Intervista immaginaria ad una vegana (quella che non ci faranno mai)

Intervista ai vegani

“La moda vegana impazza” è una frase che abbiamo letto talmente tante volte negli ultimi giorni sui giornali e ascoltato più di una volta in tv che ormai dovrebbe scivolarci addosso come l’acqua fresca. Ma non è tutto. Leggiamo anche che ci sono addirittura delle indagini da parte di aziende che gestiscono buoni sconto (sic.) che spiegano come molti vegetariani, quando si ubriacano, perdono la loro forza interiore e azzannano il primo panino kebab che gli capita a tiro. Questo in Inghilterra. No, non è finita: leggiamo anche interviste a chi “svela il vero segreto dei vegani“: lo fanno solo per dimagrire, per essere davvero ben inseriti nel mondo modaiolo e trendy della cultura americana. Va bene, allora facciamo una cosa, proviamo ad inventarci un’intervista che non ci verrà mai fatta, quella al 99% di chi ha fatto una scelta vegana.

Buongiorno, lei quindi è vegana?
Ehm, si. E lei è “carnivoro”?

Ma qui le domande le faccio io, non si sente un po’ troppo aggressiva per essere veg?
No, no, mi scusi. Era solo una battutacccia di spirito… comunque si, non mangio carne e nemmeno i derivati animali, diciamo che sono “vegana”, anche se non amo molto le etichette, ma immagino sia utile per capire, quindi, procediamo pure, andiamo.

Quindi, dicevamo, lei è vegana: vegano è moda?

No, la moda è un comportamento dettato dalla transitorietà del momento (ho guardato adesso sul dizionario…si, lo metto via scusi…), quindi no, non è una moda. E’ una scelta. Ha presente… vorrei farle un esempio… E’ come quando uno decide di trasferirsi in un altro paese: magari ci pensa su per molti anni, magari invece aveva già il “germe” del viaggiatore dentro di sé, oppure legge tanti libri su un posto e poi decide che è il momento di partire, oppure una mattina si sveglia e capisce che quella città lì, quella in cui vive, non gli va più bene, gli sta stretta, non la capisce più e lei non capisce più te… e allora fai la valigia, parti per non tornare. E stai davvero un gran bene.

Mi sta dicendo che nessun vegano lo fa per “moda”?

Mi sta dando una responsabilità, non posso parlare per tutti, ma diciamo che se le devo spiegare perché una persona dovrebbe farlo, allora, ecco, no, la moda non c’entra nulla. Poi, guardi, può anche darsi che uno scopra la cultura vegan perché in quel momento è di moda, o perché ha l’amico o l’amica “seguo-le-tendenze-e-vedo-gente” che gli da un input, però poi due informazioni le devi anche prendere da solo…

Quindi è difficile essere vegan, bisogna informarsi molto, leggere? Voi leggete tanto le etichette…
No, non è difficile… anzi, no scusi guardi, rifacciamola questa, vorrei cambiare versione…

Va bene, vada pure…
Si, è complesso perché se davvero ti sta a cuore fare questa scelta devi leggere, informarti e capire… non tanto per te, sa? Più che altro perché devi prepararti per il resto dei tuoi pranzi e cene in mezzo ad altri a rispondere a domande sulle proteine, sul ferro, su come stai e anche sulla B12… che nessuno sapeva cosa fosse prima che tu, per sbaglio, dicessi che “no, il pollo no, grazie”. Bisogna prepararsi, è dura. Sei circondato di nutrizionisti. Sulle etichette… beh, dovrebbe leggerle anche lei, è un consiglio da amica. Ci sono tante siglette che sarebbe stupito di sapere che cosa nascondono.

Non crede che sia un po’ fare del terrorismo dire che noi non sappiamo cosa mangiamo?
Mi scusi, ma questo “Noi/voi” a che cosa si riferisce esattamente? Poi le rispondo al resto…

Noi… beh noi “onnivori” e voi vegani…
Ah, ok. Ecco vede, i partiti e le squadre secondo me creano sempre un bel casino. Litigano, si azzuffano, fanno confusione, non si ascoltano a vicenda. Tipo una puntata di Porta a Porta, ha presente? Ecco, noi siamo “noi tutti”. C’è di mezzo anche lei, e anche quello che sta passando adesso, e pure io…

Ok, sta facendo difficoltà sui termini…
No, non la prenda male, non faccia quella faccia. Dico solo che lei è un giornalista e l’ascolteranno e leggeranno molte persone. Se usa termini che creano separazione, questa roba qui arriva a tutti. Invece se usiamo le parole giuste magari ci capiamo meglio. Ecco, anche “terrorismo”… non è che mi faccia impazzire.

