Vegolosi

Prescrizione medica per i vegani a scuola, ospedale e mensa nella proposta del Ministero della Salute

Un passo indietro gigantesco sul tema della scelta vegetariana e vegana si trova fra le righe della nuova proposta per le “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica, ospedaliera e assistenziale, ospedaliera pediatrica” che andrebbero, qualora venissero confermate dopo l’iter legislativo e il passaggio dai ministeri, ad aggiornare e sostituire quelle del 2010.

Che cosa dicono le proposte per le nuove linee di indirizzo?

Il testo, diviso in 5 capitoli, ha come obiettivo quello di “favorire l’adozione di abitudini alimentari corrette per la promozione della salute e la prevenzione delle patologie cronico-degenerative, di cui l’alimentazione scorretta è uno dei principali fattori di rischio”. Questo documento risponde “al ruolo occupato dalla ristorazione collettiva nell’attuale organizzazione della società, considerato che rappresenta circa il 50% dell’intero comparto alimentare, ma anche dalle particolari criticità nello stato di nutrizione della popolazione scolastica e dei soggetti ospedalizzati o istituzionalizzati, rappresentate dalla prevalenza di malnutrizione per eccesso e/o per difetto particolarmente elevata”.

Ma dove si trova il passo indietro? Leggiamo dal documento ufficiale: “Le linee di indirizzo sottolineano il ruolo sanitario della ristorazione collettiva che anche dovendo rispettare i gusti e le aspettative degli utenti, ha come scopo il miglioramento primario dello stato di salute della popolazione e l’importanza di far riferimento a modelli alimentari la cui validità sia evidente, respingendo con decisione mode del momento e convinzioni non supportate dalla letteratura scientifica qualificata.”

A che cosa fa riferimento la Commissione che ha redatto questo documento? Viene spiegato a pagina 25 dove se ne parla chiaramente anche se non vengono mai utilizzati in modo esplicito i termini “alimentazione vegana” o “alimentazione vegetariana”. Leggiamo:

“Un altro aspetto emergente -si legge – derivante dai cambiamenti in atto nella popolazione e dall’incremento  progressivo di scelte alimentari, è rappresentata dalla necessità di programmare diete che rispondano alle specifiche esigenze etiche/culturali/religiose di differenti gruppi, e che contemporaneamente siano adeguate dal punto di vista nutrizionale per gli utenti delle mense scolastiche o a soggetti ricoverati in ospedale, e quindi potenzialmente a rischio di malnutrizione. E’ difficile – si legge sempre nel documento – distinguere le sopracitate e giustificate esigenze etiche/culturali/religiose da mode e derive ortoressiche. Il modello alimentare mediterraneo è universalmente riconosciuto valido per mantenere e raggiungere un buono stato di salute e prevenire le malattie croniche non trasmissibili per ogni persona, di qualsiasi condizione sociale ed età. Modelli alimentari che escludono determinati alimenti e, in alcuni casi, addirittura gruppi alimentari, rischiano, soprattutto in soggetti più fragili (bambini, anziani, malati), di non assicurare un apporto corretto o un’adeguata biodisponibilità di alcuni  nutrienti e sono di più difficile gestione per assicurare un adeguato apporto di energia e nutrienti. Le linee guida anche più favorevoli a questi modelli suggeriscono infatti la necessità di supplementazione di alcuni micronutrienti (ad es. vit. B12) e di monitorare costantemente lo stato di nutrizione (valutazione delle ingesta, di indici bioumorali e di crescita staturo-ponderale) al fine di prevenire l’instaurarsi di uno stato di malnutrizione soprattutto quando le richieste di nutrienti aumentano, sia in termini quantitativi che qualitativi, come avviene nei pazienti affetti da patologie acute/cataboliche.”

Insomma

“Le diete di esclusione (in cui siano assenti singoli alimenti o interi gruppi alimentari) devono essere fatte unicamente sulla base di indicazioni specifiche ed a seguito di un percorso diagnostico ad hoc, validato e documentato da prescrizione medica.

Ecco il punto dolente, quindi: oltre a definire le scelte vegetariane e vegane come “diete di esclusione”, le nuove linee si discosterebbero completamente da quelle del 2010 e dalle successive integrazioni fornite nel 2016, quando lo stesso Ministero della Salute spiegava che nelle scuole: “Le richieste di sostituzioni per motivi etici, religiosi o culturali non richiedono certificazione medica ma la sola richiesta dei genitori”.

Ma cosa succede?

Ecco dunque che torna con forza l’idea che alimentazione vegetariana e vegana possano essere prese in considerazione solamente nel momento in cui esista una conferma da parte di un medico che ne certifichi la possibilità.
Che cosa è cambiato rispetto al 2016? Quali sono le evidenze scientifiche che avrebbero fatto cambiare idea alla commissione che ha elaborato il testo? Nessuna.

Anche il presidente della LAV, Gianluca Felicetti è intervenuto sul tema, mettendo in luce un altro aspetto decisamente strano della vicenda ossia “l’autogol sugli effetti ambientali di questa controffensiva anti vegani e vegetariani: queste nuove Linee Guida dovranno essere emanate in attuazione del Decreto Legislativo 50 del 2016 per concorrere anche alla difesa dell’ambiente e al sostegno della green economy. Chiediamo che il Ministro dell’Ambiente Costa, che dovrà co firmare il Decreto attuativo, intervenga a difesa di quanto organismi internazionali come IPCC e FAO affermano da tempo e cioè che il contrasto ai cambiamenti climatici passa anche dal nostro piatto attraverso la preferenza bilanciata agli alimenti vegetali, meno impattanti e più salutari.”

Va ricordato che ora l’iter che porterebbe ad una attuazione delle linee guida prevede anche la firma, per divenire decreto ministeriale, del Ministro della Salute, Roberto Speranza ma anche necessariamente del Ministro dell’Ambiente Sergio Costa e della Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova. Di nuovo Felicetti, ai microfoni di Vegolosi.it, ha spiegato che questo documento “seguendo il buon senso e non essendo sopraggiunte novità scientifiche di sorta sul tema di eventuali danni alla salute dovuti alla scelta 100% vegetale, porterebbe il Ministero a dovrebbe cambiare completamente rotta rispetto al 2016, senza un evidente motivo”. E’ interessante notare come il documento sia stato firmato da una commissione che vede fra i suoi membri anche lo stesso dottor Giuseppe Plutino che firmò la nota integrativa datata 2016 e che escludeva, come detto sopra, la necessità di verifiche mediche per chi sceglie vegan a scuola, negli ospedali oppure nelle mense istituzionali.