Ennesima tragedia: muore 20enne durante la caccia, Enpa: “Responsabilità del governo”

Dopo la morte del giovane Ethan, sabato scorso ha perso la vita anche un ragazzo di 20 anni durante una battuta di caccia. Per Enpa è “colpa di chi non ha accolto l’appello sulla chiusura della stagione venatoria”.

Ragazzo ucciso caccia Rieti

Ennesimo incidente di caccia, questa volta nel reatino. A perdere la vita è stato un ragazzo di vent’anni, Marco T., colpito all’addome da un proiettile vagante esploso dal suo stesso compagno durante la caccia al cinghiale lo scorso sabato, nella zona di Santa Rufina-Cupaello. Il giovane, esperto cacciatore, è deceduto all’ospedale San Camillo de Lellis, dove era stato trasferito d’urgenza per essere sottoposto a un’operazione chirurgica e fermare la forte emorragia in corso.

La dinamica dei fatti, sulla quale indagano ora i Carabinieri, è ancora da ricostruire mentre la procura di Rieti ha aperto un fascicolo ai danni dell’uomo che ha esploso il colpo, ipotizzando il reato di omicidio colposo. Una vicenda tristemente simile a quella che ha coinvolto, a fine settembre, un altro giovanissimo: come ricorderete, Nathan Labolani, di soli 19 anni, perse la vita a seguito di un colpo di fucile sparato da un cacciatore che lo avrebbe scambiato per un cinghiale.

Enpa: “Responsabilità politica e morale del governo”

Annamaria Procacci, responsabile dell’Ufficio Fauna Selvatica di Enpa, ha commentato: “La responsabilità politica e morale di questa ennesima morte di caccia ricade su chi non ha raccolto l’appello alla chiusura della stagione venatoria, lanciato dopo la morte di Nathan Labolani – dichiara – La vicenda di questo ragazzo ricorda drammaticamente la morte del giovane di 19 anni ucciso ad Apricale, in provincia di Imperia, avvenuta venti giorni fa” chiosa.

“Oggi possiamo dire che quella morte è stata del tutto inutile perché non è servita a evitare quest’altra tragedia. Se il governo e il ministro dell’Interno, che hanno tanto a cuore la sicurezza e l’incolumità degli italiani, ci avessero dato ascolto e avessero fermato la stagione venatoria non ci troveremo a piangere un’altra vittima. Un ragazzo poco più che adolescente avrebbe dovuto prepararsi alla vita e invece è stato ucciso da una fucilata per una battuta di caccia” conclude.

Ragazzo ucciso a caccia

“Appendere i fucili ai chiodi”

Marco ed Ethan sono solo due delle tantissime vittime della caccia: oltre naturalmente agli animali – secondo LAV sono 464 milioni quelli uccisi ogni anno solo in Italia – ci sono anche vittime “collaterali”. Secondo l’associazione Vittime della Caccia, infatti, “nella stagione venatoria 2017-2018 sono stati 34 i civili non cacciatori coinvolti (24 feriti e 10 morti), 81 i cacciatori (61 feriti e 20 morti) e 3 minori vittime (2 feriti e un morto) per un totale di 115 vittime per armi da caccia/cacciatori“.

La soluzione, secondo Enpa, rimane una sola: “È inaccettabile che in Italia si continui a morire per i “capricci” delle doppiette alle quali viene ancora concesso di uccidere per “divertimento”. L’esecutivo dia un forte segno di discontinuità e di responsabilità e faccia l’unica cosa sensata: costringa finalmente i cacciatori ad appendere al chiodo i loro fucili” afferma Procacci.

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