Insetti al posto della carne? In Occidente non funziona: la ricerca spiega perché
Una recente analisi pubblicata sulla rivista Nature rivela che consumatori europei e americani non sono affatto pronti (e forse non lo saranno mai).

Nonostante una fiammata di interesse abbastanza recente, gli insetti come alternativa sostenibile alle proteine che arrivano da mucche, galline, pesci e maiali, proprio non sembrano funzionare, e a dirlo chiaramente è una ricerca pubblicata su Nature.
Nel 2023 l’Unione Europea – dopo il via libera dell’EFSA – aveva deciso di permettere utilizzo della polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) come fonte di proteine nei prodotti alimentari. Questo tipo di alimento, secondo regolamento, deve essere chiaramente segnalato e non è mai stato in dubbio che se una farina o un biscotto contenevano farina derivata dai grilli, il consumatore lo avrebbe saputo. Ma che cosa ne è stato davvero di questa idea politicamente sostenuta anche dalla FAO?
Secondo un’analisi pubblicata il 23 giugno sulla rivista Nature, i buoni propositi della politica occidentale di trovare una fonte alternativa di proteine alla carne utilizzando gli insetti si sta scontrando con un problema gigante: quello culturale. La maggior parte dei consumatori in Europa e negli Stati Uniti – secondo i sondaggi pubblici riportati anche da The Guardian – non sono affatto disposti a sostituire la carne con gli insetti: solo il 20% di loro sarebbe disposta a farlo. Al contrario il 90% si dice assolutamente disponibile a provare le alternative vegetali. Ecco perché, segnala la ricerca, attualmente gli insetti non possono essere considerati davvero una vera alternativa.
Data la carenza di domanda proprio dovuta ad un disgusto che ha basi culturali radicate, sono pochissimi gli investitori pronti a mettere sul piatto denaro per avviare produzioni che possano arrivare all’obiettivo. Inoltre, fa notare la ricerca: “L’accettazione rimane bassa anche negli alimenti a base di insetti che i consumatori erano più disposti a provare, come snack (37%), piatti principali (26%) e dessert (23%) . L’accettazione cala ulteriormente per pasti come insalate a base di insetti (7%) o zuppe (6%). I piatti a base di insetti non trasformati hanno ottenuto il punteggio più basso (1%), poiché alcuni attributi fisici degli insetti sono particolarmente sgradevoli, come le zampe lunghe e spinose o una consistenza corporea viscida”.
Esiste poi un altro problema: quello del confronto fra l‘impatto ambientale della produzione di insetti e quello delle proteine vegetali. Secondo lo studio “gli insetti hanno generalmente un impatto ambientale maggiore rispetto ai prodotti a base vegetale, l’integrazione di insetti in questi articoli è probabilmente dannosa dal punto di vista della sostenibilità. Sebbene i marchi promuovano questi prodotti come sostenibili, le loro argomentazioni si basano spesso su confronti con prodotti di origine animale, anche nel caso delle barrette”.
Gli alimenti vegetali pensati come sostituti della carne, quindi:
- Impattano meno sull’ambiente
- Incontrano maggiore favore dei consumatori
- Sono già sul mercato
- Possono essere prodotti in grandi quantità fin da subito
- Hanno ricevuto ampi investimenti in tutto il mondo
- Non prevedono la morte di nessun animale
Infine, “rispetto ai prodotti di origine vegetale, gli insetti non sembrano offrire vantaggi significativi .- spiegano i ricercatori – di conseguenza, sussiste il rischio che possano distogliere l’attenzione da alternative più sostenibili. Le risorse destinate all’allevamento di insetti potrebbero avere un impatto ambientale più positivo se indirizzate invece alla promozione di alimenti di origine vegetale”.
Fonte: Biteau, C., Bry-Chevalier, T., Crummett, D. et al. Oltre il passaparola: è improbabile che gli alimenti a base di insetti riducano significativamente il consumo di carne. npj Sustain. Agric. 3 , 35 (2025). https://doi.org/10.1038/s44264-025-00075-z
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