OMS, Baroni: “Carni italiane più sane? Nessun fondamento”

Luciana Baroni

Si parla ancora del pronunciamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità su carni processate e carne rossa. Nell’immenso dibattito planetario che il parere dell’International Agency for Research on Cancer ha scatenato noi di Vegolosi abbiamo proposto quello di Anna Villarini, dell’Istituto Nazionale dei Tumori, e quello di Gianluca Felicetti, presidente della Lega Antivivisezione. Oggi ne proponiamo un altro, quello di Luciana Baroni, Presidente della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, specialista in Neurologia, Geriatria e Gerontologia nonché una delle massime esperte italiane in alimentazione a base vegetale.

Come giudica questo pronunciamento dell’OMS? Se l’aspettava?
Non è mai troppo tardi! È dal 2007 che il Fondo mondiale per la ricerca sul cancro (WCRF) classificava come “convincente” l’aumento del rischio del cancro del colon-retto riconducibile al consumo di carni rosse e trasformate.

Pensa che sia un incentivo a sposare la dieta mediterranea?
L’originaria dieta mediterranea (la dieta seguita fino alla prima metà del secolo scorso) era una dieta a base vegetale che prevedeva pochissima carne: questo avvertimento può sicuramente convincere molte persone a ridurre lo spazio che dedicano alla carne nel loro piatto, e tornare alle vecchie tradizioni.

Pensa che possa essere una promozione del vegetarianismo e del veganismo?
No, non necessariamente: i percorsi mentali delle persone sono spesso complicati, e l’Ego di chi vuole continuare a mangiare questi cibi sarà certo in grado di convincerli che possono farlo.

Cosa pensa della reazione delle associazioni dei macellai e dell’industria della carne secondo cui le carni italiane sono “più sane” rispetto a quelle di altri paesi?
Queste affermazioni non hanno nessun fondamento: le sostanze cancerogene sono contenute nella carne a prescindere da dove viene prodotta. La trasformazione delle carni, tutte le carni, produce N-nitroso composti e idrocarburi policiclici aromatici, mentre la sua cottura produce soprattutto amine eterocicliche aromatiche e ancora idrocarburi policiclici aromatici. I metodi di cottura ad alte temperature come frittura e grigliatura producono elevate quantità di questi carcinogeni.

Come giudica, invece, la reazione del ministro della Salute Beatrice Lorenzin secondo cui andrebbe preferita la “carne fresca”?
I metodi di allevamento intensivo sono incompatibili con la salubrità delle carni: anche la carne fresca, cioè non trasformata, contiene composti che derivano dai tossici ambientali che l’animale accumula nelle sue carni. Tant’è che anche questo tipo di carne è stata etichettata come cancerogena, e il WCRF recita, nella sua quinta raccomandazione per la prevenzione del cancro, che occorre “limitare il consumo di carni rosse (ovine, suine e bovine, compreso il vitello) ed evitare il consumo di carni trasformate”. Senza contare poi che il consumo di carne è stato messo in relazione ad altre gravi malattie, come il diabete, le malattie cardiovascolari, il sovrappeso-obesità.

Pensa che la carne rossa e la carne processata debbano essere ritirate dal mercato o quantomeno avere delle scritte evidenti sulle confezioni come si fa con i pacchetti di sigarette?
Rappresentando un pericolo per la salute pubblica, esattamente come il fumo di sigaretta, dovrebbero essere adottate delle misure che mettono in guardia il consumatore e lo responsabilizzano sulle conseguenze del consumo. Quanto ad essere ritirate… siamo alla fantascienza.

Pensa che questo pronunciamento dell’OMS possa provocare un calo dei consumi della carne?
Certamente sì, questo dovrebbe essere l’effetto naturale, così naturale che terrorizza il mercato portandolo alle reazioni a cui abbiamo potuto assistere.

Domenico D’Alessandro

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