Violenze su pulcini e polli, denunciato allevamento italiano di un fornitore di Lidl

L’ennesimo scempio ai danni degli animali, eppure continuiamo a mangiare pollo, nonostante tutto.

L’organizzazione Essere Animali diffonde oggi in tutta Europa un’investigazione realizzata in due allevamenti di polli da carne situati in nord Italia, entrambi appartenenti a un fornitore della catena di supermercati Lidl. Si tratta di grandi allevamenti intensivi composti da diversi capannoni che, a pieno regime, possono allevare per ogni ciclo produttivo circa 1 milione di polli.

Le riprese, filmate negli scorsi mesi, mostrano violenze su pulcini e polli da parte di alcuni lavoratori, per tale motivo l’organizzazione ha deciso di denunciare l’allevamento per i reati di maltrattamento di animali (art. 544 ter c.p.) e di uccisione di animali (art. 544 bis c.p.).

I pulcini provenienti dagli incubatoi vengono trattati senza alcuna cura, stipati all’interno di cassette e gettati con forza da un’altezza considerevole, con il rischio di provocare loro lesioni se non addirittura la morte. L’abbattimento d’emergenza di pulcini e polli malati viene eseguito con modalità cruente e illegali: gli animali sono colpiti con sbarre di ferro e spinti con forza contro gli abbeveratoi per provocarne lo schiacciamento e, quindi, la morte, che però non sempre avviene. In diversi casi, infatti, i polli continuano a dimenarsi e a sbattere le ali, cosa che potrebbe indurre a pensare che l’abbattimento non sia stato condotto in maniera appropriata e che gli animali siano ancora coscienti. Tuttavia, i lavoratori, invece di ripetere la procedura per porre fine alle loro sofferenze, come previsto dalla legge, gettano gli animali in un secchio, condannandoli molto probabilmente a una lunga agonia.

Una delle immagini scattate dalle associazioni nell’allevamento poi denunciato

 

Le immagini mostrano anche le problematiche cruciali del benessere dei polli, tra cui la scelta di utilizzare razze selezionate geneticamente per raggiungere il peso di macellazione in sole sei settimane, mentre nel 1950 ne impiegavano circa sedici. Un tasso di crescita che, se fosse applicato alle persone, porterebbe un neonato a raggiungere un peso di 300 kg all’età di due mesi e che causa agli animali un’elevata incidenza di problemi muscolari, scheletrici e cardiovascolari.

Questo è un allevamento di polli intensivo

Di fronte a queste gravi criticità, le principali organizzazioni europee per la protezione degli animali hanno lanciato la campagna #LidlChickenScandal per chiedere all’azienda di aderire allo European Chicken Commitment (ECC), impegno che propone alle aziende di adottare una serie di criteri minimi di benessere animale, formulati per ridurre la sofferenza dei polli attraverso l’adozione di politiche aziendali che affrontano le principali criticità di allevamento.

Oltre 300 aziende in tutta Europa hanno già aderito all’ECC, tra queste anche Lidl Francia, ma nel resto d’Europa Lidl, leader della grande distribuzione presente in 31 Paesi nel mondo con oltre 11.550 punti vendita, non ha ancora preso nessuna decisione in merito.

Testo tratto dal comunicato stampa inviato dall’associazione Essere Animali.

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