Vegolosi

Paleo diet: spuntano le prime critiche

I discorsi intorno alla paleo diet avevano preso una svolta modaiola nel 2010, quando il New York Times aveva pubblicato un lungo articolo (The New Age Cavemen and the City) su tre ragazzotti newyorchesi, nuovi profeti della dieta degli uomini delle caverne. Il servizio era corredato da fotografie patinate del trio, ritratti in mezzo ad antenati del paleolitico con pelliccia, barbe e capelli lunghi. Il guru del gruppo, John Durant, nel frattempo è diventato una specie di star della sottocultura: ha scritto un libro – The Paleo Manifesto -, tiene conferenze, racconta cosa mangiare e come allenarsi per ritrovare la forza fisica smarrita dopo anni di mouse e ore seduti davanti a uno schermo.
Adesso – quando la paleo diet da pratica avanguardistica è diventata, se non una moda, almeno una certezza all’interno del panorama culinario chic di New York – iniziano a sorgere i primi dubbi sulla sua efficacia e sui suoi benefici per la salute. In un recente articolo apparso sul magazine Mother Jones, lo storico della cucina Michael Pollan, autore di best seller sul cibo e sull’agricoltura, smentisce alcuni punti fermi della dieta che prevede un’alimentazione precedente alla rivoluzione agricola: carne (spesso cruda), pesce, selvaggina, crostacei e frutti di mare, bacche, frutta, frutta secca e radici. Vietatissimi i legumi, i cereali, i formaggi e i cibi industriali. La loro tesi, sviluppata a partire dagli anni ’70 da Loren Cordain (qui trovate il manifesto) ha conquistato centinaia di persone negli Stati Uniti.
Pollan sostiene invece che gli uomini delle caverne non mangiavano affatto cibo crudo, ma preferivano arrostirlo sul fuoco all’aperto e apprezzavano il suo odore molto più di quanto possiamo credere oggi. E ancora lo scrittore ricorda come la carne che possiamo recuperare nei supermercati abbia poco a che fare con quella che gli uomini delle caverne cacciavano. Non solo, perché Pollan mette in crisi anche la crociata anti-cereali della paleo diet: lo storico sostiene che il pane (fatto con farine e lieviti naturali) sia un alimento insostituibile per gli uomini. Nell’articolo di Mother Jones inoltre consiglia di cibarsi di microbi (quelli che si trovano nelle conserve, nei cibi fermentati e nel lievito naturale) e infine smentisce con una semplice tesi l’importanza per l’uomo di consumare alimenti crudi.
Per Pollan, cucinare ci ha permesso di fare un salto evolutivo: intanto perché cibarsi solo di alimenti crudi costringe lo stomaco a lavorare per cinque-sei ore per poterli digerire (guardate cosa succede alle scimmie) a differenza di quello cotto che richiede poco più di un’ora. Il tempo recuperato durante l’evoluzione è stato usato degli esseri umani per dedicarsi ad altre attività. Di recente anche il magazine Time è intervenuto sulla questione, mettendo in luce come molti nutrizionisti sostengano che la dieta del Paleolitico non porti da nessuna parte.
Anche il magazine Scientific American ha dedicato un lungo pezzo allo stile di vita, sostenendo che “l’uomo forte e agile di 30 anni” immaginato dal movimento sia un’invenzione. E ancora che ogni dieta che elimina certi cibi non può essere definita bilanciata. E che non ci sono prove scientifiche che chi pratichi la paleo possa vivere più a lungo e in salute. Ma all’interno della comunità scientifica americana questo tema ha creato delle profonde divisioni: con alcuni nutrizionisti che la definiscono inutile e dannosa e altri che la incensano come fosse la salvezza dell’umanità. Di certo – dopo l’esplosione della macrobiotica, del crudissimo e del fruttarismo – rappresenta una nuova frontiera del marketing fighetto, con tanto di sostenitori vip (Miley Cyrus a Kobe Bryant) armati di fionda e lancia, pronti a cacciare germani e a saltare da un albero all’altro. Magari a Central Park.
da New York – Angelo Paura