Vegolosi

Svezzamento e autosvezzamento vegano: alimenti da evitare e quelli da utilizzare

Quali sono gli alimenti che si possono introdurre già nelle prime pappe del neonato e quali sono invece quelli che è preferibile evitare? Sia che si scelga la strada dello svezzamento tradizionale con le pappe che quella dell’autosvezzamento vegano ci sono alcuni cibi sui quali è bene fare chiarezza: ecco una guida utile in cucina per sfatare alcuni falsi miti e portare sulla tavola dei più piccoli piatti sani, vari ed equilibrati.

Questo articolo è stato realizzato con la supervisione di Carla Tomasini, medico pediatra nutrizionista della Rete Famiglia Veg ma no sostituisce il consulto di un medico pediatra.

Il sale

Il consumo di sale andrebbe limitato a qualsiasi età e in modo particolare nei primi mesi di vita, almeno fino all’anno di età, perché l’organismo non è ancora in grado di smaltire in maniera efficiente il sodio in esso contenuto. Si può fare tuttavia una distinzione tra svezzamento e autosvezzamento. In quest’ultimo caso, se è presente un po’ di sale nelle preparazioni ciò non costituisce un problema: il principio dell’autosvezzamento è infatti quello di lasciar assaggiare al bambino ciò che si mangia in famiglia e non di imboccare riempiendo lo stomaco con un pasto intero. Le proporzioni di cibo ingerito sono cioè ben diverse nei due tipi di svezzamento, almeno all’inizio: la pappa tradizionale sostituisce infatti fin subito un’intera poppata sia a pranzo che a cena, riducendo rapidamente l’introito di latte. Al contrario, nell’autosvezzamento si possono fare molti assaggi in tutti i pasti che però restano a base di latte per molto più tempo perché difficilmente un lattante riuscirà a sfamarsi con gli assaggi solidi per le prime settimane. I due tipi di svezzamento vengono a coincidere nella pratica verso l’anno di vita, proprio il momento in cui si accetta l’introduzione di sale. In linea generale, usare poco sale sin dall’inizio rappresenta un buon modo per avvicinare i più piccoli a una corretta abitudine alimentare, insegnando loro ad apprezzare di più il gusto originale dei diversi cibi, ed è una occasione per tutta la famiglia per imparare a usare meno sale e insaporire con erbe aromatiche, ad esempio, che sono invece consigliate fin dall’inizio dello svezzamento.

Lo zucchero

Lo zucchero raffinato è sconsigliato in tutti i tipi di svezzamento. Si consiglia l’uso di frutta come addolcente naturale. Ad esempio, non bisognerebbe mai comprare yogurt al sapore di frutta, ma preferire sempre quello bianco naturale a cui aggiungere frutta a pezzettini o frullata. Per lo stesso motivo vanno evitati tutti gli alimenti con zuccheri aggiunti (comprese le bevande come succhi di frutta, tisane e bibite varie). Le piccole quantità di zucchero presenti in biscottini o fettine di torta fatta in casa sono accettabili nella forma di assaggi per tutti i tipi di svezzamento.

Le fibre

Durante lo svezzamento e almeno fino ai 2 anni di vita gli apporti di fibra nell’alimentazione vanno ridotti al minimo. Questo per evitare problemi quali coliche gassose, stipsi paradossa o diarrea dal momento che l’intestino dei bambino non è ancora in grado di gestire apporti consistenti di fibre, ma anche perché il senso di sazietà che forniscono i cibi ricchi di fibre potrebbe indurre il bambino a mangiare meno e quindi ad assumere in minor quantità gli altri nutrienti. In caso di alimentazione vegana l’apporto di fibre dovrebbe essere particolarmente ridotto perché le fibre sono in grado di intrappolare nutrienti quali ferro, zinco, grassi e zuccheri con il rischio di squilibri nutrizionali quali per esempio l’anemia. Per questo è consigliabile usare farine, cereali in chicco e pasta raffinati, prediligere i legumi decorticati o passati con il passaverdure (o semplicemente sbucciati dopo la cottura), limitare almeno fino ai 12 mesi il consumo di verdure prediligendole in brodo o comunque passate e consumare la frutta soprattutto sotto forma di estratti (in questo caso si raccomanda di non esagerare con la frutta molto zuccherina per non causare diarrea).

