Carne coltivata, via libera del Senato al divieto in Italia

Il Senato ha approvato il disegno di legge che vieta la produzione e la commercializzazione della carne prodotta in laboratorio. Il ddl – che anche la comunità scientifica ha definito “inutile” – passa ora al vaglio della Camera

È arrivato dal Senato il primo via libera al disegno di legge del Governo che vieta la produzione e il commercio della carne coltivata in laboratorio. Dopo essere stato presentato la scorsa primavera con “procedura d’urgenza” – ed essere diventato un cavallo di battaglia del Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida – il ddl è stato infatti approvato oggi al Senato e passerà ora al vaglio della Camera per l’approvazione definitiva.

Il disegno di legge

Il provvedimento reca disposizioni circa “il divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” e contiene anche lo stop all’uso della dizione “carne” per i prodotti derivati da proteine vegetali.

Il divieto, ha spiegato in più occasioni Lollobrigida in questi mesi, nascerebbe dalla volontà di “tutela della nostra cultura e della nostra tradizione” ma anche – come indicato a suo tempo dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci – come provvedimento precauzionale in mancanza di “evidenze scientifiche sui possibili effetti dannosi dovuti al consumo di cibi sintetici”. Un posizionamento, in realtà, più politico – come abbiamo avuto modo di raccontare nei mesi scorsi – a tutela di allevatori e produttori di carne che dei consumatori. Non a caso, nelle ultime ore, sempre Lollobrigida è tornato a difendere la proposta di legge dal palco dell’Assemblea nazionale di Coldiretti che da anni porta avanti la battaglia contro ogni tipo di sperimentazione sulla carne in vitro.

Un divieto “inutile”

Eppure, si tratta diuna posizione miope, anche a detta della comunità scientifica. Mentre si discuteva il ddl, sempre al Senato si è infatti tenuto nei giorni scorsi un convegno dal titolo “Innovazione a tavola: studiare è meglio che vietare” per fare il punto sugli studi in corso sul tema. A riassumere la posizione del mondo scientifico è stata la senatrice a vita Elena Cattaneo, biologa di fama mondiale. “L’obiettivo della ricerca – ha spiegato Cattaneo a Il Sole24 ore – è conoscere al meglio delle nostre possibilità un fenomeno o un’innovazione per capirne conseguenze ed effetti. Decidere sulla base delle evidenze scientifiche dovrebbe essere la norma. Per la carne coltivata, e non solo, in Italia, si è decisa un’altra strada: quella ideologica del divieto a prescindere dai dati che si stanno mettendo insieme, e a cui stanno contribuendo anche le nostre università, penso a quelle di Trento e di Tor Vergata. Piuttosto, c’è da avere paura di una scelta di governo che, con leggerezza, si vanta di fare del nostro Paese il primo al mondo a vietare “a priori” ogni genere di carne coltivata, mortificando i nostri ricercatori e tagliando fuori le nostre imprese dalla gara mondiale di investimenti innovativi”.

Un divieto, di fatto, “inutile” – ha sottolineato la senatrice – dal momento che a oggi in Italia la carne coltivata ancora non c’è e che, qualora arrivasse il via libera dell’Efsa alla sua commercializzazione, non farebbe altro che trasformare l’Italia in “mero consumatore di una tecnologia prodotta altrove”. Il disegno di legge – hanno sottolineato anche gli altri scienziati presenti al convegno – vieta dunque “qualcosa che non c’è” e frena la ricerca in Italia su un settore di grandissima rilevanza rispetto al tema degli impatti ambientali della produzione alimentare e le cui stime per il futuro parlano di un mercato in grado di generare posti di lavoro e ricchezza per miliardi di euro.

All’estero

Intanto, nel resto del mondo la sperimentazione va avanti. Dopo il caso di Singapore – il primo Paese al mondo nel quale è possibile mangiare carne coltivata già dal 2021 – e il recente via libera alla commercializzazione della carne sintetica anche negli Stati Uniti, nei giorni scorsi l’Olanda ha autorizzato le prime degustazioni di test di carne e di frutti di mare coltivati in laboratorio in ambienti controllati.

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