Vegolosi

“Test subjects”: i ricercatori si interrogano sul modello degli esperimenti sugli animali – Trailer

La dottoressa Frances Cheng è sull’orlo delle lacrime: “Non importa quante volte ne abbia parlato, è sempre un’emozione molto forte perché stiamo parlando di uccidere degli esseri viventi”.
Si apre così il trailer del nuovo documentario Test subjects del giovane regista inglese Alex Lockwood, vincitore del premio Bafta lo scorso anno con un altro documentario 73 cows che narrava la storia di un allevatore di mucche che ha deciso di cambiare la propria vita, diventando vegano e convertendo il suo business.

Il nuovo progetto sarà visibile gratuitamente a partire dal 9 dicembre 2019 per 72 ore sul sito del regista. Questa volta al centro della ricerca di Lockwood c’è il mondo della sperimentazione animale. Attraverso il racconto di tre giovani ricercatori in campo medico, Test subjects, indaga il mondo della ricerca e le sue domande filosofiche attraverso l’esperienza di chi ne fa parte: “Secondo Frances, Emily and Amy i test sugli animali, erano una parte necessaria della loro ricerca. Questi tre scienziati, tutti e tre, lentamente, hanno messo in discussione le loro credenze sulla validità della sperimentazione animale e ora cercano di condividere le loro storie”.

Presentato in anteprima il 20 settembre al Raindance, il più grande festival cinematografico del Regno Unito e con PETA come produttore esecutivo, il documentario narrerà i retroscena della sperimentazione animale visti dai ricercatori stessi.

Lockwood spiega: “Test Subjects fornisce una sguardo su un mondo che pochi riescono a vedere – e cosa ci si aspetta da chi vuole fare parte del club esclusivo della ricerca, con la sua pressione a conformarsi, a mettere in discussione solo ciò che è “accettabile” mettere in discussione, e a mantenere lo status quo, anche se è contrario alla buona scienza”.

Un tema quello trattato dalla nuova opera del regista che non è affatto semplice. Il tema del “conformismo” nella ricerca scientifica, infatti, è un problema di sistema come aveva spiegato la ricercatrice genovese Susanna Penco ai nostri microfoni:”Il sistema è fatto in modo che si continui a fare quello che si sa fare, si lavora nella contingenza. Per poter ottenere i fondi è necessario pubblicare i propri studi, non ci si riesce a fermare per imparare cose nuove, tecniche diverse, utilizzare strumenti nuovi e complessi. Si continua con la tradizione: è più comodo, costa meno, cambiare è faticoso. Un topo costa meno di un bioreattore (organo ricostruito e funzionante con le medesime reazioni biologiche, ndr) ed è molto più facile da “usare”, è maneggevole, non pericoloso. In più c’è davvero poca empatia con i topi…”.

Dopo 73 cows, Lockwood torna a parlare di temi al confine tra etica, filosofia della scienza e pensiero animalista con uno sguardo per nulla banale.