Vegolosi

Uber Eats: “Il cibo vegano sarà il trend del 2019”

Il cibo vegano sarà la tendenza principale del 2019: ad affermarlo è il rapporto annuale realizzato da Uber Eats, servizio di food delivery di grande successo diffuso in diverse città europee, che analizzando le richieste più popolari dell’anno appena trascorso ha stilato le previsioni in fatto di tendenze alimentari per il prossimo. Tra i 20 cibi “di moda” – e quindi più ordinati – nel 2018 figurano tra gli altri anche i “veganissimi” tofu e hummus ma in generale, secondo l’analisi, si attesta una certa predilezione per il cibo “sano” rappresentato per esempio da riso integrale, zuppe e verdure come cetrioli e cavoli.

In virtù di questi dati, la società ha messo in piedi una previsione accurata rispetto a quelle che saranno le tendenze food per il prossimo anno e il cibo vegano spicca in maniera evidente: tra i 20 alimenti in voga per il 2019, infatti, ci sono anche seitan, latte vegetale, tofu, bulgur e agave. “La gente non ordina più solo pizza e cibo cinese – si legge nel report – Man mano che il benessere a tavola è diventato più popolare, abbiamo assistito a un picco nelle ricerche di alimenti sani alternativi alla carne come il tofu e il seitan. Allo stesso tempo, è aumentata anche la richiesta di cibo fermentato e le alternative al latte continuano a scalare la vetta, primo tra tutti il latte di piselli“.

Alimentazione vegana: a che punto siamo in Italia?

Anche se i dati Eurispes 2018 attestano il numero vegani in calo nel nostro paese, lo stesso non si può dire per il consumo di prodotti 100% vegetali che invece è in aumento, con un +130% di prodotti negli ultimi tre anni. Il “merito” è da attribuire in larga parte agli onnivori, che sembrano apprezzare sempre di più la possibilità di scegliere fra varie alternative vegetali per poter variare e cambiare la propria alimentazione per motivazioni legate al benessere degli animali, alla salute e all’ambiente. Ma non solo: il nostro paese figura anche nella top ten dei paesi più “veggy” al mondo, con un 3% che la uguaglia ad altri paesi come l’Australia, il Canada, il Brasile e l’Austria. Un buon risultato, anche se una nota amara rimane: secondo questi dati, infatti, la situazione rispetto allo scorso anno nel nostro paese è rimasta invariata.