L’industria della carne contro le trasmissioni di Giannini e Tozzi: “Attacchi scorretti e fuorvianti”

I conduttori hanno risposto agli attacchi e alle accuse delle associazioni di categoria che puntano non sui dati bensì sul loro ruolo fondamentale per i cittadini nell’attuale pandemia.

Allevatori-contro-giannini-tozzi

“Puntare il dito contro allevatori, lavoratori e imprese di trasformazione che nel mezzo della più terribile pandemia dell’epoca contemporanea continuano a lavorare per garantire a tutti alimenti nobili, è scorretto ed intollerabile”. Questa la sintesi delle parole espresse dalle principali associazioni di categoria italiane zootecniche contro le trasmissioni “Indovina chi viene a cena” condotto da Sabrina Giannini e “Sapiens” condotto da Mario Tozzi.

Cosa dicono le associazioni di categoria?

La lettera, firmata fra gli altri dal presidente del gruppo mantovano di salumi e carni Levoni, Nicola Levoni e da Luigi Cremonini  presidente del gruppo che porta il suo nome e del quale fanno parte Inalca, Montana e Manzotin, è stata pubblicata online e inviata all’attenzione del direttore di Rai3 Stefano Coletta, al presidente Rai Marcello Foa e perfino al ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova.
Secondo le associazioni di categoria è “inaccettabile l’atteggiamento che sta prendendo piede in numerose trasmissioni della televisione pubblica, volto a creare un pericoloso quanto insussistente collegamento fra la zootecnia come causa all’origine dell’epidemia di coronavirus, oltre che a screditare i produttori italiani di alimenti di origine animale”. Il rischio paventato dalle associazioni è quello di “un danno, amplificato dall’attuale situazione emergenziale, potrebbe essere irreparabile per i settori che, in questo momento, tengono in piedi l’economia italiana e consentono agli italiani di continuare ad approvvigionarsi di beni alimentari primari”.

Ma non è tutto, secondo Assalzoo, Assica, Assocarni, Assdolatte, Carni Sostenibili e Una Italia le trasmissioni avrebbero uno scopo nascosto ossia: “la personalistica volontà di propagandare un modello di vita alternativo a quello comunemente diffuso, producono un enorme danno a carico dei principali settori del Made in Italy e dei consumatori”.

La richieste alla Rai

Nella lettera arriva un invito non certo velato: “È essenziale che la RAI, consapevole del fondamentale ruolo che il servizio pubblico riveste, in particolare in momenti come questo che stiamo vivendo, presti molta attenzione a quei messaggi che, privi di fondamento scientifico, puntano a destabilizzare ulteriormente il fragile equilibrio che regna all’interno delle famiglie italiane”. L’appello delle associazioni di allevatori è quello ad una “informazione più distesa, equa ed imparziale, che non cerchi a tutti i costi improponibili capri espiatori, quando tutti stiamo cercando di uscire compatti da una pandemia globale”.

Le risposte di Tozzi e Giannini

La giornalista Rai ha replicato attraverso le pagine de “Il Salvagente” alla lettera: “Nella mia trasmissione non è mai stata collegata l’attuale pandemia da coronavirus al consumo di carne (se non quella di pipistrello)”. Rispetto al tema della volontà di propagandare degli stili di vita alternativi la Giannini dice: “Questa è la dimostrazione che non hanno argomenti e se li inventano diffamando chi si appoggia fonti ufficiali come Unep (dell’Oms) e Ipcc (il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico delle Nazioni Unite)”.

Anche il geologo Tozzi ha risposto alle accuse: “Come avrei potuto mettere in relazione il coronavirus e gli allevamenti italiani? Quella puntata è stata registrata nel 2019 quando il coronavirus ancora non c’era”. Se invece ci si riferisce ai dati sull’inquinamento, di cui però la lettera non fa cenno, “I numeri sono quelli dell’Ispra, c’è poco da dire”, spiega il conduttore.

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