Vegolosi

Dieta vegana, trigliceridi, glicemia, carenze. Allarmismo continuo per nulla

Non è la prima volta, e non sarà nemmeno l’ultima, che sui media generalisti si parla di dieta vegana cercando di segnalarne o di metterne in luce i possibili “pericoli”. Ultimo ma solo in ordine di tempo – ripreso come sempre da altri siti che ne amplificano la portata – è un articolo di Corriere della Sera. La domanda a cui risponde il nutrizionista e psichiatra, esperto di disturbi alimentari, Stefano Erzegovesi è in sostanza la seguente: “La dieta vegana fa alzare trigliceridi e glicemia?”. La risposta che viene fornita è corretta: se la dieta vegana è a base di piatti pronti e solo farine bianche con poca verdura, frutta e legumi, chiaramente sarà sbilanciata e favorirà dei livelli di glicemia e trigliceridi ematici non corretti. Quindi, qual è il problema? Sempre lo stesso: ossia la tendenza ad associare all’alimentazione vegana problematiche che non hanno nulla a che vedere con la scelta vegana in quanto tale, bensì con un’alimentazione scorretta che sia essa vegana, vegetariana, carnivora, paleolitica, spaziale, del vecchio west o quello che volete.

Pane integrale, legumi, pomodoro, olio extravergine d’oliva: un piatto semplice, vegano e perfettamente sano

La comunicazione sulla scelta vegana è sempre allarmistica in Italia e pone le persone costantemente sul “chi vive”: da anni non solo leggiamo titoli come quello recente di Corriere ma anche cose come: “Dieta vegana senza rischi per la salute”, “Diventare vegani senza farsi male”, “Dieta vegana: rischi neurologici per i bebè”, “Dieta vegana è pericolosa per i più piccoli” (e ne citiamo solo alcuni fra il 2022 e il 2023 su Corriere e Repubblica). Questa “aria di allarme” (chiamiamola così scomodando e parafrasando Wittgenstein) è uno dei principali motivi per i quali, dati Eurispes 2023 alla mano, la popolazione vegetariana e vegana in Italia non aumenta da anni: solo il 6,6% della popolazione è vegetariano o vegano e, indovinate, i vegani sono in minoranza estrema con il 2,4%. E come potrebbe essere il contrario? Se è vero che più persone “provano qualcosa di vegetale”(spesso già pronto) nei loro pasti, non c’è modo di smuovere da pregiudizi e paure la maggior parte delle persone che continuano ad essere bombardate da titoli e comunicazioni foriere di dubbi, senza mai essere informate correttamente cosa si cela dietro la scelta di mangiare carne e derivati, soprattutto dal punto di vista ambientale ed etico. Se si facessero sui grandi giornali e in tv tanti articoli e servizi sullo sfruttamento brutale degli animali quanti sugli “allarmi” legati alle carenze vegane, le tavole degli italiani potrebbero cambiare radicalmente.

Pasta integrale con pomodori secchi, yogurt e tahina: un primo piatto gustosissimo, facile e ricco di grassi boni grazie alla tahina e di ferro grazie ai pomodori secchi e il timo.

Il primo punto che va chiarito è che l’alimentazione vegana nasce per prima cosa come risposta filosofica, sociale e politica allo sfruttamento animale e che solo con il tempo si è compreso anche che, se seguita in modo sensato, è anche una delle migliori scelte per la salute perché ricca di tutti i macro e i micronutrienti, fibre, garantendo una varietà di alimenti persino superiore alla scelta onnivora che – complice l’abitudine – è spesso ripetitiva ed escludente alcuni gruppi alimentari (un esempio sono i legumi, così come i semi oleaginosi o la frutta secca). Se la questione è che mangiare solo pasta, pizza rossa, patatine, accompagnando il tutto con bibite gasate e dolcificate, fa alzare la glicemia e i trigliceridi, lo è chiaramente nello stesso modo anche quella onnivora seguita in quel modo ma in più “garantisce” anche il colesterolo (assente nei cibi di origine vegetale). Se si mangia male il corpo sta male, vegani o non vegani.

Polpette di tofu e asparagi: deliziose e ricche di proteine grazie al tofu, lavorazione della soia.

Quindi il tema è chi vince nella gara al “più salubre”? No, il tema è che l’alimentazione vegana viene sempre associata ad un possibile rischio ed inoltre quella “gara”, forse per l’alimentazione classica onnivora sarebbe davvero meglio non disputarla. Così per la carenza di vitamine: b12 e Vitamina D, sempre secondo Corriere, tipiche dell’alimentazione vegana. La carenza di vitamina B12 può essere una questione presente anche nell’alimentazione onnivora, e la vitamina D, secondo gli ultimi rilevamenti, è carente nell’80% della popolazione italiana.

Quindi che sia chiaro: le informazioni fornite nell’articolo non sono scorrette (e ci mancherebbe altro) ma il contesto in cui si muove l’informazione sul tema vegan in Italia è sempre sbilanciato verso un allarmismo ingiustificato e controproducente, non solo per la salute di tutti ora ma anche per quella a lungo termine dato che, lo sappiamo ormai da tempo, la scelta vegana è quella più sostenibile a livello climatico. State tranquilli: mangiare vegan non vi farà alcun male (anzi) se seguirete il buon senso (e magari le nostre ricette) ricordandovi di controllare i valori della B12 e delle Vitamina D per poi integrare il necessario.