Libano: ecco il primo ospedale dove si mangerà solo vegano

La struttura ha preso una posizione netta ed ha spiegato anche che la pandemia è strettamente correlata al nostro stile alimentare.

“È ora di parlare dell’enorme elefante nella stanza”. Con queste parole Hayek Hospital, ospedale privato del comune di Sin el Fil in Libano, ha raccontato sui social il proprio approccio terapeutico rispetto all’alimentazione e anche della pandemia da Covid-19.

Aperto nel 1974, l’ospedale non serve più nessun tipo di cibo animale ai suoi pazienti dal 1 marzo scorso. “Affrontiamo la fonte delle malattie, non solo i sintomi. Le proteine animali sono la principale fonte di malattie croniche e mortali. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato la carne lavorata (prosciutto, pancetta, hotdog, salsicce, salame, carne macinata…) come gruppo 1A cancerogeno e la carne rossa come gruppo 2A cancerogeno. Abbiamo quindi la responsabilità morale di agire e allineare le nostre convinzioni con le nostre azioni. Prendere il coraggio di guardare l’elefante negli occhi.” Lo stesso sistema vale per il suo bar interno: anche qui il menu per pazienti e parenti è solo vegano.

 

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Ma non solo. Il team dell’ospedale è tornato più volte a parlare della correlazione fra il consumo di carne e l’attuale situazione pandemica, mettendone in risalto le connessioni indirette ma chiarissime: “Prendere misure per rallentare la diffusione della pandemia è essenziale. Ma stiamo affrontando la fonte delle pandemie? No. Cosa abbiamo imparato da HIV, Ebola, mucca pazza, SARS, MERS, Coronavirus? NULLA. Chiudiamo i paesi, mantenendo aperti i macelli, terreno di coltura di virus e pandemie.” In Italia a trattare il tema in modo approfondito è stata proprio la nostra redazione con il libro “La connessione. Virus, allevamenti intensivi e alimentazione. Perché quello che mangiamo non è una scelta privata“.

In Italia: uno studio dimostrò che medici e infermieri erano impreparati sul tema

Parole decisamente importanti che cozzano con la realtà che moltissime persone, in Italia ma anche all’estero, si trovano ad affrontare a livello alimentare, nelle struttura ospedaliere private e pubbliche. L’alimentazione completamente vegetale, il più delle volte, non è nemmeno contemplata e il risultato sono menu raffazzonati con “scarti” dei menu a base di proteine animali.

Uno studio del 2019 condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi di Milano e della Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, pubblicato sulla rivista Nutrients, mostrava che i 2/3 delle persone coinvolte – 418 sanitari tra infermieri, ostetriche e infermieri pediatrici- non era in grado di definire con precisione cosa sia una dieta vegetariana (intendendo con questo termine, come sempre in ambito medico, sia le diete 100% a base vegetale che quelle latto-ovo-vegetariane); solo 1/5 è stato in grado di definire correttamente questo tipo di alimentazione, rispondendo esattamente a domande dettagliate sull’argomento. Più della metà degli intervistati, inoltre, non era a conoscenza della possibilità (nonché dei benefici) di adottare questo tipo di dieta in tutte le fasi della vita, infanzia compresa.

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