Gli alimenti allergizzanti

Ritardare l’introduzione degli alimenti allergizzanti, come si faceva una volta, è una pratica superata. Le più recenti raccomandazioni delle principali società scientifiche pediatriche internazionali evidenziano come non vi sia alcun vantaggio nel ritardare l’assunzione di cibi solidi (inclusi quelli potenzialmente allergizzanti come il pomodoro) oltre i sei mesi di vita anche nel caso di bambini a rischio di sviluppare malattie allergiche. Al contrario, una ritardata esposizione ai cibi dopo i 6-8 mesi può comportare un aumento del rischio di sensibilizzazione. Ormai sappiamo come funziona il sistema immunitario del lattante: fin dai 4 mesi è disposto ad accettare la moltitudine di antigeni che vengono proposti all’intestino (compresi quelli non alimentari che regolarmente assume ciucciando la pelle della madre o il suo maglione, per esempio). Li “riconosce e cataloga” come buoni e accettabili perché fanno parte del mondo che lo circonda e in cui dovrà vivere. Si è scoperto che i cibi allergizzanti vengono accettati meglio anche in famiglie predisposte proprio se vengono proposti presto e in piccole quantità (con leccatine e assaggini frequenti, per esempio). Il contrario accade se vengono invece omessi e introdotti tardi. L’approccio migliore è quindi quello di una lenta introduzione, precoce e continua, di tutti gli alimenti condotta sotto attenta osservazione. È bene ricordare che ciò riduce la probabilità di allergie, ma non l’annulla perciò nel caso in cui si manifesti un’allergia l’alimento in questione può essere omesso valutando la possibilità di un reintroduzione successiva in accordo con il proprio pediatra e l’allergologo.

Il glutine

Le più recenti raccomandazioni emanate dalle società scientifiche internazionali che si occupano di alimentazione affermano che non c’è correlazione tra il momento nel quale si introduce il glutine nell’alimentazione e il rischio di insorgenza della celiachia (ad eccezione dei soggetti già predisposti) e che quindi il glutine può essere introdotto tra i 4 e i 12 mesi, ma sottolineano anche di limitarne il consumo, almeno fino all’anno di età. Per questo, qualunque sia la forma di svezzamento scelta, è consigliabile alternare a rotazione i cereali che si offrono al bambino tra quelli senza glutine, come riso, mais e miglio e gli pseudocereali, e quelli con glutine, come il frumento, prediligendo tra questi soprattutto quelli con glutine nativo, come orzo, farro e avena. In questo modo, tra l’altro, si offrirà al bambino una gamma più ampia di sapori non restringendo il campo alla sola pasta di semola o al riso. Il seitan, composto da glutine di frumento, è un alimento che soprattutto per l’alto contenuto proteico è consigliabile introdurre a rotazione con gli altri alimenti dopo i 2 anni.

I semi oleosi e la frutta secca

Semi oleosi e frutta secca sono alimenti ricchi di nutrienti e molto energetici, che possono essere introdotti nell’alimentazione del bambino sin dall’inizio, pur con le dovute accortezze. Per evitare rischi di soffocamento e facilitare l’assorbimento dei nutrienti è infatti bene prediligere all’inizio le creme, a partire da quella di sesamo (la tahina) che, per il suo elevato apporto di calcio, è un ottimo ingrediente da aggiungere alle prime pappe del bambino. Creme a base di mandorle, nocciole, arachidi sono perfette come spuntino accompagnate al pane. Prima dell’anno di vita non si introdurrà la frutta a guscio come tale, bisognerà infatti attendere che la dentizione permetta al bimbo di masticare e in questo caso cominceremo con i tipi più semplici e meno pericolosi, come i pinoli ad esempio, mentre quelli rischiosi per il soffocamento, come le nocciole, saranno proposti in granella o a scaglie.

La soia

Non c’è alcuna evidenza scientifica che sconsigli il consumo di soia durante lo svezzamento, già a partire dai primi mesi di vita. Alimenti a base di soia quali tofu e yogurt possono essere introdotti già dall’ottavo-nono mese una volta alla settimana. L’aspetto fondamentale da considerare è piuttosto la provenienza dell’alimento, che deve essere biologico, di provenienza italiana e dichiaratamente privo di Ogm. È sconsigliato per l’elevato contenuto proteico, invece, fino ai 3 anni di vita il consumo di latte di soia.

I funghi

I funghi raccolti non dovrebbero essere consumati durante l’infanzia per gli ovvi rischi che si corrono. Per i funghi edibili coltivati invece le associazioni di micologi tendono ad essere piuttosto restrittive e,  per evitare problemi, li consigliano solo dopo i 12 anni ricordando che l’organismo del bambino non riesce a far fronte a minime quantità di tossine come farebbe quello di un adulto.
Nello svezzamento i funghi non sono consigliati per una ragione ulteriore: non sono nutrienti e sono ricchi in fibre, quindi sono proprio il contrario di ciò che è utile alla crescita del bambino, ovvero preparazioni ad alta densità calorica. Se però si fa autosvezzamento e si prepara un piatto che contiene funghi coltivati (sicuri al 100%) si possono scansare e lasciare che il bambino assaggi la pietanza per conoscerne il sapore.

 

Bambini vegani: 5 miti da sfatare con la nutrizionista – Intervista