Vegolosi

Sentenza storica: il veganismo etico è un “credo filosofico” da proteggere per legge

Il tribunale della città di Norwich, a 100 miglia a nord-est da Londra, ha emesso una sentenza storica: il veganismo etico è da intendersi come una “credenza filosofica non religiosa” e deve rientrare fra le credenze da proteggere e garantire per legge in base all’Equality Act 2010, ossia l’atto del Parlamento Britannico che fa da base alla legge anti-discriminazione.

Si tratta di una sentenza importante e decisamente dai tratti storici che arriva grazie all’impegno dell’attivista e zoologo vegano Jordi Casamitjana, che ha dato il via ad una causa presso il tribunale del lavoro britannico contro il suo ex datore di lavoro, ossia la League Against Cruel Sports, organizzazione benefica per il benessere degli animali che realizza campagne per fermare sport come la caccia alla volpe, la lepre e il cervo e il combattimento degli animali; l’organizzazione, secondo Casamitjana, lo licenziò nel 2018 ingiustamente in quanto vegano etico dopo che egli fornì informazioni sul fatto che il fondo pensionistico impiegato dalla sua società investiva in aziende che effettuano sperimentazione animale. Lo zoologo ha presentato una memoria difensiva di più di mille pagine a supporto della sua tesi, ossia di essere stato discriminato in quanto vegano etico.

Da questa causa, che Casamitjana ha finanziato anche grazie ad una raccolta di crowdfunding pubblica che ha raccolto circa 4 mila sterline, nasce la sentenza emessa nella giornata di oggi 3 Gennaio 2020 dal giudice Robin Postle che ha scritto:

“Il veganismo etico si qualifica come un credo filosofico, dopo aver soddisfatto diverse prove – tra cui quella di essere degno di rispetto in una società democratica, non incompatibile con la dignità umana e non in conflitto con i diritti fondamentali degli altri.”

Le reazioni a caldo di Casamitjana raccolte dalla BBC, sono di grande soddisfazione: “Sono estremamente contento; sicuramente il veganismo è un credo filosofico e quando guarderete la mia vita e quella di chiunque altro sia un vegano etico, lo vedrete. Questa è una credenza positiva, non una credenza negativa e quindi una credenza positiva è destinata ad essere protetta“.

L’attivista ha spiegato anche che: “Una migliore protezione significa che più vegani saranno in grado di essere più aperti e liberi riguardo le loro convinzioni. Questo non può che essere un bene per i miliardi di animali ancora sfruttati dall’uomo, un ambiente sempre più sfruttato al limite e la salute pubblica”.

Anche l’avvocato italiano Carlo Prisco, esperto in diritto legato alla scelta vegan ha commentato la decisione: “La sentenza è un ottimo inizio. Si tratta di qualcosa che nella costituzione italiana sarebbe già contenuto nell’art. 21. Purtroppo, però, da noi trova facile consenso il richiamo alla religione, di cui all’art. 19 della costituzione, ma scarso o nullo quello all’etica (libertà di manifestazione del pensiero) dell’art. 21. In Italia questa decisione non avrà ripercussioni, mentre ne avrà sicuramente in Inghilterra, in particolare sancendo come l’etica vegana rappresenti l’adesione a una ideologia identificata per la prima volta da una pronuncia giurisdizionale e riconosciuta come autonoma.”

Una protezione dalla discriminazione, quindi, quella sancita dal tribunale inglese che pone un precedente importantissimo e fortemente simbolico, portando al centro dell’attenzione il fatto che la scelta vegana sia un abito di comportamento positivo e che, soprattutto è “degno di rispetto in una società democratica”.