‘Riduco un po’ la carne, ma è necessaria’: nuova indagine Crea mostra gli italiani che non cambiano

Non che ci fossero molti dubbi sui pregiudizi e la poca confidenza che la popolazione italiana ha con il tema dell’impatto della propria alimentazione sull’ambiente, ma a confermare una sensazione generale arriva anche una recente indagine del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) pubblicata sulla rivista “Nutrients“. L’indagine, svolta su un campione statistico di”815 adulti, rappresentativo della popolazione italiana per area di residenza, genere ed età” ha mostrato che l’idea di modificare sostanzialmente la propria alimentazione per migliorare il clima, non passa molto per la testa dei nostri concittadini.

I dati

“Dall’indagine è emerso – dichiara Laura Rossi, dirigente di ricerca del CREA Alimenti e Nutrizione e coordinatrice dello studio – che, se il 51% degli intervistati ha ridotto il consumo della carne per questioni ambientali, il 27%, invece, non lo ha fatto e non intende farlo in futuro, non almeno per questi stessi motivi. Il campione, inoltre, ha mostrato di accettare come alternative alla carne gli alimenti tipicamente raccomandati nelle linee guida dietetiche italiane (84% legumi, 82% uova, 77% pesce, 72% formaggi e 69% frutta secca in guscio), mentre altri cibi come gli insetti sono stati fortemente rifiutati dal 67% della popolazione. In minore misura rispetto agli insetti, sono respinti, con la medesima percentuale del 61% dei partecipanti, sia prodotti di origine vegetale che mimano la carne con derivati OGM sia la carne sintetica. Mentre risultano più graditi i prodotti vegetali che mimano la carne senza OGM, rifiutati solamente dal 47% dei rispondenti”. E i vegetariani e i vegani in tutto questo? Come sempre la percentuale è irrisoria tanto da non venir nemmeno riportata nella sintesi del documento.

“Il dato che più di tutti divide i consumatori italiani – spiega il CREA – è proprio l’importanza della carne, con il 27% dei consumatori italiani che ne consuma e che non intende ridurne il consumo mentre il 52% è convinto che la carne sia necessaria per avere una dieta bilanciata. Tuttavia, ben il 90% del campione si ritiene in qualche modo predisposto al cambiamento e chiede interventi più attivi da parte di organi terzi nazionali e/o europei, che non siano però la tassazione dei prodotti non sostenibili o la limitazione nei punti di vendita: azioni, queste, che non vengono percepite come positive”.

Anni di informazioni pro-carne hanno fatto il loro lavoro. Con la continua propaganda del “consumarla nelle giuste quantità”, del mito della dieta mediterranea che proporrebbe almeno 400 g di frutta a verdura al giorno che, in realtà, non vengono affatto consumati in Italia in queste proporzioni, ecco che l’idea che la carne sia “necessaria” è una certezza per più della metà del campione. Si attendono “interventi da organi terzi”, ma non c’è la volontà di valutare un cambiamento che parta da sé stessi e che non sia solo legato ad una parziale diminuzione del consumo di alcuni prodotti.

Eppure, dati del 2019, il settore agroalimentare ha contribuito con 16,5 miliardi di tonnellate di gas serra, corrispondenti al 31% delle emissioni globali, principalmente dovuti a deforestazione e reflui del bestiame . L’allevamento occupa il 77% delle terre abitabili ma fornisce solo il 18% delle calorie e il 37% delle proteine. Inoltre, consuma 4387 km3 di acqua, pari al 41% dell’uso di acqua in agricoltura . Inoltre, l’allevamento intensivo può favorire zoonosi e la resistenza agli antibiotici, rappresentando una minaccia per la salute pubblica (*).

* Fonti:

  • FAO. Emissions from agriculture and forest land. Global, regional and country trends 1990-2019 . FAOSTAT Analytical Brief Series No 25  (2021).
  • Ritchie, H. & Roser, M. Land Use. Our world in data  (2013). Available at: https://ourworldindata.org/land-use. (Accessed: 22nd June 2022)
  • Heinke, J. et al.  Water Use in Global Livestock Production—Opportunities and Constraints for Increasing Water Productivity. Water Resour. Res.  56, e2019WR026995 (2020).

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