“La caccia non è uno sport”: presidio LAV fuori dai negozi Decathlon

“La caccia non è uno sport”. Al grido di questo slogan ieri, domenica 17 dicembre, si è tenuta di fronte ai negozi Decathlon di 12 città italiane una mobilitazione indetta da LAV, per chiedere alla multinazionale francese di rimuovere abbigliamento e strumenti da caccia dai propri scaffali e dal sito di e-commerce. Decine di volontari vestiti da rugbisti, pallavolisti, calciatori, sciatori o tennisti – rappresentanti, insomma, di uno sport vero – hanno chiesto ai clienti di “farsi portavoce di quella stragrande maggioranza di cittadini italiani – circa l’80% – da sempre contraria alla caccia”. Il tutto è avvenuto nell’ambito della più ampia campagna di sensibilizzazione “Basta sparare”, lanciata da LAV con l’obiettivo di porre fine al “massacro legalizzato di milioni di animali”, come lo definisce la stessa associazione.

“Siamo convinti che Decathlon non abbia alcun interesse ad associare il proprio nome ad un’attività così violenta e inquinante come la caccia – dichiarano i portavoce LAV – per questo abbiamo coinvolto i suoi clienti, per chiedere assieme a noi che il reparto all’interno dei negozi e del sito sia riconvertito ad altre attività realmente sportive“. Al di là della questione strettamente etica, infatti, la caccia ha dei risvolti ambientali assolutamente inquietanti: solo pochi mesi fa l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) affermava infatti la necessità di limitare la caccia per far fronte alla “situazione meteorologica decisamente critica, aggravata anche da una drammatica espansione del numero degli incendi”, che hanno determinato un impoverimento della fauna nel nostro paese. Un appello che non pare però essere stato accolto, tanto che la stagione venatoria si è aperta regolarmente senza alcuna presa di posizione ufficiale né da parte del Governo, né delle associazioni che accolgono sotto di sé le migliaia di cacciatori del nostro paese.

Crediti foto in apertura: LAV

 

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