Confini – Dizionario vegano contemporaneo
Spunti di riflessione per compilare insieme un dizionario vegano contemporaneo.

Ogni settimana, uno spunto di riflessione – spesso polemico – sulle tematiche che ci stanno a cuore.
Dato che a quanto pare di righe tirate per terra, di paletti, cancelli, porte chiuse (fisiche, sociali o mentali) non ne abbiamo a sufficienza, ecco che anche il cibo diventa motivo di “nazionalismo”, ma in realtà in Italia lo è da sempre con una sorta di nuova giovinezza durante l’attuale governo Meloni. La riflessione sul tema nasce da alcuni commenti in cui incappiamo spesso come giornale e che riguardano ingredienti come tofu, seitan o alcune spezie che secondo i difensori del nostrano non farebbero parte della nostra tradizione.
Eppure il cibo è soprattutto un costrutto sociale dopo aver assolto il suo compito di sostegno vitale. Ciò che consideriamo “nostro, genuino, italiano” per la maggior parte dei casi non solo non nasce così, ma a volte non arriva nemmeno dal territorio. Nessun caffè – simbolo dell’Italia – arriva dallo Stivale; il pomodoro è una pianta sudamericana, così come il grano che usiamo per l’amata pasta è una ibridazione creata tanti anni fa, per non citare la bresaola che da tempo ormai, pur denominata “della Valtellina”, è fatta con carne di zebù, bovino dalle grandi corna che vive in Sudamerica in allevamenti intensivi che stanno, lo sappiamo, deteriorando mano a mano il mondo e il suo clima. Insomma, seitan e tofu hanno un bel gruppo di amici con i quali giocare agli “stranieri”a tavola.
Il cibo è cultura, contaminazione, scoperta, curiosità: non ritiriamoci spaventati nei confini del “nostrano” temendo ciò che, solo per ignoranza, riteniamo “strano” e questo vale per moltissime altre cose.
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