità ci diminuisce, ci toglie umanità e così la civiltà diventa più vecchia e senza umanità”.

Questa volta il pontefice, con un errore logico piuttosto grossolano, ha spiegato di aver “sgridato” una signora non tanto per il gesto della benedizione in sé (va ricordato che il 17 gennaio in occasione di Sant’Antonio Abate in piazza San Pietro avviene la benedizione degli animali, compresi quelli che poi verranno sfruttati per ricavarne carne, latte e formaggi) bensì perché questa sarebbe da contrapporre ai “bambini che muoiono di fame”. Incomprensibile come l’affetto e la volontà da parte di chi è credente di proteggere il proprio animale con una benedizione possa essere messo come condizione disgiuntiva rispetto alla possibilità di essere, per esempio, impegnati a sostenere associazioni che si occupano di bambini in difficoltà. Una sorta di “benaltrismo” condito in salsa di senso di colpa per chi prova affetto per esseri di una specie diversa dalla nostra, per chi se ne occupa magari dopo averli salvati da situazioni difficili o, banalmente, li ama senza dover rendere conto a nessuno e senza per questo dover essere redarguito della sua poca attenzione ai “bambini che muoiono di fame”. E se la signora avesse perso un figlio o una figlia e quel cane fosse la sua compagnia? E se la signora fosse una mamma a distanza di bambini in difficoltà? E se la signora, come è suo diritto, amasse semplicemente quel cane tanto da volerlo proteggere il più possibile (secondo la sua credenza religiosa) con un gesto tradizionale come la benedizione? La domanda è: perché no?

E perché nel 2018, però, il Papa, aveva benedetto una macchina da Formula Uno elettrica? Se vogliamo fare il gioco del benaltrismo, eccoci pronti: quanti bambini affamati si potevano salvare con il costo di quell’auto? Un auto merita una benedizione più di un essere vivente?

Se Papa Francesco collega la bassa natalità italiana al fatto – come fece lo scorso anno – che alcuni scelgono cani e gatti al posto dei figli perché “più semplici e meno dolorosi”, significa che, forse, non conosce la complessità che si cela dietro al calo della natalità in un paese. Citiamo solo alcune delle condizioni: mancanza di welfare adeguato per le famiglie (ed in particolare di supporto economico, nonché infrastrutturale per le donne), tassi sempre più alti di infertilità dovuti alle condizioni climatiche e ai tassi di inquinamento, libera scelta di chi non sente in nessun modo di dover generare figli per rendere la propria vita migliore o completa, persone che, pur volendoli moltissimo, non riescono ad averne o non possono permetterseli economicamente, una cultura patriarcale mai superata.

Continuando a far passare questo messaggio completamente insensato e di contrapposizione fra il valore degli animali e quello degli esseri umani, facendo trasparire lo scherno e la scarsa comprensione per chi vive un sentimento forte e onesto verso il proprio cane, gatto, coniglio, mucca, pecora o qualsiasi altro animale, ancora una volta la Chiesa dimostra di non aver compiuto nessun passo avanti rispetto a tematiche fondamentali dimenticando che la base della dottrina cristiana è il logos, il verbo, e che esso è “amore”. Sant’Agostino diceva che “la misura dell’amore è amare senza misura” e, aggiungiamo noi, senza specismo e senza sensi di colpa.

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