Vegolosi.it spiega la differenza fra informazione e pubblicità: una volta per tutte

Una spiegazione ai nostri lettori che riteniamo doverosa ma che crediamo, farà molto bene anche a noi.

Per la prima volta in 5 anni di attività, il nostro giornale si prende uno spazio personale per spiegare ai suoi lettori una cosa molto importante. Siamo sempre stati sinceri con voi, portando a chi ci segue un rispetto enorme, come è giusto che sia da parte di un giornale, ma è arrivato il momento di mettere alcune cose in chiaro.

A scrivervi è Federica Giordani, direttore di Vegolosi.it da 5 anni, giornalista. Questo progetto editoriale è nato da me, fondere la cucina e il giornalismo, l’informazione accurata e le ricette per  avvicinarsi all’alimentazione vegana: l’ho voluto con tutte le mie forze, adesso c’è.

Dietro i social ci sono persone

Ogni giorno sui social network di Vegolosi.it, anzi solamente su una delle piattaforme che seguiamo, Facebook, ci ritroviamo a contatto “diretto” con chi ci legge. La stragrande maggioranza di più di 100 mila persone, segue il nostro lavoro e lo apprezza, a volte lo critica in modo costruttivo, a volte ci da suggerimenti su come migliorare: leggiamo tutto, sempre. Per la maggior parte ciò avviene in modo educato, con la consapevolezza che Facebook non è una latrina nella quale scaricare la propria rabbia e frustrazione sperando che dall’altra parte non ci sia nessuno a rispondere o, ancora peggio, credendo che chi lavora sui social non sia un essere umano a cui portare rispetto.

A volte, però, questo non succede e ne siamo stupiti perché abbiamo sempre creduto che la scelta vegana, la filosofia antispecista, portasse con sé per prima cosa il rispetto per l’altro, chiunque esso sia (animale, donna, uomo, bambino, veterinario dei macelli, attrice che fa pubblicità, persone che mangiano carne, persone che comprano le uova dal contadino). Per noi il percorso a favore di un cambio di paradigma alimentare passa attraverso il buon senso, l’informazione, la consapevolezza, il confronto e il rispetto di tutte le scelte, anche quelle che non condividiamo. Abbiamo una certezza: il mondo non è per la maggior parte fatto di persone vegane o vegetariane, bensì tutto il contrario, e questo va capito ed è necessario non porsi dal pulpito del “bene” giudicando gli altri, bensì è necessario ricordare che la maggior parte di noi arriva da un percorso di transizione. Non è nemmeno detto che, nonostante tutti gli sforzi profusi, le persone cambieranno alimentazione o prenderanno consapevolezza del dolore completamente ingiusto ed inutile che infliggiamo agli animali. Per noi ogni ricetta cucinata “al posto di”, ogni lettura di articolo, è un passo avanti di cui andare fieri.

La differenza fra blog e giornale

Detto questo, Vegolosi.it è, lo abbiamo spiegato molte volte ed è facile vederlo anche guardando il nostro sito fino alla fine, in basso, nel footer, una testata giornalistica e non un blog. Non diamo le nostre opinioni personali, bensì riportiamo dei fatti attraverso scelte che si chiamano “linea editoriale”. Ciò significa che decideremo di parlare di alcune cose e non di altre, ma quando lo facciamo riportiamo i fatti parlando, quando è necessario, direttamente con le fonti. La nostra linea editoriale è la seguente: raccontare il mondo veg in Italia e quello internazionale mostrando tutto ciò che si sta muovendo in quella direzione, i cambiamenti culturali di paradigma, il mercato, i movimenti dell’offerta; parliamo degli orrori che accadono negli allevamenti, mostriamo e rilanciamo le inchieste delle associazioni animaliste, e tanto altro.

