Vegolosi

Europa: dall’America importata carne di cavalli torturati. L’inchiesta – Video

Cavalli feriti o malati a cui viene negata l’assistenza veterinaria, assenza di qualsiasi tipo di riparo dal caldo torrido o dal freddo intenso, puledri morti per assideramento poco dopo la nascita: siamo in Argentina, Uruguay e Canada e questi sono i cavalli la cui carne è destinata a essere importata in Europa.

A documentare queste e altre aberrazioni è un’indagine shock condotta da diverse associazioni animaliste europee – tra le quali anche l’italiana Italian Horse Protection Onlus (IHP) – che hanno realizzato i video in collaborazione l’associazione americana Animals’ Angels USA. Una situazione che viene denunciata già dal 2012, ma che – nonostante il lancio di un’iniziativa da parte dei paesi importatori per il miglioramento dei controlli e degli standard – a quanto pare non sembra essere cambiata.

La carne di cavallo proveniente da queste zone è considerata un alimento pregiato, anche per via del “mito” delle praterie sconfinate in cui gli animali possono vagare liberi, sani e forti. I video, però, mostrano una realtà ben diversa fatta di sofferenza, trascuratezza e negligenza, anche se si tratta di situazioni tenute quanto più possibile nascoste. Il calvario per questi animali ha inizio quando vengono venduti all’asta, tenuti ammassati per ore senza cibo né acqua finché l’acquirente di turno non li porta via, su mezzi quasi sempre inadeguati. Da lì, la loro breve vita prima di arrivare al macello non è certo migliore. Come riferisce IHP,

“ferite, zoppie, aborti e malattie anche gravi non ricevono assistenza veterinaria; i cavalli malati possono rimanere in agonia per giorni tra l’indifferenza dello staff prima di morire; per questi animali non esistono ripari dal freddo e dal caldo (entrambi insopportabili in queste zone), e spesso i puledri muoiono letteralmente di freddo poco dopo la nascita, con temperature che in Canada sfiorano i -30 gradi. Qui il terreno è coperto di escrementi, ghiacciati d’inverno e sciolti nel fango d’estate: anche il semplice camminare o stendersi a riposare è fonte di dolore”.

A tutto questo si aggiunge la scarsa tracciabilità delle carni prodotte in questi macelli, dal momento che spesso vengono accettati anche cavalli senza marchiature: non solo un problema dal punto di vista etico, quindi, ma anche rischi concreti per i consumatori.

“IHP  è contraria a ogni forma di sfruttamento dei cavalli e degli altri equidi e alla loro macellazione – dichiarano i portavoce dell’associazione – nell’immediato, ha l’impegno di diffondere in Italia questa cruda verità, soprattutto in un Paese come il nostro in cui il tema della macellazione dei cavalli è particolarmente delicato: il consumo di carne equina, nazionale e non, è alto ed è importante che i consumatori siano consapevoli di ciò che può arrivare nel loro piatto, in termini sia di etica sia di salute”.

Italia: cosa finisce nei nostri piatti?

Il nostro paese, secondo quanto riportato da HIP, è uno tra i maggiori importatori mondiali di carne di cavallo, tanto da ricoprire da solo il 23% dell’interscambio globale. Vero è che l’Italia non importa direttamente dai paesi coinvolti in questa indagine, ma questo non migliora comunque la situazione: a importare carni equine da queste zone ci pensano altri paesi europei, che a loro volta mantengono scambi commerciali con il nostro paese e non si può escludere che parte della carne di cavallo importata e venduta in Italia provenga da queste “fattorie degli orrori”, a cui si deve aggiungere la frode nella tracciabilità delle carni. A questo punto, dopo anni di indagini e di proteste di fronte a situazioni così gravi, le associazioni animaliste coinvolte richiedono di “bandire in tutta Europa l’importazione di carne equina prodotta con la tortura” come dichiara Sonny Richichi, presidente IHP.