Vegolosi

Gli italiani mangiano più vegetale: i dati lo confermano

dati Eurispes 2018 fotografano un’Italia in cui il numero di vegetariani è stabile, quello dei vegani in leggera diminuzione. Nonostante questo, lo studio Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy – che offre una misurazione del rapporto tra domanda e offerta di prodotti – parla chiaro: nel nostro paese è in crescita il consumo di alimenti considerati adatti alla dieta vegetariana e vegana, tanto che il loro giro di affari è cresciuto del 10,5% solo tra giugno 2016 e giugno 2017. Parliamo tra l’altro di un fenomeno trasversale: partito inizialmente nel nord del nostro paese, sta ora conquistando anche le regioni meridionali, dove cresce perfino con maggiore rapidità (+13,4% nel periodo preso in considerazione).

Alimenti vegetali: è boom delle vendite

A cosa è dovuta l’espansione del mondo “veggy” nel nostro paese? Secondo lo studio, il fattore determinante è rappresentato dall’intensità dell’offerta: l’85% dell’incremento delle vendite registrato, infatti, è motivato dalla nascita di nuovi prodotti, ma anche alla valorizzazione in chiave vegetale di prodotti tradizionali sulle cui etichette è stata in qualche modo evidenziata questa loro caratteristica.

Per fare un esempio frutta secca, legumi, snack e salse hanno contribuito in maniera preponderante a questo incremento delle vendite, proprio grazie alla segnalazione in etichetta della loro adeguatezza alle diete vegetariane e vegane. A questo va aggiunto che, nonostante i prodotti “veg” rappresentino meno della metà di quelli bio presenti ad oggi sul mercato, nel periodo di tempo analizzato il mercato del “veggy” ha raggiunto il 2,7% del mercato alimentare, arrivando ad acquisire un’importanza quasi analoga a quella del biologico.

A questo va aggiunto che sono sempre di più i prodotti che sfruttano il packaging per segnalare il proprio impegno a favore del rispetto ambientale, dei lavoratori e del benessere animale, attirando dunque una larga fetta di consumatori attenti a queste tematiche. Ad aver registrato un netto incremento delle vendite sono anche quei prodotti considerati in qualche modo “identitari”, ovvero quelli che riportano in etichetta una delle cinque indicazioni che rientrano nella categoria “lifestyle” individuata dall’Osservatorio Immagino: biologico, kosher o “idoneo a uno stile di vita vegano”. Ben lungi dall’essere prodotti rivolti a un pubblico estremamente circoscritto, questi coinvolgono in realtà tutti i consumatori che vedono in queste indicazioni sinonimi di qualità, controlli e sicurezza alimentare.

Vegani forse no, ma le abitudini cambiano

Insomma i prodotti “veggy” ci sono, l’offerta è tra le migliori e più in crescita nel nostro paese, gli acquisti volano e sfiorano quelli del biologico. Nonostante molti giornali abbiano suonato le campane a morto per il movimento vegan e i suoi obiettivi, pare che questo concerto vada rimandato a data da destinarsi.

È evidente che, nonostante moltissimi non si ritengano “vegani” (definizione complessa che implica un’appartenenza e un rispecchiarsi in moltissimi fattori diversi), la sostituzione delle proteine animali con quelle vegetali c’è, eccome. Se è vero che le bevande vegetali hanno avuto nel nostro paese un vero e proprio boom, con un +75% secondi i dati Nielsen del 2017, anche secondi piatti vegetali freschi e zuppe sono diventate l’alternativa.

D’accordo, forse l’etica e la lotta contro lo sfruttamento animale non sono il punto, ma se si sostituiscono carne e uova con alternative vegetali, il passo è utile e porta sempre più verso la comprensione di nuovi gusti e l’abbattimento di una barriera fondamentale che passa attraverso la frase “A me la cucina vegana non piace”: ecco, adesso si inizia a capire che, sì, piace sempre di più.

Eurispes 2018: vegani in calo, fra”Scelta ammirevole”e “Fanatismo”