Se ha chiuso la trasmissione di Barbara Perego a causa degli insulti al genere femminile mascherati da barzelletta da bar (di pessimo livello), allora chiudiamo anche le trasmissioni che parlano di allevamenti intensivi che “presentano sotto una cattiva luce la zootecnia”. Questa implicazione logica non fa una piega secondo Vittoriano Zanolli, direttore del giornale La provincia di Cremona che ha espresso la sua vicinanza agli allevatori sulle pagine web del suo giornale prendendosela con i politici di casa nostra: “Non è un problema loro – insiste – se i consumi crollano e le stalle chiudono”.
Poniamo anche per un attimo che quelli visti in tv non siano gli allevamenti tipo ma che, come ha detto anche Farinetti, patron di Eataly, su Rai2 in Italia le cose stiano diversamente nella maggior parte dei casi e che quelle mostrate siano solo sacche di illegalità. Forse la domanda che l’industria si sta facendo davvero è: “Come fermare il fatto che molte persone stiano capendo che dietro ad una bistecca c’è la macellazione di un animale vero?”. La risposta è: in nessun modo. O meglio, i modi esistono: ci saranno (ci sono) le trasmissioni che racconteranno del benessere animale, i dottori che metteranno in guardia sui danni di una “dieta ideologica”, ci saranno i personaggi famosi che buttano giù a garganella un bicchiere di latte come fosse acqua al grido di “Bevete più latte, il latte fa bene” (per poi farsi multare dalle associazioni che regolano i messaggi pubblicitari). Ci saranno.
C’è anche chi, ancora, volterà la faccia dall’altra parte, chi negherà, chi vi dirà che le mucche non pascolano, che ai maiali viene tolta la coda per sicurezza ed igiene, chi vi dirà che le galline adorano fare un uovo al giorno stando 24 ore al giorno esposte alla luce artificiale e che, qualche gallina morta nelle gabbie è “inevitabile“. Vi diranno anche che i visoni i natura non sopravviverebbero e che i vitelli vengono separati dalle madri per poter essere curati meglio.
Alcuni continueranno a crederci, altri hanno giù cambiato idea e molti la cambieranno, lentamente. Se fino adesso la risposta a quegli animali ammassati gli uni sugli altri, a quella sofferenza è stata spesso: “Il mercato ce lo chiede“, allora la risposta agli allevatori che non sanno più come andare avanti è la stessa: “E’ il mercato che cambia, e chiede nuove strade” e bisogna starci.