Il benaltrismo e i vegani: una storia “d’amore” lunga decenni

C’è da sempre e ci sarà sempre qualcosa di più importante di cui occuparci ma questo approccio determina un immobilismo pericoloso.

Con grandissima probabilità avrete visto il video che vi riproponiamo qui in alto. Come accade spesso con i contenuti creati dai The Jackal, in pochi giorni questo corto è stato visualizzato da milioni di persone che hanno finalmente dato un nome ad un modo di fare decisamente sempre più presente nel nostro quotidiano.

Benaltrismo” è una parola nuova coniata in ambito giornalistico per raccontare un atteggiamento molto diffuso: quando stiamo affrontando un problema, magari trovando anche delle soluzioni, spostiamo il focus del discorso su altro, facendo presente che ci sono decisamente problemi più importanti dei quali occuparsi. Se parliamo, per esempio, del dramma del randagismo, immediatamente si ricorda che ci sono bambini che muoiono di stenti in alcune (troppe) parti del mondo. Se decidiamo di occuparci dei diritti civili (e umani) di chi ama una persona del suo stesso sesso, sappiamo che immediatamente dovremo portare la nostra attenzione sui diritti negati alle famiglie “tradizionali”. Se stiamo parlando di come impedire che miliardi di animali ogni anno vengano torturati e poi uccisi per la nostra alimentazione e per parte del nostro vestiario pur non essendocene il bisogno, improvvisamente non possiamo farlo perché ci sono i poveri che non hanno accesso al cibo e il “vizio” dei vegani di scegliere che cosa mangiare, è solo una moda, un pretesto per sentirsi migliori senza risolvere un bel niente.

Ecco, il benaltrismo insegue a cortissima distanza da sempre la scelta alimentare 100% vegetale: cercare di affrontare uno dei miliardi di problemi che gravitano attorno al mondo che occupiamo, ma anche alla nostra vita quotidiana, partendo dalla scelta del che cosa portare in tavola, sembra essere una curiosa forma di frivolezza, un modo per non occuparsi di cose “ben più importanti”.Eppure è chiarissimo che non è così.
Insomma se avete deciso che comprerete altre cose che non carne e derivati, sappiate già da subito che per molti sarà del tutto automatico che non vi occuperete mai di bambini che soffrono la fame, diritti negati ai lavoratori, crisi economica e via compitando. Si tratta di uno degli “attacchi” più classici ai quali vi troverete a rispondere, un modo per sminuire la scelta che state facendo (o avete fatto), un attacco stupido, evidentemente.

E quindi?

Non si tratta però solo di questo. Spostare il focus del problema su “altro” è una strategia che ha come obiettivo quello di allontanare il problema evidenziato più in là, via da sé.
L’orrore e la sofferenza che avvolgono la vita degli animali definiti “da allevamento” (come lo sono i cani o gli insetti in alcune zone del mondo), diventano meno importanti davanti ad altre profonde ingiustizie: dunque la soluzione sembra essere non occuparsi di nessuna delle due (tre o quattro, o cinque…).

Quando prendiamo posizione rispetto ad un problema che coinvolge anche tutti gli altri attorno a noi (come, per esempio, il che cosa mangiare) ecco che la reazione “benaltristica” attende dietro l’angolo ma è decisamente la cosa più inutile nella quale ci si può imbattere e deve essere ignorata poiché spiegare che ogni elemento è in potenziale connessione diventerebbe difficile, perché chiarire che l’alimentazione 100% vegetale non è la sola cosa che decidiamo di fare ogni giorno per noi stessi e per il prossimo (animali, pianeta e esseri umani) e che, se anche lo fosse, questo non renderebbe meno importante la questione che stiamo affrontando (o cercando di affrontare) con la nostra scelta vegana, sarebbe quasi impossibile.

Contro il benaltrismo la risposta, per assurdo, è il benaltrismo stesso: c’è ben altro di cui occuparsi che di coloro i quali ci dicono che c’è ben altro di cui occuparci mentre si nascondono non affrontando nulla. Let’s move on.

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