Cavalli pronti per il macello? “Guardateli adesso, vivono secondo natura”

Cavalli mattatoio

Siamo stati a trovare Davide Bassi socio fondatore, insieme alla moglie, dell’Associazione Aquila Nera che si occupa di salvare i cavalli destinati al macello per addestrarli nuovamente secondo una filosofia antica e lontana, quella indiana. È affascinante ed emozionante sentire parlare Davide del suo lavoro, del suo maestro e di insegnamenti che da sempre si sono tramandati verbalmente di generazione in generazione.

Ciao Davide, quanto inizia la tua storia?

La mia storia inizia circa 40 anni fa quando, a 17 anni, in Australia ho incontrato un indiano nativo d’America, un anziano Siux, uno sciamano, ossia colui che nelle tribù cura persone e animali attraverso gli elementi presenti in natura; è lui che mi ha trasmesso la filosofia e lo stile di vita propria dei nativi. Ho vissuto con lui per 7 mesi.

E poi cosa è successo?

Il tempo è passato ma solo nel 2004 ho ricevuto in regalo il mio primo puro sangue e così ho deciso di mettere in pratica gli insegnamenti del mio maestro Siux. Da li a poco mi accorsi che, come avevo imparato tempo prima, lavorando in questo modo con gli animali si entra davvero a contatto con il loro cuore, si crea empatia e si comunica in modo profondo con loro. E’ da li che è nata la decisione, insieme a mia moglie Monica, di costituire nel 2005 l’associazione Onlus Aquila Nera che ha il compito specifico di salvare i cavalli difficili e problematici destinati quasi sempre a morte certa nei mattatoi. 

Perché la monta indiana, il metodo che hai imparato allora, è così speciale?

L’indiano nativo una volta entrato in contatto con il cavallo, attraversa un processo di animalizzazione, in altre parole recupera quella parte istintiva che gli ha permette di muoversi in armonia con l’animale. Un passaggio molto importante è quello legato alla parte energetica e di respirazione. Nelle tecniche meditative si parla di respirazione diaframmatica, inspirando dal naso ed espirando dalla bocca. Il cavallo è un animale che ha lo stesso tipo di respirazione e riconosce e accetta chi entra in relazione con lui con questo movimento respiratorio. Inoltre, quando si respira in questo modo la mente si rilassa e con la giusta attenzione e le corrette visualizzazioni si entra in sintonia con l’animale e in maniera telepatica il cavallo riconoscerà i comandi e le intenzioni di chi lo guida.

Un lavoro impegnativo e costoso, non è vero?

Noi lavoriamo tutti i giorni, tutto l’anno. I cavalli posso muoversi su 18 ettari di terreno e il lavoro richiesto è quotidiano, vuoi per i corsi che l’associazione tiene, per il controllo, le cure e i pasti ai cavalli. Qui i cavalli vivono alla stato semibrado senza nessun mezzo di costrizione, non vengono utilizzati ferri, morsi, redini… e nel lavoro di recupero e di addestramento si lavora sempre all’aria aperta e nel branco. I cavalli cerchiamo di salvarli non soltanto quando abbiamo la possibilità economica di farlo, pagandoli a “peso di carne”, ma soprattutto quando abbiamo la possibilità di mantenerlo. Un cavallo costa mensilmente all’associazione 250 euro e attualmente abbiamo di nostra proprietà 22 cavalli.

Come mantenete la struttura?

Abbiamo optato per una metodologia di autofinanziamento insegnando principalmente la monta indiana, attraverso corsi di formazione e seminari che permettono di sopravvivere all’associazione e a chi ci lavora dentro. Svolgiamo sicuramente tante attività tra cui lezioni individuali, attività per i bambini diversamente abili e siamo anche abilitati per tenere corsi professionali per la formazioni di guida Equestre Ambientale.

Intervista di Cristiano Bonolo

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