Vegolosi

No, i vegani non vogliono “obbligarvi” a mangiare come loro

“Io non li sopporto perché vogliono obbligare tutti a mangiare quello che mangiano loro: ognuno faccia quello che vuole”: questa frase è uno dei grandi classici per gli amanti del genere, solo che è falsa.

Eppure, voi direte, capita spesso che chi sceglie un’alimentazione vegetale provi a convincere altri che non ne sanno nulla (o meglio, hanno parecchi e spesso imprescindibili pregiudizi sull’alimentazione vegana) le motivazioni della propria scelta.
Dove sta l’errore? Giunti nel 2021, in mezzo ad una tempesta pandemica nella quale – ormai è chiaro – non tutti sono sulla stessa barca – quello che scegliamo di mangiare non è una scelta privata, bensì pubblica, sociale, ecologica e politica. Eccolo il problema. Chi si sente “obbligato” non ha compreso che se la scelta adesso c’è, questa ha portato e sta portando alla distruzione di quello che chiamiamo “vita”.

Qual è la ragione per accettare il dolore inutile degli animali? Basta il “quanto è buono, però!”? – Immagine Animal Equality

No, non è un obbligo ridurre i propri consumi di alimenti di origine animale, eppure, è ormai provato, confermato e sottoscritto da tutte le fonti possibili ed immaginabili (dall’OMS, passando per le ricerche dei più importanti complessi universitari del mondo, arrivando fino alle grandi associazioni ambientaliste e persino da una parte della politica) che l’alimentazione basata su carne e derivati non è sostenibile. Non lo è per il numero di persone che devono (e dovranno) essere sfamate da qui ai prossimi trent’anni, non lo è per i metodi di allevamento dei miliardi di animali che provocano loro dolore e morte senza che ne abbiano nessuna colpa, ma in più rappresentano una della maggiori fonti d’inquinamento mondiale.

A confermare tutto questo, ma senza farlo davvero a parole, sono anche le grandi aziende che di quel sistema fanno parte: stanno investendo e lavorando sul produrre e vendere alternative alla carne e ai prodotti animali. Dal latte vegetale di Coca Cola, passando per la “carne” vegetale di Tyson (colosso USA della carne), fino agli investimenti miliardari di filantropi e non solo che mettono i loro dobloni in aziende che, da funghi, batteri, frutta e fibre, creano latte, yogurt, formaggio, tessuti per borse e scarpe, interni delle macchine e chi più ne ha, più ne metta.

Non è possibile nemmeno dire “Mangiare vegano è complicato”: ormai, per esempio, esistono più tipologie di latte vegetale che di latte animale

Il problema, quindi, non è che chi fa questa scelta cerchi di “convincere” gli altri, poiché questo significherebbe che qualcosa che ancora non quadra c’è e loro, i vegani, devono far dimenticare quelle problematiche, quei piccoli lati negativi, che dovrebbero indurre a dire “no”, per farti dire invece e una volta e per tutte, “sì”.

Non è così. L’assunto è semplice: dato che mangiare carne e derivati non è necessario alla salute umana – come dimostrano non solo le indicazioni sanitarie mondiali, ma anche le milioni di persone che mangiano vegano – ma provoca morte, dolore e una catena di conseguenze ambientali gravissime (delle quali questa pandemia è la punta dell’iceberg, e che punta…), perché dovresti continuare a perseverare nello scegliere qualcosa che genera tutti questi problemi? Non si tratta di “convincere” quindi, bensì di raccontare e spiegare che l’acqua è bagnata, che colpire un muro con la testa non è una buona idea – se ci tieni che rimanga intera -, insomma, raccontare un dato di fatto.

Non è ideologia, è presa di consapevolezza profonda del proprio ruolo nel mondo. Non è una scelta per salvare la natura, che si salverà da sola – come è sempre successo -, bensì noi stessi e le generazioni che verranno.

Quindi, no, non dobbiamo convincere nessuno, perché che questo sistema non è più possibile, o meglio, lo è ma a fronte delle conseguenze che, purtroppo ma solo in parte, stiamo già affrontando. Nessuna delle nostre scelte di acquisto è completamente privata nel momento in cui facciamo parte di un sistema complesso, capitalista e fondato su domanda-offerta. Quello che abbiamo fatto fino ad ora non funziona più e sono molti, molti anni che è così e noi, in Occidente, abbiamo il dovere di cambiare, subito.

Non dobbiamo convincere nessuno, solo continuare a dimostrare con i fatti che il futuro possibile è già qui, ma moltissimi ancora non lo sanno.