I casi “Hunziker” e ” Caseificio etico”

Ora veniamo al punto: la differenza tra fare pubblicità e informare eravamo convinti potesse essere chiara, ma evidentemente non è così perché veniamo spesso “accusati” di fare pubblicità o dare visibilità a storie, realtà o personaggi che “non sono vegani”, che “potrebbero far cambiare idea a chi non è sicuro”, etc. Il punto è che l’informazione per noi è la base: se non conosco, se non capisco quello che succede attorno a me, come posso farmi una mia idea? E’ davvero possibile costruire la propria opinione e basare in modo consapevole la propria scelta alimentare (e non solo) leggendo solo quello che “piace”? Per noi la risposta è “no”. Il mondo non è Facebook che, attraverso un algoritmo, ci mostra sempre di più i post delle persone o delle realtà a cui abbiamo messo “like” e quindi che rispecchiano maggiormente la nostra idea di mondo.
La risposta a “Gli fate pubblicità” è: no, non veniamo pagati per parlare di qualcuno, e quando questo accade, come è regola deontologica, ciò viene segnalato al lettore con la frase “Contenuto offerto da”. Sono stati, ultimamente, due i casi sui quali siamo stati attaccati: la nuova linea di prodotti della conduttrice Michelle Hunziker e il caseifico Latteamore.

In entrambi i casi abbiamo dovuto rispondere a commenti folli di persone che auguravano la morte alla prima, e a chi ritiene che parlare della vicenda di un’azienda che dice di produrre “latte senza sofferenza” fosse pubblicità. Nel primo caso è ovviamente non commentabile il fatto che una persona che si dice paladina del rispetto del prossimo (animale o uomo che sia) auguri la morte a qualcuno solo perché ha deciso di creare dei saponi vegani anche se vegana non lo è. Nel secondo caso, abbiamo passato 4 giorni a cercare fonti e dati per chiarire che cosa potesse davvero significare “latte etico”. In quell’articolo ci sono solo fatti e saranno i lettori a farsi un’opinione. Se qualcuno comprerà i loro prodotti non lo farà di certo perché lo abbiamo spinto o suggerito noi, ma perché vuole farlo e avrebbe comprato in ogni caso digitando online “Formaggio etico acquisto”, su Google. Se un vegetariano rimarrà tale è perché non ha motivazioni sufficienti dentro di sé per diventare vegano, non perché davanti a lui ci sono prodotti alternativi. Abbiamo deciso di parlarne perché moltissimi ci hanno chiesto di chiarire la vicenda e noi, da organo di informazione lo abbiamo fatto perché c’erano molte cose che non ci erano chiare, molti aspetti che andavano approfonditi dando modo agli attori in causa (il caseificio e lo Stato Italiano attraverso i NAS) di dare dare la loro versione.

Continueremo il nostro lavoro: siamo operai

Una cosa deve essere chiara: non smetteremo di parlare di qualcosa che riteniamo sia una notizia, solo perché segue parametri che non rientrano nel mondo “vegano”; il mondo è complesso e sostenere che non se ne debba parlare per non influenzare qualcuno, significherebbe pensare che non abbiamo lettori, bensì vasi vuoti che non hanno una loro capacità critica e che non sanno leggere. I giornali non sono luoghi in cui cercare qualcuno che ci dica che cosa pensare, bensì sono strumenti che ci forniscono altri strumenti per capire meglio, per scoprire di più. I giornalisti sono al servizio del pubblico, sono operai che svolgono i lavoro che i lettori non ha tempo di svolgere. Non siamo opinionisti, siamo operai.

Abbiamo un profondo rispetto per chi ci legge, non saremmo qui senza di voi, ma la nostra professionalità non può essere messa in dubbio senza fatti. No, non siamo un gruppo di persone che “cavalca l’onda”, siamo un team di lavoro che ormai da 6 anni fornisce servizi completamente gratuiti a centinaia di migliaia di persone ogni giorno, facciamo cucinare vegano persone che non avrebbero mai pensato di farlo, diamo spunti di riflessione e cucina a chi vegano già lo è, rispondiamo sempre a tutti nel più breve tempo possibile. Il nostro giornale si sostiene con la pubblicità e attraverso la collaborazione con aziende che selezioniamo in modo decisamente severo, e abbiamo detto molti, molti, molti NO, e continuiamo a dirne.

Leggeteci, confrontatevi con noi, criticateci ma non accetteremo più che la nostra buona fede, la nostra professionalità, venga messa in dubbio da persone che leggono solo il titolo degli articoli, né da coloro che non comprendono la differenza fra un articolo di giornale, con fatti e fonti, e una pubblicità. Se il timore è che parlando di qualcosa, la scelta vegana diventi meno forte, significa che quella scelta non era fatta per i motivi giusti. Le scelta 100% vegetale per noi, prima di tutto è sinonimo della parola “rispetto”: Vegolosi.it lo usa come parametro per ogni scelta, ma lo pretendiamo anche da parte dei lettori.

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