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Presidio contro Italcarni: in piazza il 14 gennaio

L’ex “macello degli orrori” alias Italcarni di Ghedi (BS) si prepara a riaprire i battenti con un altro nome. Per questo sabato 14 gennaio a partire dalle 9.00 un presidio organizzato da Fronte Animalista scenderà in piazza prima davanti al comune di Ghedi e poi alla sede di Italcarni per dire no alla rinascita di un luogo balzato agli onori della cronaca per i maltrattamenti e gli abusi che venivano riservati agli animali destinati al macello e per lo scandalo della carne prodotta contenente una carica batterica anche 50 volte superiore al limite di legge.

Una verità che ha fatto indignare stampa nazionale e opinione pubblica e che è in attesa ancora di un verdetto dopo il processo di primo grado ai responsabili che si terrà il prossimo 30 gennaio. Come scrive Il Giornale di Brescia: “La nuova vita del macello risponde alla denominazione A.D.M carni, ma la neo società è di proprietà delle stesse persone di prima, eccezion fatta per Federico Osio, amministratore di Italcarni, che non compare nella nuova compagine dopo essere finito a processo e aver chiesto di patteggiare una condanna a due anni e sei mesi. Nell’elenco soci figurano però Ivonne Cosio (moglie di Osio) e Rina Lazzari (mamma di Osio)”.

Il caso Italcarni

Il macello di Ghedi è finito sotto la lente degli inquirenti nell’ottobre del 2015 in seguito a un esposto dell’Asl di Brescia nel quale si segnalavano presunte macellazioni fuori legge. Il sospetto ha fatto scattare gli approfondimenti e nei capannoni e nei piazzali sono state installate telecamere nascoste.

Scioccante quello che le videocamere hanno mostrato: mucche trascinate con catene, trasportate con un muletto e gettate a terra incapaci di camminare, spinte con la forca o percosse con bastoni.  Maltrattamenti che, secondo la Procura di Brescia e la Guardia Forestale che hanno condotto le indagini, avrebbero contaminato la carne: l’Istituto Zooprofilattico di Torino ha trovato infatti cariche batteriche (tra cui la salmonella) cinquanta volte superiori a quelle consentite dalla legge.

Pare addirittura che molti animali arrivassero ai cancelli di Italcarni già morti da tempo e la loro carne, lavorata come quella di tutti gli altri, arrivasse sui banchi del supermercato e sulle tavole degli italiani grazie al beneplacito di due veterinari della Asl incaricati di monitorare il buon funzionamento dell’azienda.

La stessa Italcarni si era poi dotata di un accurato meccanismo per autocertificare la provenienza e la “salute” della carne poi macellata in modo che le irregolarità perpetrate ai danni di consumatori e animali non venissero a galla.
“Alcune criticità ci sono – ammise l’avvocato di Italcarni Alessandro Asaro -. “Mi riferisco però ai maltrattamenti di animali, che se troveranno un riscontro non potranno che essere puniti. Le altre accuse invece sono tutte da appurare, serve aprire un confronto con la magistratura”.

Serena Porchera

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