Vegolosi

Donald Trump: la caccia, la bistecca e il cambiamento climatico che non c’è

Con 290 grandi elettori contro 218, il repubblicano Donald Trump è il 45° presidente degli Stati Uniti d’America. Una doccia fredda, dal momento che gran parte del mondo dava per certa la vittoria della democratica Hillary Clinton, la prima donna ad essersi mai candidata alle elezioni presidenziali americane. Certo, l’ascesa del nuovo presidente alla Casa Bianca non è stata priva di dissensi, tanto che alcune affermazioni decisamente infelici durante la campagna elettorale gli hanno procurato la nomea di misogino, razzista e xenofobo.

Ma Trump, che nel corso della sua vita non ha perso occasione per far parlare dì sé (nel bene e, molto spesso, nel male) non ha problemi nemmeno a negare pubblicamente l’esistenza dei cambiamenti climatici che affliggono il nostro pianeta già da qualche decennio, considerandoli un “complotto” ordito ai danni dell’economia americana; è un grande sostenitore della caccia oltre che un irriducibile consumatore di carne.

Donald Trump ha alle spalle anche una serie di attività industriali tutte fallite nel giro di pochissimo tempo, tra le quali si annovera anche la “Trump Steaks”, marchio – nato nel 2007 e chiusa in soli due mesi – di bistecche “deluxe” in vendita in tutto il mondo a prezzi altissimi, alla cui pubblicità il neo-presidente americano ha voluto sempre affiancare la propria immagine beffarda e sorridente.

Il sostegno alla caccia

Donald Trump è però anche un fervente sostenitore dell’attività venatoria, tanto da averla addirittura definita “un passatempo non diverso dal golf”. Hanno fatto molto discutere, tra l’altro, le foto che da qualche tempo circolano sul web e che ritraggono i due figli di Trump, Eric e Donald Jr., accanto ai propri “trofei di caccia”: leoni, leopardi, gazzelle, elefanti, salmoni, alligatori (che ricordiamo essere tutti specie protette) ritratti ai piedi dei due uomini sorridenti e visibilmente soddisfatti. E invece di indignarsi di fronte alle gesta dei figli, papà Donald – che ricordiamo essere a favore del possesso di armi da fuoco – li ha addirittura definiti “eccellenti tiratori”. Inutile dire che la reazione dell’opinione pubblica è stata immediata, anche se pare che il tutto sia scivolato addosso a Trump e famiglia senza particolari problemi. Fu Trump, inoltre, a difendere pubblicamente Walter Palmer, il dentista che uccide il leone Cecil.

L’ambiente secondo Trump

Ma il favore alla caccia, forse, è ancora il male minore. Il peggio è senza dubbio è rappresentato dalle idee che il 45° presidente degli Stati Uniti propugna riguardo ai cambiamenti climatici e all’inquinamento atmosferico: se durante la campagna elettorale Hillary Clinton ha fatto della riduzione delle emissioni di gas serra – sulla scia degli obiettivi prefissati da Obama – il proprio cavallo di battaglia, ben diverse si sono rivelate le posizioni di Trump il quale, forse a causa della sua mentalità di industriale, ha più volte negato l’esistenza stessa del riscaldamento globale. Oltre a non ritenere l’inquinamento atmosferico odierno una minaccia per la salute nostra e dell’ambiente, il neo-presidente ha a più riprese promesso, in campagna elettorale, di abolire i provvedimenti presi dall’ormai ex presidente Obama in materia di riduzione delle emissioni come il Clean Power Act, volto a incentivare l’utilizzo di fonti di energia pulita e rinnovabile. Altro obiettivo di Trump è di ritirare quanto prima l’adesione degli Stati Uniti all’accordo di Parigi (2015) per fermare i cambiamenti climatici.

Il disinteresse per gli animali

Anche la fauna selvatica mondiale potrebbe risentire dell’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti e non solo a causa dell’attività venatoria dei rampolli di casa Trump: l’idea di costruire un muro invalicabile al confine meridionale degli Stati Uniti con il Messico (allo scopo di contrastare l’immigrazione illegale) potrebbe rivelarsi deleterio per le specie animali che vivono alla frontiera e che rappresentano un ecosistema delicato mantenuto in piedi dai frequenti e regolari spostamenti tra il nord e il sud del continente. Cattive notizie, infine, anche per gli animali da allevamento: il neo-presidente si è dimostrato apertamente contrario alle norme a tutela del benessere animale, oltre che un convinto difensore degli allevamenti intensivi tanto da volerne a breve vietare le investigazioni interne.

Un’incredibile inversione a U rispetto alle politiche ambientali portate avanti durante il mandato di Barack Obama, che spaventa ancora di più se pensiamo che Trump si dice pronto a ridurre le tasse sulle imprese e a rilanciare industrie “pesanti” come quella petrolifera e siderurgica. Con il nuovo presidente siamo ben lontani, quindi, dai programmi come, per esempio, quello a sostegno di una corretta alimentazione portati avanti da Barack e Michelle Obama e che avevano fatto del primo presidente di colore della storia degli Stati Uniti anche il primo ad essersi realmente e concretamente mobilitato per la salvaguardia dell’ambiente.

 

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