Vegolosi

Brescia, orrori nel maxi-allevamento di maiali: denunciato

Maiali con ferite aperte, mangiatoie piene di feci e urina, gabbie sovraffollate e infestazioni di blatte, topi e vermi. Ecco alcune delle tragiche situazioni in cui versano gli animali di un maxi-allevamento della provincia di Brescia, documentate in un’investigazione di Animal Equality in collaborazione con il programma tv Eden.
Gli attivisti si sono trovati di fronte condizioni igienico-sanitarie a dir poco allarmanti, con suini abbandonati morti o in fin di vita, animali sotto stress con ferite autoinflitte e ambienti sporchi e ad alto rischio infettivo.

Particolarmente agghiacciante è la noncuranza degli operatori, o addirittura la deliberata violenza esercitata contro gli animali: nel video, ad esempio, si può vedere come un maiale è lasciato agonizzante in un corridoio per giorni, senza acqua né cibo, inondato con un getto d’acqua e infine trascinato sul cemento attraverso una catena legata ad una zampa.

Immagini che cozzano con l’idea di eccellenza e qualità di cui si vanta la zona del Bresciano (il “prodotto” finito viene infatti marchiato come DOP), che alleva 1,5 milioni di maiali ogni anno a scopo alimentare, ma allo stesso tempo combatte contro un alto tasso di inquinamento e di sversamento di liquami legati proprio all’allevamento intensivo.

Gli orrori in onda in prima serata

All’investigazione ha partecipato anche la giornalista Roberta Spinelli, inviata di Eden – Un pianeta da salvare, un programma di Licia Colò trasmessa su La7 il sabato sera. Milioni di persone hanno quindi avuto la possibilità di vedere le immagini con i loro occhi, e quindi di mettere in discussione l’attuale sistema di allevamento che si cela dietro la filiera di questi prodotti che, va ricordato, sono tutelati dall’Unione Europea.

Le condizioni svelate dall’indagine di Animal Equality comunque sono assolutamente illegali e inaccettabili, anche perché violano le 5 libertà individuate dal Brambell Report (1965) per la tutela del cosiddetto “benessere animale”:

  1. Libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione;
  2. Libertà dai disagi ambientali;
  3. Libertà dalle malattie e dalle ferite;
  4. Libertà di poter manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche;
  5. Libertà dalla paura e dallo stress.

L’analisi di uno degli attivisti dell’associazione ha inoltre sottolineato come anche la gestione dei liquami dello stabilimento di Brescia sia fuori norma e passibile di denuncia.

Un appello alle istituzioni

Oltre all’esposto presentato alla Procura di Brescia, Animal Equality ha anche lanciato una petizione rivolta al Ministro della Salute e al Presidente del Consiglio affinché le autorità pubbliche si impegnino maggiormente nei controlli agli allevamenti.

“Le istituzioni devono assumersi la responsabilità di rispondere in modo adeguato”, afferma Alice Trombetta, Direttrice Esecutiva di Animal Equality Italia. “Bisogna cambiare il modo in cui vengono effettuati i controlli, renderli a sorpresa, garantendo un monitoraggio reale e costante di questi impianti produttivi. Inoltre, non possiamo più voltare la testa di fronte alle sofferenze a cui costringiamo animali, esseri senzienti e portatori di diritti, costantemente violati e maltrattati dietro le porte chiuse di questi allevamenti altamente inquinanti e spesso beneficiari di fondi pubblici che vengono direttamente dalle tasche dei cittadini. Servono più controlli, e servono ora”.

Una questione sempre più urgente che la politica non può più permettersi di ignorare, anche alla luce delle recenti affermazioni del Primo Ministro Draghi in materia di sostenibilità ambientale, crisi climatica e pandemia, tre temi strettamente connessi agli allevamenti intensivi.

Foto in apertura: Animal Equality