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Tyson Foods, re della carne, investe nelle alternative “veg”

Tyson Foods, colosso americano leader nella produzione di carne, cambia rotta (almeno in parte): l’azienda ha infatti deciso di investire nella produzione di alimenti alternativi alla carne, acquistando anche il 5% di Beyond Meat, società californiana che lancia sul mercato solo prodotti a base vegetale. A rivelare questa decisione è Tom Hayes, amministratore delegato della società, ai media americani. “Dando un’occhiata alle statistiche della FAO (Food and Agriculture Organization), il consumo di proteine è in crescita in tutto il mondo e continua a crescere – ha dichiarato – […] che si tratti di proteine di origine animale o di proteine di origine vegetale è indifferente, la gente le apprezza comunque”.

Ma non è tutto: lo scorso anno la Tyson Foods ha creato un fondo di investimento, il Tyson New Ventures, dal valore di 150 milioni di dollari, da investire in nuove imprese che lavorino alla produzione di alimenti alternativi alla carne e in tutte le iniziative alimentari che possano considerarsi innovative, oltre che per risolvere il problema dello spreco alimentare a livello mondiale. Riguardo al futuro produttivo dell’azienda, Hayes ha le idee chiare: “Il consumo di proteine vegetali è in crescita, di più rispetto a quello delle proteine animali, quindi penso che il cambiamento possa continuare in questa direzione” afferma.

Perché sperare in un futuro senza carne?

La produzione di carne negli allevamenti intensivi è davvero un “disastro globale”: pensiamo solo che su 7 miliardi di persone al mondo, circa 1 miliardo di esse soffre la fame. Ma un terzo della raccolta mondiale di cereali viene utilizzato per alimentare il bestiame, mentre se fosse impiegato direttamente per il consumo umano sfamerebbe circa 3 miliardi di persone. A livello mondiale, poi, l’allevamento è responsabile dell’emissione del 51% di tutti i gas serra prodotti dall’uomo, senza contare l’immenso spreco di risorse idriche: 4600 litri di acqua per produrre una sola bistecca da 300 grammi contro, per esempio, i 1700 litri di acqua richiesti per produrre un pacco di riso da 500 grammi. A tutto questo, ovviamente, va aggiunto il risvolto etico della medaglia: secondo CIWF Italia ogni anno vengono allevati circa 70 miliardi di animali, due terzi dei quali negli allevamenti intensivi, la più grande causa di maltrattamento animale sul pianeta. Una recente intervista di Vegolosi.it all’associazione Essere Animali ha portato a galla una realtà agghiacciante, anche in Italia: “Gli allevamenti intensivi sono un orrore a norma di legge – dichiarano gli attivisti – dove è possibile mutilare cuccioli, separarli dalla madre appena nati, rinchiuderli in spazi dove non possono nemmeno estendere completamente il proprio corpo o muoversi liberamente. Sono luoghi in cui si può non aver mai visto il sole, toccato il terreno o sentito il vento e l’aria fresca”.

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