The Lancet: “Alimentazione a base vegetale” chiave per salvare il mondo

Una commissione di quasi 40 esperti ha redatto un report che non lascia spazio a dubbi: la strada per affrontare problemi giganteschi come la distruzione del nostro ambiente e il peggioramento delle condizioni di salute della popolazione è cambiare alimentazione.

The-lancet alimentazione vegetale

L’hashtag lanciato da una delle più antiche e autorevoli riviste scientifiche del mondo, The Lancet, parla da solo:#foodcanfixit (“il cibo può risolvere”). In un nuovo articolo  la commissione scientifica del giornale composta da circa 40 esperti da 16 paesi del mondo, ha condotto un’analisi ricca di dati. Emerge chiaramente che i gravi problemi che l’umanità sta affrontando (l’obesità, le malattie da benessere, la malnutrizione e il disastro ambientale legato alla perdita di biodiversità a causa delle attività umane) hanno un solo denominatore comune: il sistema di produzione mondiale del cibo. Serve un cambiamento immediato, The Lancet lo chiama “Great Food Tranformation”.

The data are both sufficient and strong enough to warrant immediate action// I dati sono sufficienti e abbastanza convincenti per richiedere con forza un’azione immediata. – The Lancet

Meno carne, più legumi, frutta e verdura

Un cambiamento radicale nelle abitudini alimentari e nella tipologia di alimenti prodotti è la chiave che la rivista scientifica ha deciso di perseguire rispetto alla sua linea editoriale del 2019 che sarà ” l’anno del cibo”. “La Commissione ha mostrato – si legge nel report – come nutrire 10 miliardi di persone nel 2050 con una dieta sana, ponendo confini di sicurezza per la produzione di cibo che salvaguardino il pianeta, è possibile e necessario”.
La sintesi delle trenta pagine che compongono il documento è presto fatta: “Una dieta di riferimento universale e sana è basata su un aumento del consumo di alimenti sani (come verdura, frutta, cereali integrali, legumi e frutta secca) – si legge – e una diminuzione del consumo di alimenti non sani (come la carne rossa, lo zucchero e i cereali raffinati). Ciò apporterebbe importanti benefici per la salute, oltre ad aumentare la probabilità di raggiungere gli obiettivi riguardanti lo sviluppo sostenibile”.

Il grafico che la rivista ha realizzato per spiegare che cosa significa “equilibrio” di una nuova dieta e da dove dovrebbero arrivare i nutrienti principali. Per esempio, il ruolo delle proteine vegetali è chiaro: sono la maggior parte.

La carne non scompare dalle tabelle, così come non lo fa il pesce, ma la diminuzione dei suoi consumi è la strada segnata. Secondo The Lancet, inoltre, il cambio di alimentazione porterebbe anche alla prevenzione di circa 11 milioni di decessi all’anno nel mondo fra gli adulti, un numero che rappresenta l’11% su un totale del 24% .
Nelle linee guida presentate, le proteine arrivano principalmente dai legumi, pochissimi gli zuccheri aggiunti, tanta la verdura, la frutta e i cereali integrali.  “Accanto ai cambiamenti alimentari, – si legge nell’articolo – le politiche agricole devono essere orientate verso una varietà di alimenti e nutrienti che migliorino la biodiversità piuttosto che mirare ad aumentare il volume di alcune colture, molte delle quali sono ora utilizzate per l’alimentazione animale.”

Si tratta dell’ennesima analisi, dopo quelle realizzate da istituzioni come la FAO, che pongono l’accento sulla necessità di cambiare le abitudini alimentari, ma come? The Lancet spiega: “Questo impegno comune può essere raggiunto rendendo gli alimenti sani maggiormente disponibili e a prezzi accessibili al posto di alternative non salutari, migliorando l’informazione e il marketing alimentare, investendo nell’informazione sanitaria pubblica e nell’educazione alla sostenibilità, attuando linee guida alimentari e utilizzando i servizi sanitari per fornire consigli e interventi dietetici”.

L’informazione e l’educazione, quindi, sono la chiave di volta: sono i consumatori che possono fare la differenza con le loro azioni ed è a loro che deve puntare l’informazione. Non ci sono cenni all’idea di lavorare con le aziende o con i produttori, il cambiamento e la “rivoluzione” alimentare devono partire da chi consuma. Il cibo è la chiave di volta.

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