“Disturbare” cacciatori e pescatori in Italia è un reato? Il parere dell’avvocato

In Veneto una proposta di legge poi considerata illegittima, prevedeva sanzioni fino a 3600 euro per i “disturbatori”; nel nostro paese si tratta di un comportamento legale?

“Disturbare” cacciatori e pescatori è un reato nel nostro paese? Questo è quanto il Consiglio Regionale del Veneto aveva cercato di rendere effettivo tramite un decreto legge emanato su proposta di Fratelli d’Italia lo scorso luglio, che prevedeva sanzioni amministrative fino a 3600 euro per chiunque disturbasse intenzionalmente l’attività venatoria e piscatoria. La Corte Costituzionale, però, ha dichiarato l’illegittimità di questa legge, annullando di fatto quanto proposto dalla legge.

Il Veneto, in ogni caso, non è l’unica regione ad aver preso le parti dei cacciatori negli ultimi tempi: sono state numerose le proposte di legge emanate ma mai approvate che hanno comunque spinto le associazioni animaliste, lo scorso gennaio, a scrivere una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Paolo Gentiloni. Il sostegno alla categoria dei cacciatori da parte di alcune regioni (tra cui anche la Lombardia) è stato definito dagli animalisti come un’eccezionale situazione di illegittimità” dal momento che le leggi proposte non sono conformi a quella nazionale per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, degli ecosistemi e della fauna selvatica.

Disturbare cacciatori reato

L’On. Sergio Berlato, Consigliere Regionale del Veneto e tra i promotori della proposta di legge anti-animalisti, ha dichiarato in una nota che “la stessa identica legge verrà presentata presso il Parlamento nazionale tramite l’on. Maria Cristina Caretta”: nessuna resa, quindi. Berlato sottolinea inoltre che in altri paesi europei, compresa la Francia, esistono leggi analoghe da molti anni. Già lo scorso anno la Corte Costituzionale aveva bocciato una legge del Veneto per legittimare il “nomadismo venatorio“, che avrebbe consentito ai cacciatori di esercitare la propria attività ovunque sul territorio, mentre la legge nazionale sulla tutela della fauna e della caccia prevede che si possa cacciare solo in un territorio circoscritto e prestabilito.

La situazione in Italia spiegata dall’avvocato

A questo proposito, qual è la situazione nel nostro paese? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Carlo Prisco, esperto di diritto legato al tema dei diritti al veganesimo e della difesa degli animali: “Partiamo dal presupposto che si tratta di iniziative regionali e che, in quanto tali, non possono introdurre reati; anche la legge del Consiglio Regionale del Veneto, infatti, prevedeva solo una sanzione amministrativa. Siamo di fronte a una situazione controversa, che contrappone il diritto dei cacciatori a esercitare l’attività venatoria (considerata legale nel nostro paese) a quello degli attivisti a manifestare liberamente il proprio pensiero”.

In Italia è legale “disturbare” cacciatori e pescatori – continua – perché non esiste una fattispecie tipica di reato, anche se nel 2012 Forza Italia emanò una proposta di legge (mai accolta) a riguardo. Questo, in ogni caso, non significa che sia un comportamento privo di rischi. Non di rado, infatti, i cacciatori sono riusciti a far condannare i “disturbatori” per violenza privata, che nel nostro paese è un reato perseguibile penalmente e che si configura quando “chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa”. Il confine è davvero molto labile, e molto dipende anche dall’interpretazione del giudice”.

Disturbare i cacciatori è un reato in Italia?

“Per quanto riguarda l’Europa – continua Prisco – è possibile che i singoli stati abbiano effettivamente leggi a tutela dell’attività venatoria in questo senso, ma ricordiamo che comunque il diritto comunitario tutela sempre la libertà di manifestazione del pensiero, che prevale sugli altri in quanto diritto fondamentale. Il mio consiglio, per chi volesse “disturbare” cacciatori e pescatori, è quello di non avere mai contatti diretti con loro: uno striscione e una manifestazione pacifica sono la scelta migliore, mentre sono assolutamente da evitare insulti e minacce – specialmente in pubblico – che configurerebbero i reati penali di ingiuria e diffamazione”.

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