Beh, non lo è?
No, le ho solo suggerito di imparare i codici delle etichette e leggerle prima di mangiare. Io non ne sapevo manco mezza… poi ho letto e ho smesso di comprare metà delle cose al supermercato perché secondo me fanno un gran male, cioè non secondo me, anche secondo qualche dottore e professore universitario. Insomma, perché dovrei mangiare della cotenna di maiale mentre mangio una caramella senza saperlo? Poi, magari uno lo sa e la cotenna gli piace pure… per carità.

Torniamo a noi: trova giusto che i bambini siano obbligati ad essere vegani?
In che senso?

Nel senso che debbano fare quello che fanno i genitori a tavola…
Guardi, io non so lei, ma io da piccola ho fatto a tavola esattamente quello che facevano i miei genitori, ho seguito le loro abitudini alimentari e hanno, credo, influenzato anche i miei gusti su molte altre cose. Quindi perché un bambino vegano dovrebbe essere diverso? Certamente, se ha genitori intelligenti, sarà seguito da un bravo pediatra, come tutti gli altri.

Ok, ma lo vede: deve essere seguito da un pediatra esperto… particolare
Secondo me, ma non sono medico, ogni bambino dovrebbe essere seguito da un pediatra che ne sa un bel po’ di alimentazione, perché è davvero molto, molto importante. Quindi, si, deve essere seguito, sempre, in ogni caso.

E’ dimagrita da quando è vegana?
Forse un po’… ma non quanto mi piacerebbe. Noi femmine non siamo mai contente di come siamo… lo sa. Ma non era questo l’obiettivo… cioè non è che avessi un obiettivo, in verità…

Quindi possiamo anche dire che è una dieta?
Eh niente, devo prendere di nuovo il dizionario… scusi…ah, eccolo. Dunque, dieta… dieta… Eccola. Si volendo possiamo dire di si, ma sa perché? Perché questa parola non significa “dimagrimento” significa “scelta” e sì, ho fatto una scelta. L’importante è che lei non dica cose tipo “prova costume” o simili…

Non è una rinuncia non mangiare carne e formaggi? Io non so come farei…
No, è una scelta. (Se sono ridondante può tagliarla…). Quando si sceglie non si rinuncia. E poi, guardi, io mangio decisamente più cose adesso di prima, tipo: io le lenticchie le mangiavo solo a Natale, non parliamo della frutta secca… a casa mia le noci erano il simbolo inequivocabile dell’arrivo di Babbo Natale. Non sapevo nulla sugli alimenti integrali, credevo solo facessero dimagrire… per dire.

Al ristorante è una di quelle che danno degli assassini al proprio vicino di piatto?
Direi di no, c’era qualcuno che diceva “le parole sono importanti”, o anche “le parole sono pietre”… ecco poi ti tornano anche indietro se non le usi bene. Giudicare il prossimo da uno scalino più alto non è una cosa così furba e non è nemmeno molto vegana se devo dire la verità. Ognuno fa quello che ritiene giusto: io al massimo se qualcuno ha voglia ed è curioso di saperne di più gli posso spiegare cosa mangio, ma cercherei di evitare di inimicarmi tutta la tavolata… lo trovo contro producente anche per la “causa”, se vogliamo chiamarla così…

Ma non ha mai ceduto? Uno sgarro? Una fettina di salame?
No, non mi è mai successo, ma mica perché sono un’estremista (si sente spesso anche ‘sta parola sciocca…), solo perché a me di mangiare carne e formaggi non mi va più, mi sono informata e non mi va, tutto qui, capisce? E’ sempre la solita roba: non è una rinuncia. E non mi parli dell’isola deserta e di me da sola con solo un coniglio da mangiare, né?

Coniglio?
Niente, lasci stare, faccia come se non avessi parlato…

Cosa mi potrebbe dire per convincermi a diventare vegano?
Guardi, se c’è una cosa che non potrei fare è questa. E’ come se le chiedessi di dirmi una cosa per convincermi a fidanzarmi con qualcuno che non conosco. No, no, guardi. Io quello che le posso dire è di leggere: posso suggerirle dei libri se vuole, qualche film e magari, perché no, viene a cena con me e la porto in un ristorante vegan e poi mi dice com’è…

Ristorante ha detto?
Si…

Ho giusto la serata libera stasera… ha da fare?
No, mi ero tenuta libera per l’intervista…

 

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