Vegolosi

UE: “No, non diminuirà la produzione di carne”. La risposta della Commissione agricoltura

“Un colpo al cerchio e uno alla botte” è l’espressione che spiega meglio la strategia (anzi l’assenza di strategia) dell’Unione Europea sul tema dei consumi di carne e sulla produzione zootecnica, seconda fonte di inquinamento al mondo.

La risposta della Commissione all’interrogazione

Lo scorso 8 Febbraio l’onorevole Hermann Tertsch della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare, ha inviato alcune domande alla sua stessa commissione sul tema della produzione di carne e sulla ventilata possibilità di scoraggiarne il consumo all’interno della strategia europea Farm to Fork. Eccole:

Le risposte della Commissione

È stato l’onorevole Janusz Czesław Wojciechowski, commissario per l’agricoltura, a rispondere in una breve nota riportata dall’agenzia di informazione europea sul proprio sito:

Allevamenti intensivi: nessuna novità su questo fronte se non quella di una volontà di migliorare il benessere degli animali.

Lo schiaffo in faccia politico

Consigli, direzioni, ipotesi. La strategia europea sul tema della carne, dei suoi consumi, del suo impatto sul clima e sulla salute, è il risultato del tentare di mettere insieme esigenze inconciliabili: quella verso una transizione sostenibile della produzione del cibo e la necessità di non scontentare produttori e aziende che non vogliono perdere terreno, animali, soldi.

Nonostante nel nuovo report europeo che mette in chiaro le strategie necessarie per arginare i sempre maggiori casi di cancro che devastano la popolazione europea, la parola “meat” venga citata una sola volta su 30 pagine e solamente in relazione alla necessità di rivedere le modalità con le quali l’Unione Europea finanzia un certo tipo di pubblicità che ne promuovono il consumo (come quella “Diventa Beefetariano”, tutt’ora in corso in alcuni paesi UE  e costata 3.605.270,72 euro) è chiaro che non esiste nessuna linea dritta e decisa su una necessaria transizione all’alimentazione 100% vegetale, l’unica secondo una ormai incalcolabile serie di valutazioni e studi, che potrebbe attivare un percorso di arginamento ai danni ambientali già in corso.

Se non fosse stato chiaro dopo il voto della PAC (Politica agricola comune) che ha confermato per altri 7 anni i finanziamenti agli allevamenti intensivi, se non lo fosse stato dopo la scelta di finanziare campagne pro-carne rossa in completa antitesi rispetto alle indicazioni dell’OMS ormai datate 2016, ecco che arriva questa risposta lapidaria e chiara direttamente dalla Commissione Agricoltura.

Cosa significa questo ennesimo schiaffo in faccia politico alla sostenibilità? Una cosa sola: se non saranno i cittadini a deviare il corso dei propri consumi non potremo sperare in nessuna azione politica sensata. Solo dirottando le nostre scelte alimentari verso una dieta 100% vegetale potremo seriamente cambiare le cose, minando un’economia, quella della lobby della carne,  che continua a trovare sostegni politici ed economici anche da chi dovrebbe invece attuare il cambiamento.